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TESTO Ecumenismo a partire da un bicchier d'acqua

padre Gian Franco Scarpitta  

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XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (30/09/2012)

Vangelo: Mc 9,38-43.45.47-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 9,38-43.45.47-48

38Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». 39Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.

41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile.

45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna.

47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.

Che la Chiesa Cattolica sia l'unica Comunità voluta dal Signore Gesù Cristo per la salvezza degli uomini è indiscutibile e non va smentita la centralità del primato assoluto del papa come Vicario di Cristo. L'unica vera Chiesa, depositaria della verità, nella quale ci si salva e nella quale si trova la pienezza di tutti gli elementi di grazia è quella Cattolica. Secondo una storica espressione teologica "extra Ecclesia, nulla salus.

Ciò non deve tuttavia precluderci alla valorizzazione di altre culture cristiane o lontane dalla nostra convinzione confessionale e neppure deve condurci a smentire che lo Spirito Santo operi anche presso altri luoghi cultuali. Al contrario, anche in altri contesti religiosi, sia che si tratti di luoghi cristiani, sia che riguardino altri credi incentrati su altre forme di rivelazione o di pensiero, è possibile trovare molti elementi di santificazione e di salvezza che si accostano alla nostra fede e che conducono alla cattolicità. Io stesso devo anche ad alcuni pastori evangelici l'amore per la predicazione e per la dialettica apostolica e mi affascinano molto le espressioni di saggezza di Gandhi e di Confucio... Lo Spirito, che soffia dove vuole, ispira uomini di tutti i tempi e di ogni nazionalità e cultura, perché lo stesso Dio, in un modo o nell'altro, tende a raggiungere ogni popolo e ogni singola persona.

Certo, è necessario annunciare a tutti Gesù Cristo come pienezza della rivelazione e luogo definitivo dell'incontro con Dio, non sarà mai abbastanza comunicare con forza che la pienezza della rivelazione è il Verbo Incarnato in quanto Dio fattosi uomo per noi, ma non si può smentire che c'è chi si salva anche all'infuori del cristianesimo e a volte anche prima di noi, quando incarni e metta in pratica i dettami della propria morale e del proprio credo, che in piena coscienza riconosce come veritieri. Ciò non contraddice la suddetta centralità cristiana, perché codesti dettami appartengono allo stesso Cristo: come insegna San Giustino, per i popoli non cristiani e per coloro che hanno preceduto l'evento dell'incarnazione del Verbo, sussistono i "Logi spermatikoi", cioè i "semi del Verbo" che lo stesso Signore ha effuso universalmente su tutti gli uomini, anche se essi li riconoscono e li venerano in forma differente. Sant'Agostino parla delle "verità eterne", quelle che da sempre Dio ha effuso in tutti i popoli. E in ogni caso, non è affatto vero che noi non abbiamo nulla da apprendere da altri: se da una parte sono necessari prudenza e discernimento per evitare la trappola di proselitismo propinata da religioni e Sette, dall'altra non ci si deve precludere al dialogo e al confronto interreligioso facendo tesoro del patrimonio di edificazione altrui. Piuttosto che tirare portare ciascuno acqua al proprio mulino utilizzando la Bibbia come arma di battaglia estenuante gli uni contro gli altri; piuttosto che ingenerare sanguinose guerre di religione fra cattolici e protestanti purtroppo ancora esistenti, occorrerebbe impegnarsi sul fronte del dialogo, della condivisione e della comunione fra le varie religioni, superando sospetti e antagonismi e adoperandosi anzi insieme nell'opera di redenzione dell'uomo non credente, visto che comunque, in ogni caso, professiamo tutti fondamentalmente lo stesso Cristo o comunque lo stesso Dio. Tutte le religioni dovrebbero avere il comune obiettivo della morale e del bene comune fra gli uomini e l'esaltazione della vita e dell'uomo medesimo.

Ed è per questo che la Chiesa Cattolica coltiva l'istanza indispensabile del dialogo ecumenico, sorto dapprima in casa protestante nell'anno 1910 con la volontà di ovviare ai numerosi scismi intestini fra le varie Chiese riformate, e poi apprezzato e stimato come dono da Pio XII e da Giovanni XXIII. Soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II, l'Ecumenismo costituisce uno degli obiettivi principali della vita ecclesiale, per il quale ci si sente spronati al dialogo, alla comunione e alla condivisione con altre Chiese e con altre culture religiose. Il dialogo interreligioso è indirizzato anche al mondo miscredente, ateo e agnostico e pi in generale si protende anche verso il mondo moderno, e seppure la Chiesa mantenga integre autonomia e identità non manca di condividere e di interagire con altri sistemi. Ciò si è visto oltre che nei grandi pontefici succitati, anche in Paolo VI e soprattutto in Giovanni Paolo II, uomo radicato nel proprio credo e tuttavia capace di fascino e di attrazione anche oltre il mondo cattolico.

Come si è detto in precedenza, lo Spirito Santo non conosce confini né limitazioni. Nulla vieta allo Spirito di illuminare, confortare, imprimere e fondare anche al di fuori del Corpo Ecclesiale, soprattutto nei luoghi in cui si possa ben realizzare la condivisione dei doni e dei carismi;

è pertanto ridicolo presumere di impadronircene o peggio ancora di indirizzarlo o gestirlo secondo direzioni di nostra preferenza, come se noi fossimo gli unici altolocati della verità. Come suggerisce Mosè al ragazzetto suo interlocutore che corre trafelato e allarmato verso di lui, occorre scongiurare invidia o gelosia quando notiamo che altri si sottopongono allo Spirito Santo con maggiore umiltà diventandone dispensatori più di noi, ma piuttosto ammirare le qualità esemplari di chi, pur non condividendo le nostre idee, mostra di possedere delle risorse simili alle nostre. Neppure occorre considerare estraneo alla nostra esperienza chi, sempre in forza dello stesso Spirito, annuncia Gesù Cristo in ambiti e situazioni differenti dalla nostra poiché in un modo o nell'altro Gesù Cristo viene annunciato e con lui anche la salvezza: "Non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me."

Andando ancora oltre, mentre Gesù invita i suoi discepoli a non misconoscere l'efficacia di altri che operano nel suo nome, aggiunge che è soprattutto l'amore ad avere portata universale, poiché quando esso è sincero, motivato e disinteressato, esso è sempre di religione cristiana: non importa se sia credente o ateo, chiunque vi versi un solo bicchiere d'acqua nel mio nome non perderà la sua ricompensa. Qual è del resto il frutto più eloquente dello Spirito ecumenico se non l'amore universale fra gli uomini e fra i popoli? Un solo atto di amore testimonia la realtà della salvezza universale voluta dall'amore di Dio in Cristo. Di contro, un solo atto contrario allo Spirito Santo, cioè di cattiveria, malizia o peccaminosità, comporta l'autodistruzione dell'uomo che lo commette oltre che l'offesa ai fratelli e allo stesso Signore.

Lo scandalo è alla radice del peccato e di tutti i mali, poiché è una sollecitazione al peccato, una predisposizione dell'uomo al male, non importa quale sia il proposito o la circostanza. Di conseguenza chi,, agendo contro lo Spirito della comunione della concordia ecumenica, scandalizza un soggetto debole e suscettibile, non eviterà la propria condanna similmente a chi ottiene il premio versando un bicchier d'acqua con amore. Il problema del cristianesimo è che questo bicchier d'acqua molte volte ci viene versato lontano da casa nostra, o addirittura che altri vengano appositamente a casa per versarcelo.

In parole semplici, l'Ecumenismo e il dialogo sussiste anche fra noi stessi cristiani quando siamo docili a cedere allo Spirito nella prassi della condivisione e dell'amore fraterno delle piccole circostanze. Il dialogo di cui si parlava poc'anzi ha inizio infatti da un piccolo bicchiere d'acqua o scambiatoci fra di noi e da un solo gesto di attenzione e di amore reciproco. Quando vi sia anche la sola anticamera del peccato tale incontro diviene concatenazione di scontri e di dispersione che possono recare danno solamente a noi stessi. Come potremo essere fautori di unità e di comunione con gli altri quando tale comunione stenta a realizzarsi nei nostri albiti e nei nostri luoghi? E' importante allora che si promuova la carità, l'unione e la concordia nei nostri stessi ambiti di convivenza ecclesiale perché possiamo essere convincenti latori di unità ecumenica presso i non cattolici, che si fomenti la comunione nella vita stessa della Chiesa perché si estenda il nostro interessamento comunionale con le altre confessioni religiose.

 

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