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TESTO O tutto o niente

Gaetano Salvati

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (11/11/2012)

Vangelo: Mc 12,38-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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38Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Oggi la Parola ci fa ritrovare la figura mite della vedova, la creatura ferita di una mancanza e, per questo, pronta a gesti di assoluta disponibilità verso Dio e il prossimo.

Nella prima lettura, una vedova rappresenta la speranza del profeta Elia, il quale tormentato da una orribile carestia e perseguitato nella sua patria, trova rifugio nella casa della donna (1Re 17,15).

Una vedova richiama l'ammirazione del Maestro. Ella non ha offerto molto, il superfluo, come "tanti ricchi" (Mc 12,41), ma tutto ciò che aveva per vivere (v.44). Nel gesto della "povera" (v.43) donna, il Signore identifica la propria missione. Egli, infatti, generosamente, ha donato la Sua vita per salvarci: non ha offerto solo una parte di sé; bensì tutto il Suo corpo nel sacrificio della croce. La Sua donazione, totale, gratuita, non condizionata da nessuno, ha reso la natura umana, altrimenti destinata all'oblio del peccato, adatta a partecipare alla vita divina; infine, ha riconciliato il nostro mondo con quello divino: nel Suo sangue siamo convocati per divenire famiglia umana di Dio. Il medesimo dinamismo d'amore che arde nel cuore di Cristo e della vedova, deve animare anche il nostro cuore. Infatti, il Maestro afferma che per entrare "nel santuario non fatto da mani d'uomo" (Eb 9,24) è necessario intraprendere la via del dono della propria vita. Non si tratta di rinunciare a tutto, fino a rimanere in una povertà fatta di solitudine e nostalgia del passato; ma comprendere che donarsi è riconoscersi vedovi, morti ad ogni paura, ai timori del corso degli eventi, e confidare in Colui che riempie la vita, che dà la certezza di avere Tutto. Altra incomprensione può riguardare il modo di amare: l'Amore non è un sentimento da esternare in alcune circostanze; al contrario, è l'atteggiamento che conferma il progetto della nostra esistenza, la manifestazione al vicino del dialogo incessante con una Persona: amare è conversare con Dio. Dunque, per testimoniare quest'Amore, che vince la morte e qualsiasi disperazione, bisogna essere aperti all'iniziativa di Dio nella nostra vita; ciò significa amare fino in fondo tutti i fratelli, e cercare di riconoscere in questi la presenza silenziosa di Cristo. Ritorna ora la necessità di essere vedovi: a noi il Maestro chiede la rinuncia (la morte) dell'egoismo e l'esaltazione (lo spazio) dell'Altro nell'intimo del prossimo. Amen.

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