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TESTO Ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi

Riccardo Ripoli  

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S. Francesco d'Assisi, patrono d'Italia (04/10/2012)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 11,25-30

25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Quanti sono i bambini da prendere in affidamento?
Quante le persone che ogni giorno muoiono di fame?

Quante le persone che si comportano male perché non hanno trovato amore?

Lo sappiamo, sono tante, tantissimi, al di sopra delle nostre possibilità.
Ma...
se ognuno di noi prendesse anche un solo bambino in affido;
se ognuno di noi risparmiasse sulle cose inutili;
se ognuno di noi facesse visita ad un carcerato.
...
Ci sarebbe un bambino in meno che soffre;
una persona in meno che muore di fame;
un delinquente che si sentirebbe amato.
Tutti insieme cambieremmo il mondo, cominciando da uno.
Ma qualcuno dirà:

se prendo un bambino in affido, poi soffrirò quando tornerà a casa;

se mando soldi ad una persona che muore di fame, poi dovrò privarmi di qualcosa che mi piace;

se vado a trovare un carcerato, poi dovrò sorbirmi la sua lagna buttando via il mio tempo libero.

Non nascondiamoci dietro un dito, questo è egoismo allo stato puro.

Davvero non potete fare qualche piccolo sacrificio, pur sapendo che un vostro piccolo aiuto porterebbe tanta gioia nel prossimo, oppure non volete?
Ma qualcun'altra potrebbe dire:

ma dopo che avrò accolto quel bambino, cosa ne sarà di lui? Tornerà in seno alla sua famiglia e non avrò risolto nulla;

ma dopo che avrò inviato il mio denaro, quella persona mangerà un giorno ma il giorno dopo morirà ugualmente di fame;

ma dopo che avrò visitato quel carcerato, una volta uscito di prigione ricomincerà a delinquere.
Non spetta a noi pensare a cosa avverrà dopo.

Oggi il Signore, la vita per chi non crede, ci chiama a dare qualcosa, ed oggi dobbiamo rispondere.
Altrimenti si chiama ipocrisia.

I divorzi, senza considerare le separazioni delle coppie di fatto, sono circa il cinquanta per cento, non per questo la gente non si sposa. Se si ragiona in un modo bisogna essere coerenti e ragionare nello stesso modo sempre.

Se uno trova un lavoro, non ci rinuncia solo perché un giorno potrebbe essere licenziato.

Se uno mette al mondo un figlio non pensa che un domani gli potrebbe dare dei problemi.
E sapete perché non ci pensano? Perché va bene così.

È giusto andare avanti sulle cose giuste e buone della vita senza pensare troppo al giorno dopo. Non dico di vivere la vita alla giornata, un minino di pianificazione è giusto farla, ma nemmeno pensare a cosa accadrà se, e poi se, ed ancora se, altrimenti si rischia di metterci a sedere su una poltrona e aspettare che la vita finisca.

Ed allora, persone giuste che vi sposate, che lavorate, che avete dei figli, perché ragionare in modo diverso quando si tratta degli altri?

 

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