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TESTO Commento su Genesi 2, 18-24; Salmo 127; Ebrei 2,9-11; Marco 10,2-16)

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (07/10/2012)

Vangelo: Gen 2, 18-24; Sal 127; Eb 2,9-11; Mc 10,2-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,2-16

2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». 16E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

La liturgia della scorsa domenica ci ha fatto meditare su i "macigni" che ci impediscono di vivere appieno la vita cristiana: altro non sono che i nostri peccati.
La liturgia di questa domenica si apre con il bellissimo brano della creazione della donna: il creato, meraviglioso e perfetto nella sua creazione è stato donato da Dio all'uomo per la sua felicità, ma l'uomo non riusciva ad essere felice. L'uomo può essere felice solo quando si relaziona all'altro, in un rapporto fra uguali.
Dio allora rivede quello che aveva fatto e disse: "Non è bene che l'uomo sia solo, gli creerò una compagna che sia simile a lui", e quando l'uomo la vide finalmente poté esclamare: "Questa si che è veramente carne della mia carne, osso delle mie ossa". Questa pagina del primo dei cinque libri del Pentateuco è stata redatta dopo l'epoca dei patriarchi, nella quale si praticava abitualmente la poligamia.
Il racconto termina con la frase: "Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola", infatti l'uomo e la donna lasciano i propri genitori per aderire l'uno all'altra perché Dio ha voluto partner uguali e complementari, chiamati a formare una cosa sola. Ancora nel libro della Genesi leggiamo: "Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianza: maschio e femmina li creò" quindi Dio li creò nello stesso momento. Nel mondo di oggi si tende a rompere questa unità con molta facilità, soprattutto perché non si vuol più sentire e coniugare la parola "sacrificio" con la quale si può cementare la famiglia, che ha la sua origine proprio dal Dio trinitario. Il racconto della creazione dell'uomo e della donna ci viene trasmesso sotto forma di racconto popolare, perché possa essere compreso da tutti.
Il salmo 127 con il ritornello: "ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita" vuole esaltare la famiglia che vive nella serenità evangelica unita attorno alla stessa tavola nella casa benedetta dalla presenza di Dio.
Nella seconda lettura l'apostolo Paolo ci suggerisce l'unico modo per poter essere fedeli e cioè con l'aiuto di Cristo. Infatti egli, solidale con gli uomini e servitore del disegno del Padre, ha suggellato con la sua sofferenza l'alleanza che conduce alla gloria Cristo ha realizzato con la sua morte il progetto del Padre nella fedeltà assoluta a lui. Solo essendo fedeli al progetto che Dio ha su ciascuno di noi potremo realizzare la fedeltà a Dio e agli uomini.
Nel Vangelo Marco presenta Gesù interrogato sulle leggi che reggono il matrimonio. Gesù non dà una risposta giuridica. Invita a riferirsi all'intenzione originaria del Creatore che ha fatto l'uomo e la donna uguali sul piano dei diritti e dei doveri reciproci. La fedeltà dell'uomo e della donna deriva dalla fedeltà di Dio, che non ritratta mai l'alleanza conclusa con i suoi una volta per sempre.
Dio non ha pensato a uomini e donne fuori del comune, ma a persone come ciascuno di noi che solo con la sua grazia possono realizzare la fedeltà nel sacramento che hanno celebrato e che celebrano ancora ogni giorno.
Nella seconda parte del brano del Vangelo ci vengono presentati i bambini che corrono incontro a Gesù e che vengono allontanati dai discepoli perché non lo disturbassero. I bambini, come le donne, in quel tempo contavano ben poco e tanto meno si pensava che il regno fosse riservato a loro.
Ma Gesù rivoluziona tutto, prende in braccio i bambini li coccola e dice la frase nota: "Chi non diventerà come questi bambini non entrerà nel Regno dei cieli", infatti proprio i bambini, i poveri, i mansueti, avranno un posto eminente del Regno.
I bambini come modelli da imitare non a causa dell'innocenza o dell'ingenuità che spesso si attribuisce a loro, ma perché lo accolgono e vengono a Lui in tutta semplicità e fiducia, senza secondi fini.
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Nelle nostre famiglie marito e moglie sono veramente complementari? Uno trascina l'altro o si lascia trascinare? Uno decide e l'altro segue passivamente?
- Siamo consapevoli che la fedeltà, come l'amore, si conquista giorno per giorno, che è qualcosa da volere con tutte le nostre forze, che solo con la fedeltà possiamo realizzare e portare avanti il progetto iniziale per cui ci siamo sposati nel Signore?
- Cristo ha realizzato il progetto del Padre su di lui, siamo consapevoli che saremo felici solo se realizzeremo nella nostra vita di singoli, di coppia, di famiglia il progetto che Dio ha pensato per noi?
- Il sorriso di un bambino riempie di gioia i genitori e tutti quelli che lo vedono, ma siamo capaci di rapportarci a loro come "persone"?
Commento a cura di Gianna e Aldo - CPM Genova

 

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