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TESTO Commento su Primo Re 17,10-16; Salmo 145/146; Ebrei 9,24-28; Marco 12,38-44.

Monastero Domenicano Matris Domini  

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (11/11/2012)

Vangelo: 1Re 17,10-16; Sal 145/146; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44. Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 12,38-44

38Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Collocazione del brano
Saltato il brano in cui Gesù ragionava sul Cristo figlio e Signore di Davide, la liturgia domenicale ci propone le sue parole di biasimo nei confronti degli scribi e l'esempio della povera vedova che getta due monete nel tesoro del tempio. Domenica prossima leggeremo un brano del discorso escatologico del capitolo 13, un argomento intonato alla fine dell'anno liturgico.
Lectio
38 Diceva loro nel suo insegnamento: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.
Gesù continua il suo insegnamento all'interno del tempio di Gerusalemme. In questo brano egli mette in guardia i suoi ascoltatori dagli scribi. Costoro erano incaricati di leggere e interpretare la Legge di Mosè, venivano chiamati infatti anche dottori della legge, e diversi di loro facevano parte del Sinedrio, cioè l'organo amministrativo più importante del popolo di Gerusalemme, che aveva ancora una grande autorità, nonostante la dominazione romana. Sappiamo che fu appunto il Sinedrio a condannare Gesù, e che quindi gli scribi, insieme agli anziani, furono i principali responsabili della sua morte. Alcuni scribi poi, ma non tutti, facevano parte della setta dei farisei, i quali cercavano di osservare in modo preciso la Legge di Mosè. Ecco perché gli scribi e i farisei sono spesso associati nei Vangeli.
Gli scribi dunque avevano l'incarico di guidare il popolo nella ricerca della volontà di Dio e nell'applicazione della Legge. Gesù però li critica aspramente accusandoli di non cercare altro che il riconoscimento degli uomini. Egli li raffigura con poche pennellate efficaci. Passeggiano in lunghe vesti: la veste lunga caratterizzava le persone benestanti o comunque coloro che non facevano lavori manuali. La lunghezza della veste può anche far ricordare le frange, delle decorazioni che proprio gli scribi applicavano ai loro mantelli come segno distintivo della loro dignità (cf. Mt 23,4).
Gli scribi amavano poi essere riconosciuti, salutati e riveriti nelle piazze, sedere nei posti di onore in sinagoga, ma anche negli inviti a pranzo. In tutto egli li indica come uomini piuttosto mondani e superficiali. Non si sa se tutti gli scribi si comportassero in questo modo, sembra però si tratti di uno stile comune, legato alla posizione molto importante che gli scribi avevano all'interno del popolo di Israele.
40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa".
Gesù non risparmia gli scribi ricordando anche le loro malefatte. Le vedove erano tra le persone più vulnerabili all'interno del popolo di Israele. Probabilmente con il pretesto di sostenere la causa delle vedove gli scribi ne approfittavano chiedendo lauti onorari. Ancora Gesù li accusa di farsi vedere impegnati in lunghe preghiere, non per amore di Dio, ma ancora per avere la lode della gente. Il suo giudizio è senza pietà: riceveranno una condanna più severa, perché hanno fatto della religione uno strumento per arricchirsi e per avere riconoscimenti umani. Invece di essere a servizio dei loro fratelli, indicando loro la via dell'ascolto di Dio, si sono serviti della loro posizione per avere vantaggi materiali. Forse sotto queste parole ci sono delle critiche anche ai cristiani della comunità di Marco. La cura delle vedove era una delle attività principali della comunità primitiva. Può darsi che qualcuno ne approfittasse.
41 Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte.
Il brano di Vangelo continua con un'altra scena che però ha alcuni elementi in comune con il testo precedente. Gesù si trova davanti alle casse in cui si raccoglievano le offerte obbligatorie e libere per la manutenzione del tempio. Vi era un rituale preciso per compiere queste offerte: il donatore consegnava il suo dono al sacerdote incaricato. Costui contava l'ammontare dell'importo e la validità del denaro utilizzato e lo proclamava ad alta voce. Questo dava adito a gesti di grande ostentazione (come quella degli scribi del brano precedente).
42 Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
La povera vedova in Israele e nel NT è il simbolo per eccellenza della derelizione e della completa mancanza di mezzi. Poiché ella stessa ha diritto ad essere aiutata, il suo dono anche se scarso è sorprendente. Le due monetine sembrano testimoniare la totalità del dono, non ha tenuto per sé nemmeno una moneta! Il fatto che Marco debba dire che due monetine fanno un soldo, significa che i suoi interlocutori non conoscevano più la monetazione del tempio di Israele. Il fatto poi che la vedova getti due monetine sembra suggerire che avrebbe potuto trattenerne una, invece le dona entrambe, dona tutto.
43 Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: "In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.
Gesù fa di questo gesto della vedova un'occasione di insegnamento per i suoi discepoli. Egli li
chiama a sé e introduce con Amen (in verità io vi dico) il suo insegnamento. Il momento è solenne.
La vedova ha gettato più di tutti gli altri. Il riferimento al brano precedente è forte. La vedova, rappresentante delle vedove che gli scribi avevano depredato, diventa modello di gratuità e di dono. Diviene l'esempio del vero discepolo, della vera persona religiosa, il perfetto contrario degli scribi.
44 Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere".
Gesù dunque critica anche coloro che per finta virtù di religione davano i soldi al tempio. Infatti la loro era solo ostentazione e non una condivisione dei propri beni. La povera vedova invece viene lodata poiché rinuncia a quel poco che aveva per vivere a vantaggio del tempio, del culto al Signore, con piena fiducia nella Sua provvidenza. Ella dona tutta la sua vita per il Signore.
Meditatio
- In quali situazioni io mi sono ritrovato simile agli scribi criticati da Gesù?
- Quale dovrebbe essere l'atteggiamento dei maestri della Parola di Dio?
- Che cosa sto gettando io nel tesoro del tempio, a favore di Dio?
Orazione colletta della 32a domenica del Tempo Ordinario
O Dio, Padre degli orfani e delle vedove, rifugio agli stranieri, giustizia agli oppressi, sostieni la speranza del povero che confida nel tuo amore, perché mai venga a mancare la libertà e il pane che tu provvedi, e tutti impariamo a donare sull'esempio di colui che ha donato se stesso, Gesù Cristo nostro Signore. Egli è Dio...

 

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