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don Cristiano Mauri  

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Vangelo: Mt 20,1-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Vorrei alla fine della mia vita trovarmi nei panni di uno di quelli chiamati all'ultima ora. "Eccolo lì, il lazzarone": minimo sforzo, massima resa.

Sì mi piacerebbe proprio essere tra quelli che han lavorato meno. No, non per pigrizia, via. Ma perché così avrei ben pochi meriti da esibire e altrettante pretese da accampare. Eviterei facilmente il rischio di arrivare davanti a Lui col petto gonfio d'orgoglio per il lavoro svolto. "Noi che abbiamo sopportato il peso del caldo e della giornata...". Che fortuna sarebbe non avere nemmeno la possibilità di dirlo. Un pericolo in meno: l'orgoglio stretto nei ranghi.

Che poi l'orgoglio in uno che a fine giornata non ha ancora trovato da lavorare chissà che fine potrà fare? E in simili condizioni che risultati potrà mai ottenere? D'altronde, pure le mie capacità non dovevano in effetti essere granché, se nessuno ancora mi aveva scelto. Ecco, vorrei arrivarci così: con l'orgoglio sotto i piedi. Di più: vorrei pure aver lavorato discretamente male, con poco entusiasmo e avendo prodotto poco o nulla.

Mi immagino lì in fila ad aspettare, mentre subisco gli scherni non solo di chi ha lavorato tutto il giorno, ma pure dei colleghi del turno dell'ultima ora, che a differenza di me qualcosa di buono han fatto: "Guarda quell'incapace, ha pure il coraggio di mettersi in fila... Non ha combinato nulla, non sa lavorare, non ha forza, non ha resistenza alla fatica... Noi, anche solo per un'ora, però abbiamo prodotto quel poco...". Sì, vorrei arrivare alla fine senza aver fatto concluso alcunché, avendo sprecato anche delle risorse, avendo tradito la fiducia, avendo vissuto come un fallito, sentendomi giudicato e condannato dall'opinione comune e magari dalla mia coscienza. Che le "buone opere" per le quali sono stato creato io avrei pure provato a compierle, ma... un disastro! Non m'è riuscito nulla.

E me ne starei davanti a Lui ad attendere con sguardo curioso. Sì, curioso. Già curiosa è quella chiamata all'ultima ora. Sapeva chi ero, sì lo intuiva perché i padroni dei campi col tempo si fanno l'occhio, riconoscono subito chi vale e chi no. Fuori dagli schemi ‘sto padrone. E ora che è la resa dei conti cosa potrebbe combinare d'altro? Guarderei ironicamente gli altri così presi a discutere della giusta paga. Non si sono accorti della fortuna d'essere stati chiamati, della grazia di avere un padrone così. Li vedrei andar via col soldo in tasca, masticando rabbia: "Con questo mai più, non ci frega più!". Penserei invece che mettere i piedi nel suo campo in fondo è già stato un premio, una vera fortuna. "Questo, mi dissi, o è tonto o è tanto buono". In quel momento sarei ansioso di vedere cosa saprebbe inventare la sua bontà. Penso che saprei vedere, sì, sarei davvero pronto a vederLo. Ci avrebbero pensato le mie miserie a ripulire il mio sguardo, i miei occhi non sarebbero più malati perché quando non si ha nulla tra le mani, quando non si è riusciti a produrre o a conquistare niente, non c'è nulla da "tenere sott'occhio" e si può vedere bene volgendo lo sguardo altrove. Gli invidiosi - e gli orgogliosi - sono infatti chiamati così: "occhi malati"; sono coloro che vedono male, coloro che vedono "attraverso" il male. La mia pochezza mi permetterebbe di guardare bene e vedrei, sparita la folla degli invidiosi, restare lì con me tutti gli altri, in fila a prendere ciò che ci spetta: il buon ladrone, i pubblicani, le prostitute, i traditori, gli incapaci, gli infedeli. Tutti a mani vuote ma con nel cuore una domanda grande non più di un granellino di senapa: "Permesso, si può entrare?". E udir quella risposta: "Venite, accomodatevi e prendete parte alla gioia del vostro padrone".

E San Paolo laggiù in fondo sorriderebbe e sussurrerebbe una volta di più: "Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere perché nessuno possa vantarsene.

Ah, se non si è capito, il campo è lo stesso in cui c'è seppellito il tesoro, quello dell'altra parabola.

A volersi guadagnare a tutti i costi la ricompensa, si rischia di farselo sfuggire, il tesoro.

 

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