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TESTO Commento su Baruc 5, 1-9; Salmo 125; Filippesi 1,4-6.8-11; Luca 3, 1-6

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II Domenica di Avvento (Anno C) (09/12/2012)

Vangelo: Bar 5, 1-9; Sal 125; Fil 1,4-6.8-11; Lc 3, 1-6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,1-6

1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

5Ogni burrone sarà riempito,

ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte

e quelle impervie, spianate.

6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Il tempo di avvento è un tempo di aspettativa, l'aspettativa del Signore.
L'aspettativa delle Sacre Scritture si definisce nella Gioia.
Il credente non si limita ad attendere, attitudine che dalla nostra esperienza potremmo ritenere passiva ed anche noiosa, ma gioisce nell'attesa, come per una persona cara, non vede l'ora che venga il momento dell'incontro: è Giovanni Battista che percorre il deserto in preda a un fuoco interiore che gli fa spianare le strade della salvezza; è la Gerusalemme del profeta Baruc, che vede i suoi figli, partiti nel dolore, ritornare nella gioia esultanti per il ricordo di Dio, perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria; è Paolo che scrive ai fratelli di Filippi dalla sua prigione e il cui primo pensiero è sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia; è il salmista del Salmo 125, Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia, talmente intriso della gioia del Signore da farne la parola centrale del Salmo, che ricorre in ciascuna delle quattro strofe.
Tutte le letture di oggi sono ispirate al sentimento di gioia che pervade il fedele e che si riassume nel contatto con il Signore.
Dunque, la Scrittura ci comunica il senso dell'Avvento come aspettativa gioiosa, e non semplice attesa, ove l'incontro tanto sperato si realizza per la nostra tradizione nella festa della nascita del Cristo, a Natale.
Per Giovanni Battista, l'incontro è però con Gesù già uomo, che ne viene battezzato ed inizierà il suo battesimo e la sua predicazione subito dopo quella di Giovanni. Strana figura questa del primo santo della nostra Chiesa, un tizio cinto di uno straccio che si aggira nel deserto, gridando, nutrendosi di locuste e miele selvatico, stando a quanto ci riferiscono gli evangelisti. Un mangiatore di locuste animato però dalla gioia del Signore, che lo rende infaticabile, che lo rende la voce di Lui, che lo mette in cammino per annunciare l'Avvento del Dio fatto uomo che sconvolgerà di lì a poco la storia della salvezza, aprendola ad ogni uomo e non più solo ad un popolo di eletti.
Nell'iconografia classica San Giovanni Battista è raffigurato con il dito indice che punta verso un altrove, come uno addita qualcun altro a cui ha fatto strada, Colui che deve crescere mentre il messaggero deve diminuire, secondo l'espressione di Giovanni evangelista.
Da dove deriva la gioia e l'ardore del Battista? Luca ci dà un'indicazione molto precisa di questa fonte: Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare (...) la Parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.
Luca contestualizza il momento e il luogo della manifestazione della parola di Dio nell'uomo Giovanni. E non è certo un caso se Giovanni Battista, secondo cugino di Gesù e suo coetaneo, irrompe come figura cardine della storia della salvezza, a cavallo fra l'Antico e il Nuovo Testamento, proprio in quell'anno e in quel luogo, e non prima. In sostanza, ci fa capire l'evangelista, Giovanni è voce perché ha ricevuto la Parola, evento concreto, situabile nel tempo e nello spazio. La grandezza di Giovanni Battista è aver saputo accogliere la Parola nel suo foro interno e propalarla al di fuori di sé, gridarla nel deserto perché si operasse la conversione di molti.
Questo rimane per noi il massimo esempio del Battista: dobbiamo chiederci se riusciamo almeno talvolta ad essere strumento attivo della Parola, con fierezza e con gioia.
Ancora da Baruc viene l'invocazione Sorgi, o Gerusalemme, sta' in piedi sull'altura e guarda verso oriente.
Nella Bibbia la Chiesa (il popolo) rispetto al Signore è paragonata in molti passi ad un fidanzato che anela la visione dell'amata, che scruta dall'altura il suo avvento, ad una sposa che attende con impazienza il marito e canta le sue lodi.
Nell'impegno di CPM, siamo sicuri di trasmettere ai fidanzati il senso di gioia dell'attesa che deve nutrire il loro percorso verso il matrimonio cristiano? Non indulgiamo piuttosto nel sottolineare le difficoltà, nel prefigurare un percorso ad ostacoli, nel lamentare quella che crediamo essere poca preparazione religiosa o, addirittura, poca fede?
Nel migliore dei casi, siamo solo poveri strumenti della Parola.
CPM Pisa

 

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