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TESTO E' bello restare con il Signore, ma....

padre Gian Franco Scarpitta  

II Domenica di Quaresima (Anno C) (07/03/2004)

Vangelo: Lc 9,28-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,28-36

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

La Quaresima è tempo di conversione. Ma come abbiamo più volte ripetuto nei nostri interventi, non si deve intendere con questo termine il solo sforzo da parte nostra di giungere fino a Dio. Occorre infatti tener presente che qualsiasi programma di salvezza ha Dio come protagonista primario e pertanto la conversione si può dare innanzitutto perché è Lui che per primo ci chiama in causa, invitandoci ad uscire da noi stessi per poter abbracciare i suoi sentieri. Se guardiamo alla prima Lettura, Abramo viene ricompensato dal Signore diventando capostipite di un'intera moltitudine di popoli, e questo sottolinea che la possibilità per cui noi ci si converta ci viene data per dono; vale a dire: in modo gratuito Dio nei suoi infiniti progetti di amore intende ricondurci a sé, sicché non dipende in primo luogo da noi la conversione ma da Lui.

Il tempo di Quaresima è occasione propizia per considerare tutto questo; ma è anche il tempo nel quale noi si è invitati ad far sì che Dio realizzi il suddetto disegno su di noi, cioè a lasciare che Lui ci trasformi. In altre parole questo è il periodo nel quale, una volta compresa la gratuità del dono divino, ci si dispone a collaborare lasciandoci convertire e optando a nostra volta per una revisione di vita che conduca a un ripensamento della nostra mentalità e finalmente ad una reimpostazione delle nostre scelte e delle nostre azioni quotidiane in vista del bene. Non basta infatti che Dio voglia cambiare la tua vita al meglio, ma occorre che anche tu glielo permetta e collabori con la sua volontà salvifica.

Questo è quanto si mostra assai palese e degno di nota nella pagina evangelica odierna. Consideriamo infatti innanzitutto il luogo sul quale avvengono gli avvenimenti che si narrano: il monte, che più tardi la tradizione identificherà con il Tabor; tutte le volte che nella Scrittura si parla di monti e montagne si fa' sempre riferimento al divino nonché ad un messaggio che proviene da Dio, e anche in questo caso avviene che nello splendore delle vesti candide Dio manifesta la propria gloria nel proprio Figlio Gesù Cristo mentre Pietro, Giacomo e Giovanni osservano attoniti la scena. Per meglio spiegarci, sta succedendo che Gesù abbandona in quel momento l'aspetto di immediatezza e di umanità con il quale si era rivelato loro tutti i giorni per manifestarsi quale egli effettivamente era, cioè Dio fatto uomo, prefigurato anzitempo dalla Legge e dai Profeti (Mosè ed Elia); ciò non può che affascinare gli apostoli astanti che "non sapevano che cosa dicevano" per la paura, eppure mentre parlavano si rivolgevano proprio a Lui, a Gesù, il che vuol dire che più che di timore si trattava di gioia ed entusiasmo e che quindi essi erano contenti di "restare lassù" e fare tre tende – attenzione!- non per loro stessi, ma per lo stesso Gesù, Mosè ed Elia; cioè di dormire anche all'addiaccio pur di contemplare la gloria maestra.

Se infatti facciamo un'altra considerazione, il fatto sta avvenendo nello stesso periodo in cui Gesù con tutti gli apostoli si reca a Gerusalemme, luogo nel quale il Signore subirà l'estremo supplizio per la salvezza dell'umanità; e allora ecco che all'attenzione di questi tre esterrefatti uomini tutto quanto si spiega: il loro Maestro è il Figlio di Dio, ora trasfigurato quale Signore glorioso dell'universo e imperatore del mondo che per il riscatto dell'umanità si sta avviando verso la morte di croce e questo non può che recare gioia ed entusiasmo. Ma non solo. Recherà nel loro cuore anche la necessità a collaborare con il loro Signore affinché tale evento salvifico si realizzi; insomma parteciperanno alla missione salvifica di Cristo soprattutto perché hanno ora capito chi Lui è veramente e quali intenzioni Lui nutre verso tutti gli uomini. In un certo qual modo si sono allora convertiti, nel duplice senso che hanno compreso l'amore di Dio nei loro riguardi (in Cristo trasfigurato) e che ad esso sono disposti a collaborare.

E' proprio vero. E' bello stare con il Signore tutte le volte che si sperimenta la Sua compagnia e si comprende la grandezza del suo disegno di amore; si vorrebbe restare sempre con Lui dimentichi di ogni cosa relativamente ai problemi della vita di tutti i giorni, alle ansie e alle lotte continue.... Tutto si vorrebbe trascurare pur di trastullarci in quella ineffabile presenza. Personalmente questo mi capita nella peculiare esperienza della settimana di Esercizi Spirituali Ignaziani, che tutti gli anni intraprendo inizialmente con l'ossessione sgomenta al pensiero di ciò che mi attenderà al rientro nelle attività pastorali e con il desiderio finale di non tornare più presso la mia chiesa per intrattenermi ancora in meditazione e in contemplazione della Parola di Dio... Appunto perché è bello stare con il Signore e a chiunque si trovi oberato dal lavoro e dalle ansie della vita quotidiana non può che recare sollievo una parentesi di allontanamento dal mondo per restare esclusivamente in Sua compagnia, magari attraverso alcuni giorni di intensa spiritualità.

E' bello ma non è sufficiente. Gli stessi apostoli non saranno assecondati e discenderanno dal monte, perché quanto si è assimilato si deve testimoniare agli altri attraverso le opere di evangelizzazione, ma soprattutto attraverso la carità effettiva: quando si intraprende il cammino di conversione esso non sarà mai tale infatti se non apporterà i dovuti "frutti degli di penitenza" cioè le opere che dimostrano quale realtà effettiva che noi ci siamo convertiti.

Il mondo pagano e miscredente attende questa evidenza: nessuno si convincerà mai dei nostri discorsi teologici e spirituali intorno alla Quaresima fintanto che non vedrà la Quaresima vissuta ed è per questo che il tempo liturgico che ci sta interessando è anche un periodo di grossa responsabilità...



LA PAROLA SI FA' VITA
-Spunti per la riflessione-

--Raccontiamoci a vicenda tutte le esperienze nelle quali abbiamo sperimentato l'amore di Dio.

--E raccontiamoci anche le nostre reazioni immediate a tali esperienze e a siffatto amore divino....

--Ho occasione di fare esperienze di ritiro spirituale? Come vivo tali circostanze?

--Premesso che mi sono convinto dell'amore di Dio nei miei confronti e voglio aderirvi, in che modo potrei concretamente testimoniarlo agli altri?

 

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