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TESTO Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora

Riccardo Ripoli  

Giovedì della XXI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (30/08/2012)

Vangelo: Mt 24,42-51 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Nella vita piace a tutti avere delle sicurezze. La moglie o il marito fedeli, i figli bravi a scuola, un conto in banca tale da poter affrontare qualsiasi evenienza, una casa di proprietà.

Non è certo cosa sbagliata, ma le sicurezze ci fanno stare comodamente seduti in poltrona, non allertano i nostri sensi, non ci stimolano a crescere.

Molti rifiutano di accogliere un bambino in affidamento proprio per la paura che un giorno possa rientrare nella propria famiglia. Lo spirito dell'affido è quello di mettere il bambino in una situazione di sicurezza allorquando nella casa dei genitori ci siano problemi piuttosto gravi, e di restituirlo al papà e alla mamma non appena si siano risolte le problematiche che lo hanno generato, anche se spesso questo non accade ed il bambino resta per sempre con gli affidatari. L'insicurezza che ne deriva, che tanto fa paura a tantissime persone impedendo loro di salvare una vita, non deve essere vista come un ostacolo, bensì come un punto di forza perché tiene vivo ogni sentimento, tiene in carica i nostri sensi, ci fa mettere continuamente in discussione, ci insegna che dobbiamo fare presto a dargli tutto ciò che possiamo a partire da una buona educazione perché presto potrebbe rientrare nel mondo dal quale è venuto.

Così è con Dio, che ci piaccia o meno. Siamo tutti in affidamento a questa vita. Oggi ci siamo e domani non lo sappiamo. Quante persone vivono una vita spensierata, poi un giorno accusano un lieve dolorino e, ad analisi fatte, c'è la sentenza di morte. Come cambia la vita per lui e per i suoi cari. Bello o brutto che sia, è così e non possiamo farci nulla, dobbiamo conviverci. Tutto va preso nel migliore dei modi, bisogna trovare il lato positivo in ogni cosa che accade, anche nell'arrivo di un tumore che magari potrà salvarci l'anima.

Il Signore ci invita a renderci conto di questo aspetto della nostra natura umana, ci invita ad essere sempre vigili, a indossare il vestito buono in ogni occasione perché non sai mai quando ne avrai bisogno, quando sarà il tuo momento.

Troppi ragazzi pensano di aver raggiunto la sicurezza, la tranquillità, eppure ogni giorno si sente parlare di terremoti, diluvi, di malattie che lasciano orfani tanti bambini, di abbandoni e separazioni. Oggi uno si sente tranquillo di poter fare mille cose, ma non investe nel futuro, si da alla bella vita, vive di bugie, ruba, non fa il proprio dovere. Oggi che ne ha la possibilità non ne approfitta. E se domani non potesse stare più in quella casa, con quella famiglia? Quanto rimpiangerà di non aver costruito una casa fatta di mattoni legati all'esperienza, alla cultura, all'educazione, al rispetto per gli altri. Imparare oggi è certamente fatica, rispettare le regole è dura, ma domani è un altro giorno e se oggi c'è il sole, domani potrebbe piovere a dirotto. Mia mamma diceva sempre "non fare domani ciò che potrebbe esser fatto oggi" perché oggi hai l'opportunità di fare, ma domani non puoi saperlo.

I ragazzi che ho in affidamento stanno crescendo velocemente, sette su dieci hanno già compiuto diciotto anni o li compiranno entro la fine dell'anno, qualcuno li ha già superati da un pezzo. Sono bravi ragazzi, ma ultimamente non stanno investendo nel loro futuro, pensano a divertirsi, non studiano, contravvengono alle regole. Nell'adolescienza questo è normale. Un figlio che ha un papà ed una mamma hanno spesso le spalle coperte, un eredità che prima o poi arriverà, una tranquillità economica almeno fino a quando non inizieranno a lavorare. Anche loro comunque devono investire nel loro futuro studiando per poi un giorno poter lavorare perché le sicurezze possono finire da un momento all'altro anche per loro. Ai miei ragazzi ripeto spesso che l'averli accolti, aver donato loro tutta la nostra vita, una casa e tante sicurezze non li mette al riparo dalle intemperie. Non abbiamo un'eredità da lasciar loro se non per quelli, per ora nessuno, che un domani volessero portare avanti la nostra missione di aiuto ai bambini. Devono oggi costruire qualcosa, progettare un futuro, studiare o imparare un mestiere, capire che non possono vivere alla giornata usando tutte le risorse a loro disposizione, la favola della formica e della cicala è emblematica. Oggi devono imparare come è la vita, allenarsi per entrare in gioco nel mondo degli adulti a testa alta, domani potrebbero non averne la possibilità.

Proprio ieri sera sono stato molto duro con loro. Gli ho spiegato con molta calma che ci sono tanti bambini fuori della porta che aspettano di entrare e lasciarsi alle spalle una vita di abusi e di violenze. La nostra scelta è stata per loro, ma oggi sono grandi e noi li seguiremo volentieri ma devono anche loro mettere impegno per crescere. Se non faranno nulla per maturare, se continueranno a non studiare, a dire bugie, a evitare le regole, a non rispettare i loro impegni, a non voler pensare seriamente alla loro vita futura saranno come un albero che non da frutto e dovranno lasciare il posto a bambini più piccoli che sono meno in grado di loro di difendersi.

In molti paesi del terzo mondo le strutture che accolgono i ragazzi li tengono solitamente fino ai quattordici anni perché tantissimi sono i bambini, anche appena nati, da sottrarre alla fame e alle violenze. A quattordici anni si hanno già un po' di strumenti per difendersi. Lo so che è cinico, ma se ho risorse per aiutare dieci bambini li aiuto finché posso, ma quando vedo che potrebbero camminare con le loro gambe, o quando non vogliono più imparare da noi ho il dovere di farli uscire dal nido anche se non vogliono per potermi prender cura di altri pulcini implumi.

Vivere di bugie, sotterfugi, furtarelli, non fare il proprio dovere, non studiare vuol dire non aver voglia di vivere una vita onesta e se a tredici, quattordici o quindici anni si può (mal) sopportare, quando arrivano ad averne diciotto o venti o addirittura ventiquattro non si può pensare di lasciargli fare tutto quello che vogliono senza costruire nulla per sé o per gli altri.

L'incertezza nel futuro che nella serata di ieri ho cercato di incutergli non è una punizione, ma un dono perché spero li stimoli abbastanza da farli camminare sulla retta via. Confido in Dio e nelle vostre preghiere

Devo dire però che sono un aiuto per l'Associazione e quindi per altri bimbi che potremmo accogliere in altre case o nel progetto del diurno, un aiuto che è tanto più forte quanto migliore è il comportamento che tengono.

 

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