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TESTO Profeti di Dio nella testimonianza della carità

don Roberto Rossi  

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IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (01/02/2004)

Vangelo: Lc 4,21-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,21-30

In quel tempo, Gesù 21cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Nella sinagoga di Nazaret Gesù si rivela come Messia e Salvatore; dopo aver letto dal profeta Isaia "Lo spirito del Signore è su di me, mi ha consacrato, mi ha mandato ad annunciare ai poveri un lieto messaggio..." afferma: "Oggi si è compiuta questa parola". Così Gesù si presenta come profeta, il profeta di Dio.

Chi è il profeta? Non uno che predice il futuro (questi è un indovino), ma uno che parla a nome di Dio. Uno che non ti lascia così come sei, nel tuo quieto vivere, nel tuo sentirti a posto, ma uno che apre sempre gli orizzonti, che ti spinge ad andare sempre più in là, dove ti porta Dio, dove ti chiamano le necessità degli uomini. Può capitate di sentirsi a posto ma Dio è ben più in Ià...

Gesù si richiama ad Elia ed Eliseo, mandati a portare i segni di Dio ai pagani. Annuncia così l'universalità della salvezza: l'amore di Dio e la sua grazia sono per tutti. Avviene allora una reazione terribile nei suoi ascoltatori: se per una certa parte si meravigliavano per le parole che uscivano da lui, perché lo conoscevano come il figlio del falegname, da un'altra parte si indispettiscono quasi a dirgli "chi credi di essere tu, che vuoi sconvolgere la nostra vita, la nostra religione, quel rapporto che ci siamo costruiti con Dio e che ci fa sentire a posto? Come ti permetti di paragonarti ad Elia ed Eliseo? Come intendi affermare che la salvezza di Dio verrà tolta a noi e data ad altri popoli?"

Tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno, lo cacciarono fuori della città lo condussero sul ciglio del monte per gettarlo giù dal precipizio. Gesù è "segno di contraddizione"; Gesù viene cacciato e si tenta la sua morte (non riusciranno ora, ma un giorno non lontano a Gerusalemme) perché "è un bestemmiatore". Ma Gesù è il Signore: come un giorno tornerà risorto e "vincitore" dopo la morte sulla croce, ora "passa" in mezzo a loro e se ne va ad altri villaggi. I "suoi" non lo hanno riconosciuto, non lo hanno accolto, nella piccolezza della loro fede e delle loro visuali lo hanno "messo a morte". Chi ci ha rimesso Lui o loro? Lui è il Signore sempre, loro non hanno riconosciuto il passaggio del Signore, non hanno accolto la salvezza, "sono nella rovina"

Si tratta di imparare ad accogliere, amare, ascoltare Gesù, il vero profeta che porta la verità di Dio, dell'uomo, della storia, della vita. Non finiremo mai di vivere l'intensità del rapporto personale con Gesù il Signore, "luce della gente e salvezza di tutti i popoli", "via, verità e vita", il vero, grande, unico profeta di Dio.

Ora possiamo applicare la riflessione a noi: anche noi siamo resi partecipi della missione di Gesù, siamo chiamati ad essere profeti. E' bellissimo il testo del profeta Geremia, dove il Signore gli dice: "Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato, ti ho costituito profeta per le nazioni..."

Ci sono profeti oggi? Ci sono profeti nei nostri gruppi? In parrocchia? in città?

lo, parlo a nome di Dio? Parlo di Dio? Porto avanti i valori e le parole di vita eterna...?

E' il compito che il Signore ci ha affidato con i sacramenti e la fede che ci ha donato, è il compito di cui ci onora, perché così siamo i continuatori della missione di Cristo. Poi sappiamo che la vera profezia non si ferma alle parole, ma si esprime nei fatti concreti, nell'amore al prossimo, nella carità.

Sempre e soprattutto in questo tempo, la profezia della Chiesa, la testimonianza che porta di Dio, è la carità. Questo ci ha ricordato il papa nella sua lettera per il terzo millennio. Questo ci testimoniano le anime grandi del nostro tempo: da Madre Teresa a tutti i santi della carità, a ogni persona che porta amore ai fratelli. L'amore è tutto, perché è la vita di Dio, perché è l'unica cosa bella che anche noi possiamo vivere e che dà senso pieno alla nostra esistenza.

Così S. Paolo nelle lettera ai Corinti: "Se non ho la carità, nulla mi giova. La carità è paziente, è benigna, non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adirà, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine".

In Italia celebriamo la Giornata per la Vita: la prima carità, il primo amore va alla vita in se stessa: ad ogni vita che nasce, che cresce, che incontra difficoltà, che è ammalata, povera, anziana. Ci sono tanti peccati contro la vita, tante uccisioni o ferite alla vita. Per i cristiani e tutte le persone di buona volontà, ci deve essere solo l'amore incondizionato, la difesa, la promozione, l'aiuto continuo ad ogni vita. Tutto questo nella chiarezza del valore assoluto della vita e nella concretezza delle scelte, dei gesti, delle opere che salvano e promuovono la vita.

 

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