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TESTO Commento su Lc 1,39-45

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IV Domenica di Avvento (Anno C) (23/12/2012)

Vangelo: Lc 1,39-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,39-45

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Dopo l'annuncio dell'angelo, Maria va a trovare e a servire la cugina incinta. Elisabetta la chiama "Madre del mio Signore" e Maria risponde con il cantico del Magnificat, un inno che affaccia sul suo cuore. Sentendosi unita a Maria, la Chiesa continua a cantare il Magnificat. La visita di Maria a Elisabetta è la gioia dell'incontro, ostacolato e sospirato, tra lo sposo e la sposa: Elisabetta è gravida di attesa, Maria porta l'Atteso. Nel loro è l'abbraccio tra la promessa e il compimento. Maria va da Elisabetta "in fretta", mossa da gioia e premura perché porta l'impossibile di cui l'uomo ha bisogno. Elisabetta e Maria sono parenti; lo sono anche i bambini che portano in grembo: uomo e Dio sono della stessa carne. Noi siamo parenti di Dio.

Nei giorni in cui il libro più letto è quello di papa Benedetto sull'infanzia di Gesù, tornano anche le sue parole a commento del Vangelo di Luca che mostra quest'arca vivente, Maria, in viaggio verso la montagna per raggiungere in fretta la casa di Zaccaria e di Elisabetta.

"Mi sembra importante sottolineare l'espressione ‘in frettà: le cose di Dio meritano fretta, anzi le uniche cose del mondo che meritano fretta sono proprio quelle di Dio, che hanno la vera urgenza per la nostra vita. Allora Maria entra in questa casa di Zaccaria e di Elisabetta, ma non entra sola. Vi entra portando in grembo il figlio, che è Dio stesso fatto uomo. Certamente c'era attesa di lei e del suo aiuto in quella casa, ma questa attesa rimanda a un'altra, più profonda. Zaccaria, Elisabetta e il piccolo Giovanni Battista sono, infatti, il simbolo di tutti i giusti d'Israele, il cui cuore, ricco di speranza, attende la venuta del Messia salvatore. Ed è lo Spirito Santo ad aprire gli occhi di Elisabetta e a farle riconoscere in Maria la vera arca dell'alleanza, la Madre di Dio, che viene a visitarla".

"Il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo", lo stesso termine per descrivere la danza del Re Davide davanti all'arca santa tornata finalmente in patria. Giovanni Battista nel grembo della madre danza davanti all'arca dell'Alleanza, come Davide; e riconosce Maria come la nuova arca dell'alleanza, davanti alla quale il cuore esulta di gioia. Davvero Maria è causa nostrae laetitiae, l'arca nella quale realmente il Salvatore è presente tra di noi.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

 

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