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TESTO Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre

Riccardo Ripoli  

Martedì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (25/09/2012)

Vangelo: Lc 8,19-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Nella scelta delle persone con cui navigare nel mare della vita guardiamo mille parametri, come la bellezza, la simpatia, la ricchezza, la posizione sociale, il tipo di lavoro che svolge, gli ambienti che frequenta, se vestiti e pettinatura sono alla moda, il modello della macchina. La superficialità spesso prende il sopravvento, ci lasciamo abbagliare da ciò che è più visibile, scegliamo in base al grado di soddisfazione che quelle persone, siano esse amici o compagni o futuri mariti e mogli, potranno darci nel più lungo periodo possibile. Stiamo perdendo non tanto i valori, quanto il desiderio di dargli la giusta importanza. Dentro di noi si sa quale sia la differenza tra il bene ed il male, quale sia la cosa giusta da fare, se aiutare il prossimo o meno, se rubare o sudare per conquistarsi le cose, ma spesso ci avviamo verso la strada più semplice, scegliamo di non seguire gli ideali a vantaggio di una vita più allegra, fatta di risate, divertimento, sesso, denaro, belle barche e vacanze, e di conseguenza andiamo dietro a chi ci possa fornire l'oggetto dei nostri desideri.

Se vediamo una ragazza brutta, mal pettinata, non vestita alla moda, se incontriamo un tipo senza carisma dagli occhi spenti, se un compagno di classe è un tipo taciturno e sempre solo, tendiamo a scansarli, a non parlare con loro, a non farci vedere in loro compagnia, e se qualcuno avesse l'ardire di rivolgergli la parola lo farebbe senza farsi vedere dagli altri.

Quante occasioni buttiamo via per poter conoscere il cuore delle persone, i loro sogni, i loro ideali. Quante opportunità perdiamo per poter alimentare la nostra anima e farla crescere. Quante volte gettiamo alle ortiche i nostri ideali, li calpestiamo per non prendere una posizione, per essere uguali alla massa. Quante stupidaggini facciamo per farci ammirare dal branco, per salire nella scala sociale della frivolezza e della stupidità. Tutto questo in nome di cosa? Per la venerazione di falsi idoli come il denaro, la bella vita, il lavorare meno possibile. Cerchiamo di sfruttarci gli uni gli altri per guadagnarci un po' d'aria da respirare e non ci accorgiamo che lottiamo fra noi nel fango, una lotta per tutta la vita per evitare fregature e poterne dare agli altri per rubare un po' delle loro conquiste, prendere il loro posto al sole, usarle fin tanto che ne abbiamo voglia e piacere.

Chi più, chi meno tutti noi sentiamo degli impulsi tali da sfruttare le situazioni e le persone ed aggiungere una zolletta di godimento al caffè amaro che è la vita. Se ci lasciamo andare a questa bramosia veniamo assorbiti da una spirale senza fine e senza tempo, se conquistiamo una bella ragazza dobbiamo poi averne un'altra per appagare il nostro ego, se arriviamo ad avere una posizione sociale o lavorativa buona non ci accontentiamo e guardiamo con invidia chi è sopra di noi, lo denigriamo e cerchiamo di soffiargli il posto, se vediamo che qualcuno ha un oggetto che noi non possediamo, dobbiamo immediatamente averlo per non sfigurare con gli altri, per non essere considerati gli "sfigati" di turno.

Ricordo che rimasi colpito da una delle prime famiglie che aiutavo. Non avevano una lira, la bimba di dieci anni che veniva fatta prostituire, il bambino di cinque anni costretto ad andare a spacciare droga e a fare da palo allo zio di quattordici che si vendeva per qualche spicciolo e per cibarsi aveva imparato a catturare i piccioni per poi mangiarseli nel sottoscala per evitare che altri della famiglia li prendessero, cotti con l'ausilio di un accendino, la bambina di due anni alla quale veniva bruciata una mano sui fornelli ogni volta che si azzardava a piangere. Nonostante questa grande miseria morale, il pensiero più importante per il capofamiglia era quello di mandare a scuola la figlia più grande con la bambola più costosa per non sfigurare con le amiche, che non si dicesse male di quella famiglia.

Quante volte capita di vedere qualcosa che non va bene, un bambino che piange, un povero che muore di fame, un barbone che dorme al freddo sopra un cartone, un malato maltrattato da un'infermiere, un politico che promette e non mantiene e stiamo zitti per il quieto vivere, lasciamo che altri lottino e cerchiamo di tenerci ben stretto quel posto al sole.

Che errore alimentare la pancia, appagare i nostri istinti sessuali, bramare gli oggetti materiali. Sono cose che finiscono, che hanno vita breve, che ci danno la gioia per un momento per poi farci desiderare ancora di più, sempre di più in un senso di inappagamento continuo perché mai potremo accontentarci.

Ai miei ragazzi cerco di insegnare di guardare i valori ed i principi. Mi accusano in molti di essere anacronista, di andare contro la civiltà che avanza perché proibisco loro il cellulare, i videogiochi, il tablet o le scarpe all'ultima moda, ma ho una grande gioia nel cuore quando li vedo sereni, quando capisco che per loro la cosa più importante è avere l'affetto, l'amicizia, la famiglia, quando criticano i loro compagni per modi di fare o atteggiamenti superficiali. Cerco di tirare fuori dai loro cuori la parte buona che ognuno di noi possiede, ma che ha bisogno di essere stimolata, supportata, alimentata. Ogni sera parliamo di valori, ogni sera ci ricordiamo a vicenda come sia bello aiutare il prossimo, come sia importante lottare per le cose in cui crediamo, come sia giusto stare vicino a chi è solo.

Prendiamo forza dal Vangelo, dagli insegnamenti di Gesù, ma anche chi non crede ha nel cuore certi valori, li vede e li riconosce se stimolato a dovere.

Parlare di queste cose a un adolescente sembra una partita persa in partenza e molti genitori lasciano perdere per paura di liti. Quanto vi sbagliate. Un adolescente è una statua meravigliosa che si lascia plasmare se capisce che gli vuoi bene, che parli per farlo crescere, che le cose che dici le vivi con lui e gli stai vicino se sbaglia, perché mentre è a terra ti guarda dal basso ed ha bisogno di un tuo sorriso, della tua accoglienza. Se tu sarai lì ti ascolterà e ti seguirà, per te si butterà nel fuoco perché diventerai per lui il suo idolo, il suo punto di riferimento.

Con i miei ragazzi mi capita spesso di avere la loro fiducia e portarli a scegliere di seguire principi e valori, ma li avverto sempre che sono uomo, che sbaglio continuamente, che anche io spesso seguo l'istinto e passo la mano al Signore. Parlo loro dei miei errori per fargli capire come Dio mi stia vicino e possa stare vicino a loro anche se a volte si sentono come la feccia del mondo. In questo modo vivere diventa una correzione fraterna vicendevole, non più un rapporto tra adulto e ragazzo, ma tra persone, tra figli di Gesù, tra fratelli. Imparo più da loro ogni giorno di quanto possa mai insegnare in tutta la vita, perché i ragazzi sono puri, non sono ancora invischiati nella melma di questa nostra società e riescono a volare alto e vedere da sopra le nuvole quali ideali perseguire. Noi abbiamo il compito di parlarci, di dialogare, di aiutarli a capire i loro errori, con parole, esempi, letture, momenti di confronto quotidiani.

Stimolate i vostri ragazzi, non abbiatene paura, non temete i loro giudizi o intemperanze, non rinunciate a farli crescere solo perché può essere difficile, ribellatevi agli idoli comuni e ditegli qualche no controbilanciandolo con le vostre attenzioni ed il vostro amore. Sapranno apprezzarlo, anche i più rudi hanno bisogno di essere presi per mano, accarezzati, coccolati.

Tanti ragazzi passano dalla nostra casa anche solo per qualche giorno durante l'estate e vengono coinvolti nei nostri dialoghi quotidiani, nei turni di servizio per gli altri, nella cura di una piccola piantina, nella preparazione del cibo, nelle cose semplici di ogni giorno e si dimenticano di avere un cellulare, di aver lasciato a casa la playstation, delle merendine, degli Hi pad e Hi pod e gustano un cibo che alimenta la loro anima. Che sia esperienza di un giorno, di una settimana o di un mese tornano a casa cambiati, con qualche domanda in più, con la riscoperta di certi valori.

Chi è per me fratello, sorella, madre? E' colui con il quale camminare, colui che mi sostiene e che aiuto nei momenti del bisogno, chi crede che il mondo possa cambiare, chi prende in mano la spada dei principi e lotta contro le ingiustizie.

 

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