PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Valzer divino

don Cristiano Mauri  

()

Vangelo: Mc 16,14b-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Come un valzer.
1-2-3, 1-2-3, 1-...
Tre mosse, sempre quelle, si ripetono seguendo lo schema.

Niente di rigido però, anzi. La struttura e la musica sostengono la scioltezza, la grazia, la fantasia di chi balla. Sulle terzine si ricama, si accelera e rallenta, si ruota e si va dritti, si percorre, volendo, tutto lo spazio della sala, senza vincoli se non l'1-2-3. Si balla in coppia, ovviamente.

Nel portare il Vangelo Lui "guida", e noi dietro.

La prima mossa è un passo incerto. Meno male che non siamo noi a dover guidare. L'incredulità dei discepoli non è certo un buon avvio. Per fortuna la presa di Gesù è decisa, la spinta vigorosa e la scossa efficace. Il rimprovero agli Undici titubanti fa un certo effetto. Che i co-protagonisti della danza siano così fragili e insicuri che garanzie di riuscita potrà mai dare? E' paradossale questa fragilità. Il compito è duro ma il tirocinio è stato serio e il Maestro eccezionale. Possibile che il baco originale del dubbio e dell'incredulità non siano stati debellati? Pare di no. La Pasqua non ha sconfitto la necessità di giocare la fede e di giocarsi nell'affidamento, carichi della propria fragilità. D'altronde è più bello così. La danza è la Sua. La forza che deve manifestarsi, pure. Ben venga la debolezza della fede. Ben venga il fatto che persino per i "portatori della fede" essa rimanga un deposito fragile che domanda la conferma e il sostegno di un Altro. Una grazia - forse - il fatto che nessuno possa dire di "possedere definitivamente la fede". La consapevolezza della propria fragilità costringe a lasciare che la danza sia condotta da Lui. La presunzione di farsi maestri del proprio Maestro per i discepoli è sempre dietro l'angolo.

La seconda mossa ha la forza di un esplosione. "Andate e proclamate". Una comunità in frantumi, si dovrebbe dire. Sparsi, seppure accomunanti dall'unica missione. Si va per il Suo mandato e solo su Sua iniziativa. Nessuno "si fa" apostolo. Si va perché Lui lo dice e si va a far quel che Lui dice. Una missione debole e forte, a dire il vero. Debole come coloro che vi saranno coinvolti. Debole come la loro parola. Forte come un grido. Perché la missione è anzitutto un proclama. Certo, un proclama a voce chiara e forte, qualcosa che abbia il tono del bandire, di una dichiarazione precisa e definitiva, un'affermazione inequivocabile e decisa. Ma pure sempre una parola. Umana, poi. Perché quella divina - la Parola - è presente in essa, ma in forma velata. Benché dica la Parola di Dio, la voce degli inviati è sempre voce umana, su volto d'uomo. Una Parola che ha la pretesa di raggiungere tutti e di comprendere in sé ogni elemento creato; una Parola che osa essere onnicomprensiva e destinata ad interpretare ogni elemento dell'esistenza. Ma nascosta in una parola d'uomo. Per la verità, che sia un uomo con tutta la sua persona ad annunciarLa, da una parte aiuta a coglierLa come Parola "per l'uomo", ma nel contempo resta uno scandalo. Che fine fa l'autorevolezza? Una Parola per quanto forte possa essere, parola rimane. Che ne sarà di Lei una volta proclamata? Come la intenderanno? Che uso ne faranno? Occorrerà difenderLa forse? E se la dovessero strumentalizzare, anche involontariamente? Basterà metterla per iscritto o anche in quel caso sarà manipolabile?

Domande legittime e paure giustificate. Ma la missione deve rimanere un annuncio, non altro, solamente un annuncio. Essa deve indicare la presenza della Paternità buona all'opera nella storia, null'altro che questo. Sarà fatta di opere e parole, ma non può essere se non annuncio. Senza troppe garanzie, né sicurezze. Così chi ha solo da annunciare, può permettersi di attraversare la storia viaggiando leggero, senza fardelli, né orpelli, né ingombri inutili. C'è solo da andare e annunciare. Basta un uomo, così com'è. Il Regno - l'onnipotente paternità amorosa di Dio - opera già, potentemente seppure misteriosamente. Non c'è nulla da realizzare, da costruire, da stabilire. Il resto intralcia e la danza si farebbe pesante.

Il terzo movimento è un'indugio, un'attesa. Lo spazio che si deve offrire a chi, spettatore della danza, deve decidere il da farsi: ballo o non ballo? C'è una libertà sottintesa al Vangelo della missione ed è quella che necessariamente va offerta a chi ascolta il proclama. Nella chiusura di Marco non si parla degli esiti della missione, quasi non fossero determinanti. E' parte integrante della logica dell'annuncio: si suscita un ascolto, si lascia la libertà, si attende una eventuale risposta ma poi si va. Lo scopo della missione è l'annuncio non la caccia ai proseliti. Il "frutto" dell'invio dev'essere il raggiungimento di ogni uomo, il resto è nelle mani della libertà personale e dell'opera del Maestro Interiore. Non è la logica della Pasqua il proselitismo. La Croce di Gesù è un'offerta di amore incommensurabile che resta a disposizione senza soverchiare la libertà, eliminando la possibilità del rifiuto. La missione della Chiesa deve essere così. Esposta alla libertà, esposta al rifiuto. La coercizione non salva. Soffoca. L'annuncio libero e gratuito suscita la volontà e prepara all'amore.

L'indugio è di un attimo, la danza riparte.

Daccapo si riprende. E il primo passo, sempre, è la propria incredulità.
Missione di increduli.
Valzer divino.

 

Ricerca avanzata  (53953 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: