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don Cristiano Mauri  

2a domenica Tempo di Avvento (anno C) (25/11/2012)

Vangelo: Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Preparazione e Compimento. Attraverso la Cura, la Fedeltà, la Pazienza.
E' la risonanza della Parola di oggi. Da Essa emerge il cosiddetto «disegno di Dio», con la sua grandezza, la sua universalità, la sua storicità. Quell'impeto di bene, quell'intenzionalità salvifica, quel relazionarsi nella forma dell'amore "in pura perdita di sè. Rompe gli argini delle parole di Isaia, di Paolo, di Marco e ti raggiunge per raccontarsi ancora una volta come il "Principio Attivo" della storia e nella storia.
Il «disegno di Dio». Beninteso, non si confonda con quella caricatura che ne facciamo quando lo descriviamo come una sorta di immenso copione teatrale in cui Dio ha stabilito inderogabilmente la trama e le parti nella storia degli uomini. Di stabilito per Dio, c'è solo la Sua volontà di Bene per ogni uomo, di ogni tempo e luogo. Questo, a leggere bene, sgorga copioso dalle pagine della Scrittura.

Paolo lo cita direttamente, Isaia ne traccia l'orizzonte universale, il Battista lo annuncia nel compimento definitivo prossimo. Un accadere sorprendente, che percorre vie inattese e modi inconsueti, che si realizza misteriosamente ma efficacemente. Un'opera che non si esaurisce in un fatto puntuale ma si distende lungo la storia, diventando a tutto gli effetti una "storia di salvezza", e che, in questo distendersi, chiama in causa la libertà dell'uomo non solo in quanto oggetto della cura di Dio, ma in quanto soggetto del suo realizzarsi. Paolo, Isaia, Giovanni contemplano e narrano lo svolgersi graduale del «disegno di Dio» come parti in causa e come collaboratori diretti dell'opera divina.

E risuonano quelle parole: preparazione, compimento, cura, fedeltà, pazienza. Sono le caratteristiche di ogni lavoro ben fatto, per la verità. Nell'agire di Dio questi caratteri sono però portati all'estremo, a una misura che, pur realizzandosi nella storia, la trascende. Così infatti appare e risuona l'opera di Dio nella sua intenzione di Bene verso la storia umana. Un Dio che cura. Prepara il terreno, crea le condizioni, guida e sostiene, conduce a compimento. Un Dio che pazienta. Sa attendere e dare tempo alle cose di maturare e accadere e alla libertà degli uomini di disporsi, senza forzature, a servirLo. Un Dio fedele. Ostinato nel Suo mantener la parola, perseverante nel proposito fatto, irremovibile sulla promessa fatta.
Perfetta preparazione e pieno compimento, attraverso un'infinita cura, in un'eterna fedeltà, con incrollabile pazienza.

Da questo modo di agire e di essere, Giovanni, Paolo e il Profeta si son sentiti interpellati. Hanno maturato al consapevolezza che Dio chiede collaborazione all'uomo in questo disegno. Hanno approfondito la conoscenza della Sua intenzione di Bene, accogliendo la rivelazione della parte che toccava a loro affinché l'intenzione diventasse Storia; guardandosi bene dal mettersi al posto di Dio ma preoccupandosi di non demandare a Lui la responsabilità loro propria. Si sono consegnati alla Cura, Pazienza e Fedeltà assumendole come forma del loro stesso operare, orientando così la vita nella medesima direzione di Colui che li aveva chiamati. Hanno lasciato che il Primato di Dio e del Suo operare si affermasse sulla loro esistenza e hanno desiderato, lavorando in prima persona, che si realizzasse su tutta l'umanità. Così la loro vita si è compiuta, pur tra le tribolazioni, dentro l'agio dell'agire buono di Dio, liberi dalla preoccupazione di sè e del doversi salvare, per la certezza che «nemmeno un capello del loro capo sarebbe andato perduto».

L'irrompere del «disegno di Dio» con le sue risonanze interiori interpella ogni uomo al modo di Giovanni, Paolo e Isaia. La chiamata è dunque anzitutto al riconoscimento e alla conoscenza di quell'intenzione di Bene; e poi all'accettazione del Primato dell'agire di Dio nella storia, nella forma di una collaborazione effettiva al Suo operare. Come per i tre grandi personaggi a cui abbian fatto riferimento, anche per ogni credente tutto questo significherà il compiersi di un'esistenza carica di significato, colma di valore, libera dall'inquietudine circa il proprio destino.

«Tutta teoria questa. Un sacco di balle e basta. Continuate a riempirvi la bocca di discorsi così. Il vostro parlare da cattolici impegnati, le riflessioni di voi preti col piglio spiritual-teologico, i vostri documenti ecclesiali... Parole alte, talmente alte da essere "altre" rispetto alla concretezza dell'esistenza. Sono solo teorie. La vita è fatta di ben altro. Con tutti i pensieri, le preoccupazioni, le difficoltà, le paure, i problemi... Provate voi ad aver l'ansia che ho io e poi vediamo se mi fate ancora ‘sti discorsi».

Oh sì. Hai ragione.
La vita di chi vive perennemente in un'oscura cappa d'ansia rischia di essere fatta di ben altro che del realizzarsi del «disegno di Dio».
Hai veramente ragione.

 

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