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TESTO Chi non è contro di me, è con me

Riccardo Ripoli  

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (30/09/2012)

Vangelo: Mc 9,38-43.45.47-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 9,38-43.45.47-48

38Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». 39Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.

41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile.

45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna.

47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.

Ognuno di noi parla alle persone. C'è chi dialoga con il mondo intero, chi lo fa scrivendo libri, chi condividendo una sua poesia con amici e parenti, chi insegnando nelle scuole, negli oratori, nelle squadre sportive, chi all'interno delle mura domestiche.

Ognuno di noi ha mille situazioni per esporre i propri ideali, convinzioni, credo politico e religioso. Abbiamo una grande responsabilità, perché ogni volta che parliamo possiamo cambiare la vita a una o più persone. Ancora ricordo certi dialoghi fatti con la mia mamma dove piccole frasi sono diventati grandi insegnamenti che da sempre mi porto nel cuore. Ognuno di noi è un concentrato del proprio passato, della sua cultura, e nella nostra testa e nel nostro cuore facciamo un frullato di pensieri che ci portano a confezionarne uno tutto nostro che dovrebbe essere dinamico, in continua espansione e modifica, poiché riceviamo dall'esterno decine di input al giorno.

Quando parliamo, lo facciamo sempre in nome di qualcosa ideale o di Qualcuno Fede e spesso le cose si mischiano.

È importante saper dosare bene le parole che pronunciamo perché sono un'arma molto affilata che potrebbe essere un ottimo bisturi necessario per asportare dei preconcetti o delle idee cattive nei nostri interlocutori, oppure una mannaia in grado i spezzare sogni e speranze nelle vite di chi ci ascolta.

Non è superbia dire che parliamo in nome di Dio se ci crediamo, perché propagare gli ideali insiti nel Vangelo è parlare a nome Suo. Da qui a farlo bene c'è un abisso, ma il Signore ci dice "chi non è contro di me, è con me", pertanto se sbagliamo a dire qualcosa in buona fede, il Signore ci perdona e ci aiuta a correggere il tiro.

Stare attenti nel dare insegnamenti ai nostri ragazzi è importante, ma questo non deve essere un freno, una scusa per non parlare. Quante volte ho sentito genitori dire, rispetto al figlio adolescente, "non mi ascolta". Bisogna provare e riprovare.

Un mio professore di matematica alla sua prima lezione disse "se io vi spiego una cosa e voi non capite, chiedetemi di rispiegarla; se dopo ciò non l'avete ancora capita chiedetemelo di nuovo; se alla terza volta che domandate io mi dovessi arrabbiare, non preoccupatevi, perché non sono arrabbiato con voi ma con me stesso per non essere riuscito ancora a farmi capire". Questo dovrebbe essere lo spirito che dovremmo avere nel parlare con il nostro prossimo.

Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.

Troppo spesso si pensa che Dio sia lì su un trono a puntare il dito sul mondo e sulle nostre colpe, pronto a dividere i buoni dai cattivi, pronto a condannare i nostri peccati senza possibilità di appello.

Ma non è così. Il Signore non ci giudica da un singolo atto, sbaglio o peccato che sia, ma ci ama come un genitore ama i propri figli.

Se dovessi condannare i miei ragazzi per ogni singolo atto che sbagliano, sarebbero già tutti in riformatorio. E se dovessero essere loro a condannare me per i miei errori, sarei già stato eliminato dalla faccia della terra un minuto dopo aver iniziato ad amare i miei bimbi. Ma l'amore vince su tutto e l'errore si perdona anche mille volte nella speranza di vedere una scintilla di cambiamento negli occhi del nostro prossimo. Se noi che siamo imperfetti facciamo così almeno verso i nostri figli, non pensate che Dio, che è Padre buono e perfetto, non faccia almeno altrettanto con noi?

 

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