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TESTO Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto

Riccardo Ripoli  

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Martedì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (20/11/2012)

Vangelo: Lc 19,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Gli ospedali sono pieni di persone che si sentono male e che cercano nei medici l'aiuto per guarire. Anche chi sa di avere una malattia incurabile si affidano alle cure dei dottori attaccandosi alla speranza bassissima di poter guarire con tutte le loro forze. I sani che troviamo negli ospedali sono coloro che sono in visita ai pazienti, ma nulla vogliono avere a che fare con medicine ed operazioni.

Le chiese sono piene di peccatori, di persone che sanno di aver sbagliato molte cose nella loro vita e chiedono il perdono di Dio. Molti di loro sanno che l'uomo non avrebbe pietà, loro stessi si giudicano malvagi e cattivi, ma tutti si attaccano alla certezza del perdono se chiesto con il cuore, con la voglia di riscatto, con il desiderio, laddove possibile, di rimediare e fare del bene al prossimo in contrapposizione al male che hanno fatto. In chiesa troviamo anche chi non pensa di essere un peccatore, di non aver sbagliato nulla nella vita, di aver sempre seguito gli insegnamenti di Gesù ed essere perciò in pace con terra e cielo.

I sani che troviamo negli ospedali non sanno però quale malattia stanno covando, non si curano se sono portatori sani di qualche infezione, non fanno prevenzione e prima o poi saranno probabilmente loro stessi a riempire quei letti d'ospedale.

Nelle chiese coloro che ritengono di non essere peccatori sono i primi ad esserlo certamente perché già hanno al loro attivo una grande superbia. Peccatori lo siamo tutti, ma chi lo riconosce e fa di tutto per rimediare ai propri errori è già sulla strada del perdono, quelle persone invece che non vedono i propri errori si allontanano dal Signore e si avviano verso il peccato.

Nella medicina c'è la speranza di guarire, ma non potrà mai esserci la certezza. Nessuna operazione, nemmeno una semplice appendicite, sarà sicura al cento per cento.

Rifugiarsi nel Signore invece da la certezza del perdono. Anche se tutti vi giudicheranno, vi bandiranno dalle loro case, terranno i figli lontano da voi additandovi come malfattori e delinquenti, Gesù sarà al vostro fianco, entrerà a casa vostra per ascoltare le vostre richieste, accettare le vostre scuse, apprezzare i vostri propositi e darvi sostegno nel vostro cammino verso un cambiamento di vita.

La medicina vi guarisce dopo operazioni e dolori e non vi da la certezza di una guarigione.

Dio vi guarisce dai peccati prima del vostro cammino dandovi fiducia e sarà vicino a voi anche se vacillerete o ricadrete nei vostri torti.

Ci sono però anche coloro che restano fuori dagli ospedali, che hanno paura di guardare i malati perché si immedesimano nelle loro sofferenze, che non si recano dal medico per il terrore che scopra qualche malattia e "tirano a campare". Ma prima o poi anche loro dovranno fare i conti con qualche malattia e, che piaccia o meno, saranno costretti a rivolgersi a qualche medico.

Parimenti ci sono persone che restano fuori dalla chiesa, che rifiutano Gesù, che si ostinano a non guardarsi dentro, a non riflettere sulla loro vita. Ma prima o poi dovranno fare i conti con i loro peccati, con una vita che non ha senso, con il dolore insanabile dall'uomo per la perdita di una persona cara ed allora, che piaccia o meno, volgeranno il loro sguardo verso l'alto, verso Cristo che li accoglierà a braccia aperte, quelle braccia inchiodate sulla croce sempre aperte per accogliere tutti i peccatori di questa terra, tutti noi.

Quando un bambino o un ragazzo arrivano in affidamento in una famiglia sono smarriti, impauriti, si sentono sporchi e colpevoli di tutto, certi che nessuno li voglia e mettono in atto meccanismi di autodifesa per evitare di sentirsi abbandonati ancora ed ancora. Sembra che siano ribellioni, ma sono grida di aiuto, richieste di affetto, messe alla prova. Alcuni hanno fatto cose orribili, ma solo perché ne hanno subite altrettante e chiedono solo amore, quel sentimento che noi tutti siamo chiamati a dare loro, così come lo cerchiamo in Gesù quando siamo noi a sentirci nel peccato.

 

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