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Paolo Curtaz  

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I Domenica di Avvento (Anno C) (02/12/2012)

Vangelo: Lc 21,25-28.34-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 21,25-28.34-36

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

34State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; 35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Sono le immagini in tempo reale che scuotono nel profondo. Quelle che la rete manda in giro da giorni, soprattutto quelle non filtrate, insostenibili per la loro crudezza.

Come quella che stamani, prima di iniziare la giornata, mi ha colpito in pieno volto leggendo i giornali internazionali on-line.

Una foto che inquadra un cumulo di macerie, ciò che resta di una casa sbriciolata da un razzo, da cui spunta per intero la testa di un bambino di sette, otto anni, il volto indurito nell'ultimo sguardo di paura.
Danni collaterali, li chiamano.

E tutti a spiegare la necessità dell'intervento, l'inevitabilità di tali danni, e tutti che si schierano, discutono, si accusano... L'azione scatenata nella striscia di Gaza è solo uno dei tanti conflitti presenti al mondo, più vicino al cuore di chi ama la terra che vide nascere il Nazareno.

Che oggi avrebbe il volto di quel piccolo cadavere sepolto dalle macerie a causa di una delle tante folli guerre che continuiamo a combattere.
Così, oggi, inizia un ennesimo avvento.

Natali e sangue
A che è servita la presenza di Cristo?

A che serve iniziare un ennesimo avvento, prepararci a celebrare un Natale sempre meno cristiano, cercare di scuoterci dalla crisi economica e di valori che ci ha travolti? A che serve ridire e ribadire, scrutare e pregare se l'impressione che abbiamo è quella di una morte infinita?

È Luca che ci viene in soccorso, nel mesto inizio di questo cammino.
Per scuoterci, per incoraggiarci.

Le immagini che usa, tratte da un vocabolario preciso, chiamato apocalittico, dalle tinte forti e tremende affermano, al contrario, una realtà più dolce e serena, descrivono il dissolvimento degli astri.

Nulla a che vedere con profezie Maia o amenità del genere, né con la temuta fine del mondo descritta da qualche film di serie B.

Luca descrive il dissolvimento della creazione ripercorrendo a ritroso il racconto della Genesi. Se, ai primordi, Dio aveva tolto dal caos il creato per dargli ordine e misura, Luca, ora, descrive il passaggio dall'ordine al caos.
Esattamente ciò che stiamo vivendo.

E lo fa per fare un'affermazione forte, di speranza, di gioia: alzando lo sguardo possiamo vedere venire il Cristo che ricompone il Creato.

Paure

Non viviamo tempi facili, lo scoraggiamento è alle stelle, la violenza pure.

Tra finanziarie, lavori saltuari e una dilagante povertà, tra affetti frantumati e paure di amare rischiamo di crollare e di arrenderci. La paura e l'apatia a volte inquinano le nostre vite e le nostre comunità: sembra prevalere il forte e l'arrogante, ci sentiamo come pesci fuor d'acqua.

E Gesù (tenero!) ci dice: quando accade tutto questo, alzate lo sguardo.

Le fatiche e le prove della vita, sembra dirci il Signore, sono lì apposta per farci crescere, possono diventare un trampolino di lancio, devono aiutarci a conoscere il senso segreto delle cose, il mistero nascosto nei secoli.

Come il grano caduto in terra feconda la terra, così l'Avvento feconda la nostra vita per sbocciare a Natale in una festa di luce.

Pericoli

Ma occorre vigilare, ammonisce Gesù nel Vangelo di oggi. Le dissipazioni, le ubriachezze e gli affanni della vita possono impedirci di vedere, impedirci di vivere.

Le dissipazioni: in un mondo in cui siamo costretti alla frenesia, ritrovare un ritmo di interiorità richiede una forza di carattere notevole. Perché non approfittare di questi giorni per riprendere un quotidiano ritmo di preghiera?

Le ubriachezze: il nostro mondo ci invita a fare esperienza di tutto, a osare, a sperimentare. E alla fine ci ritroviamo a pezzi. Attenti, amici, a non cadere nell'inganno che le sirene del nichilismo ci propongono: abbiamo bisogno di unità, non di frantumazione. E questa scelta compiamola non in rispetto ad una ipotetica scelta morale, ma nella consapevolezza che Dio solo conosce la verità dell'essere.

Gli affanni della vita che esistono e non possiamo eliminare ma solo controllare mettendo al centro la ricerca di Dio e del mio vero io.

Tenaci

No, il mondo non sta precipitando nel caos, come dicevano domenica scorsa, ma fra le braccia di Dio. Lo credo, lo vivo con fatica, combatto per costruire spazi di Regno nel caos, occasioni di luce nelle tenebre, ordine in me e dove vivo.

La preghiera e la meditazione della Parola, quella stessa Parola che creò dal nulla le cose che sono, ancora ricreano l'oggi di Dio.

Possiamo farcela, Dio ci sostiene, buon percorso di conversione al Natale.

Clicca qui per guardare il video del commento di Paolo Curtaz per la stessa domenica

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