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TESTO Commento su Luca 21,25-28.34-36

Omelie.org - autori vari  

I Domenica di Avvento (Anno C) (02/12/2012)

Vangelo: Lc 21,25-28.34-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

34State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; 35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di Mauro Manganozzi

Comincia un nuovo anno liturgico, "anno della divina grazia", segno di un ciclo completo durante il quale il mistero di Cristo viene ripresentato e rivissuto. Per questo il Principio è identico alla Fine, perché Cristo Signore è l'Alfa e l'Omega. L'anno si chiude con la solennità di Cristo Re che insiste sulla Gloria finale del Signore e puntualmente lo stesso argomento viene ripreso nella prima domenica di Avvento dell'anno successivo: ciclo A, domenica 34a, la Venuta finale col Giudizio (Mt 25), ciclo B 1a di Avvento, la Venuta finale (Mc 13,33-37); ciclo B domenica 34a, la Venuta del Re eterno (Gv 18,33-37), ciclo C 1a di Avvento, la Venuta finale (Lc 21,25-28.34-36); ciclo C domenica 34a la Venuta del Re crocifisso (Lc 23,35-43), ciclo A 1a di Avvento, la Venuta finale (Mt 24,37-44).

Il tempo dell'Avvento è particolarmente vissuto sotto il segno della venuta del Signore: della prima "venuta storica", che inaugura il tempo della salvezza, e della seconda "venuta escatologica", che ne sarà il compimento. Tra la prima e la seconda si colloca la vita della Chiesa che celebra l'unico mistero di Cristo, celebra nell'oggi la sua "venuta", la sua costante manifestazione come Salvatore, raccordando quella storica e quella finale. Una volta il Verbo è venuto e si è fatto carne dando compimento all'attesa d'Israele, oggi il Verbo viene come sacramento universale di salvezza nella Chiesa, nell'Eucarestia, nella Parola letta e pregata alla luce dello Spirito e alla fine verrà Pastore e giudice (cf. Mt 25).

Sarebbe riduttivo parlare dell'Avvento solamente come periodo di attesa del Natale, perché il tema dell'andare incontro al Signore, che si fa prossimo all'uomo, è una delle questioni principali della fede cristiana. Il cammino cristiano è tutto rivolto a saper cogliere la novità di Dio e per questo è necessario saper vivere "attendendo". Occorre saper vigilare, come più volte Gesù ricorda nelle parabole, perché il Signore arriva come un ladro di notte o come un Signore che ritorna per vedere che fine hanno fatto i suoi beni affidati ai servi. Il tema dell'Avvento rimette l'attenzione su una questione di stile, su una costante della vita cristiana.

Anche perché attendere è faticoso e si può facilmente rischiare di "abbassare la guardia" cioè la qualità della vita di fede, fino a non far emergere più con chiarezza quella "differenza cristiana" che il mondo attende da coloro che si ispirano alla "buona notizia" di Gesù Cristo.

Bisogna dunque andare incontro al Signore, muoversi verso di lui, rinnovando l'atteggiamento di ascolto e di fiducia, riaccendendo l'entusiasmo della carità.

In particolare la prima domenica d'Avvento dell'anno C invita a rinnovare la fede, cioè la fiducia nel compimento delle promesse di Dio, attraverso il testo di Geremia 33,14-16; la prima Tessalonicesi 3, 12-42 insiste invece sulla carità che deve "crescere e sovrabbondare" in tutti i credenti; nel vangelo di Luca 21, 25-28.34-36 la speranza viene presentata come la virtù che bisogna sempre nutrire anche di fronte a eventi catastrofici e contraddittori: "Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina". Sicuramente le virtù teologali hanno la forza di guidare alle cose ultime e di segnare il passo nei momenti particolarmente difficili.

Leggendo l'Apocalisse del vangelo di Luca bisogna non correre il rischio della storicizzazione, le catastrofi descritte non coincidono con la fine del mondo, non vogliono individuare il momento preciso in cui essa avverrà. Non bisogna nemmeno nutrire nessun cinismo, nessuna fuga dalle difficoltà e dai dolori della realtà per rifugiarsi in una visione spiritualista e ingenuamente ottimista. Vigilare vuol dire lottare contro l'angoscia (v. 25), non cadere nello smarrimento (v. 25), non perdere il cammino, non essere spiazzati dagli eventi. Vuol dire trovale la forza e il coraggio necessari per impedire alla paura di paralizzarci e di condurci alla morte (v. 26). La vigilanza impedisce l'appesantimento del cuore (v. 34). Chiaramente l'invito di Gesù induce a verificare la frequenza e la qualità della nostra preghiera, perché alla preghiera è connessa la fede e la qualità della vita.

 

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