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TESTO Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé

Riccardo Ripoli  

S. Francesco d'Assisi, patrono d'Italia (04/10/2012)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 11,25-30

25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

I genitori accolgono in casa un figlio. Sia esso naturale, adottivo o in affidamento ed hanno principalmente due importanti compiti da svolgere nei suoi confronti, insegnare e inviare. Non solo i genitori, anche tutti coloro che per periodi abbastanza lunghi incrociano la loro vita con quella di bambini e ragazzi, professori, allenatori, parenti di ogni ordine e grado, sacerdoti.

Insegnare è richiamare l'attenzione del bambino, mostrargli come funziona il mondo, a partire dalle cose più elementari quando è piccolo, sino ad arrivare alla gestione dello studio, dei rapporti con gli altri, mostrando le lusinghe del mondo esterno, insegnandogli a destreggiarsi tra ostacoli e problemi.

Inviare è lasciarlo libero di librarsi in volo fuori casa, di crearsi una famiglia, trovare un lavoro, frequentare gli amici, educare un figlio. Non è lasciarlo al suo destino, è molto di più. E' aiutarlo a scegliere, consigliarlo sul suo futuro. Ma inviarlo è qualcosa di più, è chiedergli la possibilità di portare nel mondo gli ideali ed i principi che gli sono stati trasmessi, è educare altri a fare bene, è annunciare che un mondo buono è possibile.

Quante aspettative ha un genitore quando gli nasce un figlio, quando lo accoglie in adozione o in affidamento. Vede in lui l'erede, colui in grado di rivoluzionare il mondo portando i nostri ideali nel mondo. Con il crescere del bambino alcune aspettative si rafforzano, altre diventano speranze e pian piano si prenderà coscienza della realtà, amando ogni giorno di più quel ragazzo che sta crescendo, cambiando, maturando.

Che orgoglio quando piccolino risponde al telefono le prime volte facendoci da "baby segretario", che gioia quando camminando per la strada mano nella mano le persone ti sorridono per la dolcezza di quel quadretto, che sensazione quando prende i tuoi modi di fare e di dire e qualcuno, magari anche scherzando, ti dice "sembra te". E che dire, quando ormai grande, riconoscono in lui i valori che tanto faticosamente hai cercato di trasmettergli.

Per un padre, per una madre non esiste gioia più grande di vedere il proprio figlio aver preso le tue sembianze, pur con la sua individualità che diventa un valore aggiunto.

Ecco, Dio fa così con noi. Ci accoglie, ci educa, ci insegna, ci dona valori e principi e, quando ritiene che siamo pronti, ci manda nel mondo a rappresentarlo, ad annunciarlo, a rispondere al telefono al posto Suo, a far conoscere quegli ideali di amore e fraternità che ci ha trasmesso.

Non vorremmo mai deludere i nostri genitori perché tanti sacrifici hanno fatto per noi, non deludiamo il Signore che ci ha dato tutto ciò che abbiamo nella vita.

 

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