TESTO Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente

A metà del suo ministero, o meglio ad una svolta, Gesù fa il punto di quel che s'è capito della sua persona e della sua opera. "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Ma questo gli preme di più saperlo dai suoi: "Voi chi dite che io sia?". La fede, il rapporto con Gesù, non è questione di cultura, ma di compromissione personale, di convinzioni che determinano una vita.

In questo senso la domanda oggi è girata a noi: E tu, che idea hai di Gesù e qual è il tuo ingaggio per Lui? Il protagonista propostoci oggi è Pietro: la sua professione di fede sfocia nella sua missione; alla sua dichiarazione per Gesù: "Tu sei il Cristo", corrisponde la dichiarazione di Gesù: "Tu sei Pietro!".

1) TU SEI IL CRISTO

Precisiamo anzitutto il contenuto dell'atto di fede di Pietro. La gente dice: Gesù è un profeta, cioè un uomo di Dio. Questo è giusto, ma insufficiente. Pietro, per due gradini ascendenti, formula la comprensione profonda e piena della missione e della persona di Gesù di Nazaret.

E anzitutto: "Tu sei il Cristo". Cioè tu sei il MESSIA, l'inviato definitivo di Dio, quello che riassume e supera tutti i profeti, il sì pieno e ultimo di Dio alla domanda dell'uomo: "Dio - scrive san Paolo - per mezzo di Gesù Cristo ha detto sì: e così in Cristo ha compiuto tutte le sue promesse" (2Cor 1,19-20). Quel che Dio voleva dire all'uomo, è tutto racchiuso in Gesù, non ci si deve aspettare altra rivelazione né su Dio, né sull'uomo, né sulla storia. Quel che Dio voleva fare per salvare l'uomo, trova il suo compimento in Gesù. Egli appunto è il Cristo; fuori di Lui non c'è altro salvatore.

Ma Pietro va avanti: "Tu sei il Figlio del Dio vivente". La vera identità di Gesù, la sorprendente novità di questo Messia sta nel fatto che è il Figlio Unigenito, cioè proprio, di Dio; è Dio stesso in persona venuto tra gli uomini, Dio che ha assunto la nostra umanità per rendersi visibile e accessibile.

Questo è il cuore della fede: riconoscere in Gesù - come dirà Tommaso - "il mio Signore e il mio Dio" (Gv 20,28); credere che in quell'uomo "abita la pienezza della divinità in un modo fisico" (Col 2,9). Un giorno Gesù dovendo declinare le sue generalità davanti ad un tribunale ebbe proprio a dire la sua identità così: "Io sono il Figlio di Dio" (Lc 22,70). "Il Verbo, che era Dio, .. si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,2.14).

Incontrare un uomo per strada e sentirlo dichiararsi Dio, vien subito da pensare che sia un pazzo! Ed effettivamente non è alla nostra portata di uomini sapere e capire queste cose. Gesù dice proprio questo a Pietro: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli". Cioè: bravo, Pietro, hai detto giusto, ma non è roba tua; l'hai capito per fede, cioè perché hai accettato la testimonianza che Dio stesso ha dato su di me! "Nessuno conosce il Figlio se non il Padre" (Mt 11,27); "Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato" (Gv 6, 44).

E san Paolo: "Nessuno può dire: Gesù è Signore, se non sotto l'azione dello Spirito santo" (1Cor 12,3). La fede è dono di Dio; è gratuita e impensata partecipazione alla scienza di Dio."O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! - leggiamo oggi nella seconda lettura -. Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore?". "Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo" (1Cor 2,16).

2) TU SEI PIETRO

"Tu sei il Cristo..., Tu sei Pietro". Alla professione di fede, consegue una consegna, una missione."E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa". Dare un nome è affidare un compito: Simone diviene pietra sulla quale Cristo costruisce la sua Chiesa.

Più precisamente: su quella fede precisa dichiarata da Pietro sarà fondata la Chiesa, e lui ne sarà il custode e il sostegno. Un giorno Gesù glielo dichiarerà esplicitamente: "Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,31-32). Sarà la forza della grazia, capace anche di recuperare debolezze e tradimenti umani, a rendere la Chiesa imperitura, più forte delle "porte dell'Ade", cioè della morte e del male.

A Pietro in particolare sono consegnate le chiavi: "A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". E' l'affidamento di un incarico con responsabilità e poteri. Pietro guida la Chiesa a nome di Cristo e ha l'autorità di garantire i confini della verità rivelata quale interprete autorizzato del pensiero di Gesù. Questo in campo dottrinale come in quello morale. Alla indefettibilità della Chiesa, si aggiunge anche l'indefettibilità del Sacro Deposito di verità e grazia che Cristo vuole sia sempre disponibile lungo la storia per il bene di tutti gli uomini.

San Cipriano diceva: "Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per madre". La nostra fede in Cristo si esplicita anche in una appartenenza concreta alla Chiesa da lui fondata e affidata a Pietro e agli apostoli. Noi professiamo nel "Credo": credo la Chiesa "apostolica". E cioè la Chiesa del Papa e dei Vescovi, diretta e mai interrotta continuità che ci lega a Cristo.

Non sono le esperienze personali quelle che ci collegano a Cristo, né clubs o sette religiose, né caldi ambiti di esperienze spirituali, ma solo la nostra comunione di cuore e di vita con quegli intermediari autorizzati che Cristo ha posto a capo della sua Chiesa. La Chiesa locale in concreto è l'ambito della nostra crescita e verifica: questo ha sottolineato fortemente il Concilio. Per cui si potrebbe tradurre il detto di San Cipriano: "Chi non ama e vive nella e per la Diocesi e la parrocchia, non s'illuda di credersi un bravo cristiano".

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Un giorno Gesù, sulla riva del lago, disse ancora a Pietro:"Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro? Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene. - Pasci le mie pecorelle" (Gv 21,15-17). Non ha esigito altro, per farlo il capo: "Se mi ami... pasci"! Pur con tutte le sue debolezze e i suoi limiti.

Forse proprio solo questo dobbiamo esigere dai nostri preti: che siano sempre totalitari nell'amore di Cristo e della sua Chiesa. Il resto è secondario. Da criticare troveremo sempre. Preghiamo invece per loro e aiutiamoli!