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TESTO Commento su Apocalisse 10,8-9.11

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Venerdì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (23/11/2012)

Brano biblico: Ap 10,8-9.11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Va', prendi il libro aperto dalla mano dell'angelo... Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele... Devi profetizzare ancora su molti popoli...

Ap 10,8-9.11
Come vivere questa Parola?
Dopo il sesto sigillo e la sesta tromba la sequenza delle descrizioni viene interrotta per raccontare delle visioni intermedie che preparano alla settima serie. Innanzitutto, il veggente è riportato a Patmos, reinserito nella realtà terrena: risuona la voce dal cielo, per bocca di un angelo descritto negli ornamenti di Dio, del Gesù trasfigurato, della visione iniziale del figlio dell'uomo all'inizio delle visioni (cf Ap 1).
L'angelo misterioso, potente e immenso, che abbraccia la terra e il mare, scende dal cielo con un piccolo rotolo. Il rotolo che il veggente dovrà mangiare! Che in bocca gli sarà dolce come il miele, ma nello stomaco ne sentirà tutta l'amarezza. Perché il rotolo contiene sì delle notizie piacevoli della vittoria dei fedeli, ma anche delle notizie amare del disastro che incombe sul mondo. E questo il veggente ~ missionario deve annunciare ai popoli, alle nazioni, ai re,... a tutti: ... non c'è più tempo! Quando infatti suonerà la settima tromba, allora il mistero di Dio, tutto il mistero di Dio annunciato dai profeti, sarà compiuto (cf 10,6-7)!
È il mistero di Dio quindi che sta entrando nella nostra vita. Per non sentire l'amarezza viscerale perché non abbiamo riconosciuto il suo passaggio, bisogna dunque sgombrare ogni angolo del nostro essere: la bocca, il cuore, la mente. Siamo infatti il tempio di Dio ~ deve essere casa di preghiera e non un covo di malviventi (cf Lc 19,45-48). Gesù che dal tempio di Gerusalemme scaccio i venditori ipocriti della grazia, in quello stesso luogo insegnò come vivere e come pregare. Vi annunciava il Vangelo: il tempo è compiuto e il Signore è in mezzo a noi. Il popolo "pendeva dalle sue labbra nell'ascoltarlo": quelle parole docili alle orecchie e dolci in bocca, smuoveranno anche le viscere alla felicità, alla lode, all'impegno che solo da una casa purificata può diffondersi tra i popoli e le nazioni.
Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, più del miele per la mia bocca... Apro anelante la mia bocca, perché ho sete dei tuoi comandi.(dal Salmo responsoriale 119[118],103.131)
Un proverbio:
«Una buona parola è come il miele: dolce per l'anima, medicina per il corpo».

 

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