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TESTO 21a dom. T. Ordinario Anno A

Totustuus  

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/08/2002)

Vangelo: Mt 16,13-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 16,13-20

In quel tempo, 13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

1 - Contesto storico-geografico:

luglio del 29 d.C., II anno della vita pubblica (P. Vanetti S.J.);

Da Betsaida Giulia Gesù volge a settentrione e viene verso Cesarea di Filippo, situata ai piedi del monte Hermon. Era l'antica Paneas, oggi Banias (cosi detta dal Dio Pan, che vi aveva una grotta), ricostruita dal tetrarca dell'Iturea Filippo è chiamata Cesarea in onore di Augusto. E' conosciuta sotto il nome di Cesarea di Filippo per distinguerla da Cesarca marittima, costruita da Erode il Grande. In quel luogo tranquillo, dopo aver fatto orazione (cfr. Luca, 9, 18), come soleva fare nelle circostanze più importanti, Gesù pensa sia giunto il tempo di manifestarsi più chiaramente ai suoi Apostoli, dopo un anno e più di convivenza con essi (P. M. Tellina O.S.A.).

Si tratta di una città in territorio pagano: Pietro doveva diventare capo della Chiesa che accoglie tutti i popoli, non solo gli Ebrei. L'episodio che narra la fede della donna cananea precorre logicamente l'istituzione del primato petrino sulla Chiesa che comprende credenti provenienti da tutti i popoli.

2 - Articolazione letteraria della pericope Si tratta chiaramente di un racconto di vocazione; la doppia domanda di Gesù permette la risposta di Pietro e la conseguente dichiarazione di Gesù che ne rivela la vocazione.

Le caratteritiche del racconto di vocazione sono:

a) il cambiamento del nome, che rivela l'essenza della vocazione, che è la chiamata ad un cambiamento di vita (dall'orientamento che questa aveva fino ad allora, verso la direzione del significato del nome nuovo). Simone sarà da ora la pietra su cui è edificata la Chiesa di Gesù.

b) un titolo apposto alla persona chiamata, che fornisce ulteriori informazioni sulle prerogative di colui che è chiamato. Nel nostro caso Simone è interpellato come "figlio di Giona": Giona, contrazione di Giovanni (Cf. Gv 21, 15.16.17), significa in Aramaico "colomba", ovvero il termine con cui è chiamato Israele in quanto sposa di JHWH (Cf. Ct passim e Sal 68,14). La contrazione del nome, operata con tutta probabilità da Gesù "ad hoc", indica la ragione per cui Pietro può essere la roccia su cui la Chiesa sarà edificata: egli impersona il nuovo popolo di Dio, la Chiesa, la vera Sposa di JHWH. Non si può inoltre non ravvedere anche un'allusione allo Spirito Santo e alla sua assistenza nei confronti di Pietro e dei suoi successori.

3 - Considerazioni

Pietro si contraddistingue per un'affermazione su Gesù; ancora oggi il Papa ci propone a credere le verità su Gesù e sulla sua legge di grazia. Il magistero può vertere anche su questioni di morale, perché la vita Cristiana non è altro che la vita di Gesù in noi ("...non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me"; Gal 2,20).

L'insegnamento morale del Magistero non è altro che il discorso su Gesù in quanto questi vive nei cristiani. Se Pietro potesse commettere errori in materia dottrinale, porterebbe i cristiani a credere delle falsità, e, in tal caso, le porte dell'inferno prevarerrebbro sulla Chiesa: ma ciò non è possibile per la solenne dichiarazione di Gesù.

Gesù dichiara l'idefettibilità della Chiesa, di cui l'infallibilità è una conseguenza. Se la Chiesa errasse, verrebbe meno nella sua natura di società di salvezza, ma ciò non è possibile, perché "le porte degli inferi non prevarranno contro di essa".

"Gesù promette a Pietro l'autorità suprema nella sua Chiesa. Pietro è "la pietra", la roccia su cui è fondata la società nuova, la comunità messianica che continua il popolo di Dio dell'Antico Testamento.

Nel linguaggio biblico "avere le chiavi" di un palazzo è averne l'amministrazione, poter aprire e chiudere, escludere o ammettere (cf. Is 22,22; Ap 3,7). "Legare e sciogliere" significa condannare o sciogliere dalla scomunica (cf. Mt 18, 17-18) e, nel linguaggio rabbinico, dichiarare lecito (permettere) o illecito (proibire). Pietro così sarà come il prefetto del palazzo (della casa di Dio, cf. 1 Tim 3,15) e potrà aprirne o chiuderne l'ingresso, potrà dare con autorità delle decisioni dottrinali.

L'istituzione fondata su Pietro non sarà sopraffatta dalle potenze del male, simboleggiate dalle porte dell'inferno; sarà perenne, come il regno del Figlio dell'uomo di Daniele (7, 13-14) al quale Gesù allude, e perciò l'ufficio di Pietro dovrà essere trasmesso a dei successori". (P Vanetti S.J.)

Raccomandiamoci alla Madonna, che, seppure in un modo diverso da Pietro, comprende in sé tutta la Chiesa; anche Maria, come la Chiesa, è "colomba perfetta" (cf Ct 5,2); ci ottenga la grazia di vivere sempre da buoni figli della Chiesa Cattolica e di essere fedeli divulgatori del magistero - anche quello ordinario - del Papa.

 

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