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TESTO La generosità di dare tutto

don Roberto Rossi  

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (11/11/2012)

Vangelo: Mc 12,38-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 12,38-44

38Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Il miracolo alla vedova di Zarepta mette in risalto la fiducia di Elia e della vedova. Nonostante tutte le difficoltà e la persecuzione, Elia ha fiducia nella parola di Dio e conserva la sua fede sino alla fine; e anche la vedova ubbidisce fidandosi della parola del profeta Elia. Come la vedova del vangelo, la donna di Zarepta dà prova di una grande generosità. La generosità perfetta non consiste nel dare molto o poco, ma nel dare tutto.

Nel vangelo abbiamo un giudizio negativo e poi uno positivo. Il primo si riferisce agli scribi. Non tutti erano così, ma molti erano «completamente fuori strada». Non sono quindi maestri di cui fidarsi; e lo sono meno ancora nel loro modo di vivere. Per questo Gesù, con­tinuando il suo insegnamento, dice: «Guardatevi dagli scribi!», e subito ne spiega il motivo.

Alla base della loro vita non c'è l'amore: non amano il prossimo come se stessi e quindi non amano Dio. La società che essi vogliono è sullo stile dei regni di questo mondo, una società classista, in cui do­mina l'ingiustizia: divorano i beni delle vedove, contro la pa­rola di Dio che dice: «Difendete le vedove»; il loro modo di vivere la religione (pregare a lungo) nasconde le lo­ro brame: primi posti, saluti, denaro. Anche nel vestito vo­gliono mettere la distanza tra sé e gli altri. E Gesù denuncia il loro agire, come contrario al Regno: "Riceveranno una condanna assai più dura". Vivere in quel modo non porta a salvezza.

Poi un giudizio positivo. Gesù si aggirava nel tempio. C' è stato quasi sempre un continuo discutere con chi cercava di coglierlo in fallo. La sua parola però è sempre stata per noi un vero insegnamento. Gesù non solo ci ha insegnato con verità la via di Dio, ma ci ha pure aiutato a penetrare sempre di più nel mistero della sua persona, e persino a guar­dare oltre la storia.

Ora sembra solo, seduto davanti alla sala del tesoro, cioè davanti alla sua parete esterna che dava nell'atrio delle don­ne, dove c'erano tre cassette a forma di trombette capovol­te, in cui i fedeli depositavano le loro offerte.

Gesù osservava. Il testo introduce un come che può esse­re tanto significativo. La minuta descrizione della vedova fa capire che il suo modo di gettare è diverso, non solo perché vi getta di meno, ma perché non lo fa come gli altri. Forse ha vergogna. Essa non è come i ricchi che possono fare bella mostra di sé, facendosi vedere generosi. Essa ha poco, trop­po poco; soltanto due monetine di rame: non può dare che due monetine. Eppure è quella che ha dato di più.

Probabilmente solo Gesù se ne è accorto, ed eccolo chia­mare i suoi discepoli. E' la quarta volta che li chiama per aiutarli a riflettere, per educarli a una vera se­quela anche sul modo di giudicare la gente.

Se per caso i discepoli si sono meravigliati di quello che davano i ricchi, ora debbono ricredersi. La parola di Gesù è oltremodo incisiva. C'è radicale opposizione tra quello che loro avanzava e tutto il suo sostentamento. Quello che è in­dispensabile per vivere è molto, anche se è poco; vale di più di quello che avanza agli altri. Gesù giudica il valore del do­no a partire dalla situazione del donatore. A Gesù non inte­ressa il dono ma chi lo dà; ed è la persona che dà valore al suo dono. Quella povera vedova quel giorno volle condivi­dere tutto quel che aveva; ha voluto che il suo poco fosse dono per gli altri, per Dio. Ha fatto un salto nel buio, si è disfatta anche di ciò che poteva creare una piccola sicurezza umana, la sicurezza del concreto domani. Lo ha fatto per affidarsi totalmente a Dio e per condividere il suo bene con gli altri. Essa ha davvero in sé l'amore di Dio e del prossimo. Nel Vangelo non vi è altrove una descrizione più bella del­la fede e dell'amore, né un'esigenza più dura per essere Chie­sa. Questa vedova, sconosciuta dal mondo, è l'immagine del vero credente, del discepolo di Cristo.

 

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