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TESTO Non posso fare delle mie cose quello che voglio?

Riccardo Ripoli  

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Mercoledì della XX settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (22/08/2012)

Vangelo: Mt 20,1-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

C'è tanta invidia, tanta gelosia da parte di chi si crede giusto. Ci scandalizziamo se chi ha lavorato solo un'ora riceve la stessa ricompensa di chi abbia lavorato un'intera giornata, ci scandalizziamo se chi ha vissuto una vita di peccati e poi si pente, come il ladrone sulla croce, ottiene lo stesso trattamento da parte di Gesù rispetto a chi ha avuto una vita irreprensibile. E' gelosia e invidia, niente di più. Il Signore ci promette il Suo amore se ci comportiamo bene, se seguiamo i Sui comandamenti e ci promette anche il Suo perdono se capiamo i nostri errori. Tanto ci deve bastare. Noi facciamo il nostro lavoro, aiutiamo il prossimo, e lasciamo che sia Dio a giudicare, a separare il bene dal male, ma non erigiamoci a giudici e smettiamo di puntare il dito verso gli altri, smettiamola di pensare di essere migliori di chi non va in chiesa o non fa le preghiere tutte le sere. La nostra Fede ci dice di pregare? Bene, preghiamo. Altre persone non pregano, non vanno in chiesa ma si comportano bene, amano i bambini, curano i propri anziani, accudiscono i malati, educano i figli con sani principi? Il Signore li ama quanto ama noi, perché essere invidiosi? Non abbiamo anche noi l'amore di Dio se ci comportiamo bene? Coloro che guardano con gelosia le persone che sono amate da Dio, che giudicano gli altri e non lasciano che sia il Signore a valutare si vedranno sorpassare dagli altri che nella loro semplicità dedicano al prossimo tutta la loro vita, senza tanti clamori, senza nulla pretendere.

Il mio amico, ateo a suo dire, è mille volte migliore di me agli occhi di Dio. Io leggo il Vangelo tutti i giorni, lo commento con i miei ragazzi e so bene cosa voglia il Signore da me, eppure sbaglio mille volte al giorno, sono peccatore. Il mio amico, come tanti altri che in chiesa non vanno e non credono in Dio, ha una vita dedicata alla famiglia, si fa in quattro per gli altri, c'è sempre quando hai bisogno di lui, è un ottimo padre ed un marito fedelissimo nonostante le tante occasioni che potrebbe avere, lavoratore instancabile con un profondo senso dell'onore, dell'amicizia, della correttezza verso i colleghi anche se a volte non è contraccambiata? Il Signore gli darà una grande ricompensa quando sarà il momento, anche se non va in chiesa, anche se non crede in Lui. Perché esserne gelosi? Anzi, ne sono orgoglioso, sono fiero di avere una così brava persona come mio amico e da lui ho ricevuto critiche dolci e costruttive che mi hanno fatto aprire gli occhi su molte situazioni.

Tante volte con i miei bimbi mi trovo in questa situazione, dove uno è geloso se do un premio ad un altro. Mi tacciano di ingiustizia e borbottano alle spalle, ma li conosco bene e cerco di incentivarli, di spronarli. Così se uno è un grande lavoratore, fa bene i suoi turni, studia con profitto otterrà grande considerazione, gite, bagni in piscina, passeggiate a cavallo. Se un altro non ha voglia di fare, ma poi capisce che è bene fare ed aiuta un pochino, seppur con grande fatica, otterrà da me le stesse cose del primo. E' uno stimolo a fare meglio, un incentivo per continuare la strada intrapresa.

Ormai i ragazzi più grandi sanno che quando chiedo chi vuole qualcosa, ad esempio l'ultima fetta di cocomero o l'ultima palettata di gelato, non devono essere i più veloci ad alzare la mano, perché chi vuole non pensando che ci sono anche gli altri, è la volta che non avrà nulla a favore di chi, pur desiderando, lascia ai fratelli. Ed è così che dividiamo la fetta di cocomero o la palettata di gelato tra coloro che non si sono affannati a chiederla per primi, che spesso restano a bocca asciutta per imparare a non voler cercare sempre di essere primi.

 

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