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don Giovanni Berti

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (21/10/2012)

Vangelo: Mc 10,35-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,35-45

35Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

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Qualche giorno fa ho incontrato un ragazzo che mi ha raccontato di una esperienza molto forte che lo ha segnato: il cammino di Santiago.

Lui si definisce credente ma non praticante, e dicendolo quasi si scusava con me, come se avesse vergogna di dirlo ad un prete. Mi ha colpito il racconto che lui ha fatto di questo pellegrinaggio a piedi durato circa un mese e mezzo e che lo ha portato da Verona a Santiago di Compostela, luogo che fin dal medioevo è meta di milioni di pellegrini, che intraprendono un viaggio che è fisico e spirituale insieme.

Questo giovane di 27 anni mi ha descritto la fatica del lungo viaggio fatto in solitaria, reso ancora più difficoltoso dalle condizioni meteorologiche non amiche e anche da problemi fisici che appesantivano ancora di più il cammino. Eppure, nonostante tutto questo, conserva il ricordo di una esperienza spirituale profondissima, avendo toccato fino in fondo la propria fragilità umana e insieme la pace interiore che, secondo lui, solo da Dio poteva venirgli.

Posso dire che questa sua esperienza ha toccato anche me, e mi ha fatto capire ancora di più la pagina del Vangelo di questa domenica.

Qui i discepoli Giovanni e Giacomo, manifestano tutta la loro incapacità di capire veramente cosa significa stare con Gesù. Per loro, stare dalla parte di Gesù Messia significa gloria e potere. Gesù invece li riporta alla realtà della sua esperienza. Stare con lui è scendere da ogni possibile piedistallo e sicurezza che noi o altri ci possono mettere, e iniziare un cammino di abbassamento che porta al servizio, al dare la vita e persino a perdere la vita (il calice da bere è la sofferenza e il battesimo di cui parla Gesù è il suo martirio sulla croce).

Stare con Gesù non è salire in alto, ma scendere in basso. Ma proprio in questo scendere fino dove siamo più fragili e fin dove l'umanità è fragile e debole, proprio li incontriamo Dio.

I discepoli forse pensano che la sofferenza e la fatica siano solamente un passaggio magari evitabile per incontrare Dio e realizzare se stessi. Gesù invece dice che proprio in quel cammino di abbassamento nel servizio e nel dono ci sono l'incontro con il Signore e la gloria della propria vita.

Penso che sia proprio in questo il segreto di un cammino di pellegrinaggio come quello verso Santiago compiuto dal mio giovane amico. Lui ha incontrato Dio ancor prima di arrivare nella bellissima e gloriosa Basilica di Santiago. Lo ha incontrato lungo la strada, nelle piccolezze e limiti del proprio corpo e nei numerosi incontri e dialoghi di coloro che si affiancavano a lui di tanto in tanto nello stesso cammino, carichi anch'essi di limiti e fatiche.

Il desiderio dei due fratelli figli di Zebedeo è anche il nostro, perché credo che tutti cerchiamo la salvezza della nostra vita e magari il posto giusto accanto a Dio. Gesù con le parole e con l'esempio lo insegna chiaramente ai suoi discepoli di allora, e questo suo insegnamento giunge anche a noi oggi: non ottenere la gloria umana, non la ricchezza e il potere... ma ricercare e mettersi al servizio gli uni degli altri, in una condivisione di fatiche, fragilità e piccolezze che ci accomunano tutti, anche se tentiamo spesso di mascherare e nascondere. È camminando verso il basso, nel servizio reciproco che possiamo salire molto in alto e trovare il posto giusto accanto a Gesù.

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