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TESTO Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima.

Ileana Mortari - rito ambrosiano  

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Domenica che precede il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno B) (26/08/2012)

Vangelo: Mt 10,28-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.

34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. 35Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; 36e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.

37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Il testo del Vangelo di oggi fa parte del secondo discorso del vangelo di Matteo (cap.10): il discorso "missionario", in cui l'evangelista ha riunito varie sentenze e raccomandazioni di Gesù circa la missione dei suoi discepoli; anche se espressamente rivolto ai Dodici, visto che questi ultimi in Matteo sono in germe tutta la chiesa, il discorso è in realtà indirizzato ad ogni cristiano.

Esso è grosso modo diviso in tre parti: nella prima Gesù invita a dare la precedenza nell'annuncio agli Israeliti e impartisce istruzioni di vario genere; la seconda è tutta incentrata sul tema della persecuzione del discepolo "a causa del nome di Gesù" v.22), cioè per il fatto che è cristiano; nella terza si promette una ricompensa a chi accoglie i missionari. In parte la seconda e tutta la terza parte coincidono con la pericope della liturgia odierna.

Quando pronuncia questo discorso, Gesù sa bene a quali gravi difficoltà sarebbero andati incontro i suoi discepoli e i vv.16-25 riflettono quello che effettivamente accadde alla comunità matteana nel periodo intercorso tra la morte di Gesù e gli anni (80 d.Cr. circa) in cui venne redatto il vangelo: gravi persecuzioni dei cristiani da parte delle autorità sia politiche (i Romani) che religiose (i Giudei).

Ma l'invito di Gesù è a non temere, a non avere paura, espressioni più volte ripetute nel brano, una sorta di "leit motiv" (ricorrente in tutta la Scrittura) che deve sempre accompagnare il missionario, infondendogli fiducia, anche di fronte ai rischi più gravi.

Il cristiano non deve temere di dire "nella luce" e "dalle terrazze", cioè pubblicamente, quello che Gesù ha detto e spiegato "nelle tenebre" e "all'orecchio", cioè a pochi (v.27, precedente la pericope liturgica): sono le istruzioni e spiegazioni che spesso nel vangelo Gesù offre ai suoi, in disparte dalla folla, che ancora non è in grado di capire. Il cristiano non può tacere la verità che ha ricevuto e che dà significato alla sua vita, e deve farlo senza aver timore degli uomini.

Un altro è piuttosto il timore da avere, quello di Dio. Ma che cosa significa "timore di Dio"?

Non è certo, o non è solo, un sentimento di terrore senza scampo quale si può provare dinanzi ad un dominatore assoluto. E' invece anzitutto un dono, un dono dello Spirito Santo (cfr. Isaia 11,2), che comporta il riconoscimento della grandezza di Dio, la Sua trascendenza, ma insieme la sua assoluta vicinanza a noi e di conseguenza il desiderio di non dispiacerGli, è un sentimento che nasce dall'amore: il timore di far qualcosa che possa affliggere la persona amata. Ecco perché, paradossalmente, subito dopo aver detto "abbiate paura di colui che ha il poter di far perire....", Gesù dice: "non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!" Già, perché Colui che può far perire l'uomo nella Geenna con una giusta punizione è anche Colui che ha cura di ciascuno di noi fin nei minimi particolari ("perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati!" v.30)

Il messaggio che emerge dalla pagina di evangelo è allora questo: quanto più abbiamo "timore di Dio", tanto meno avremo paura degli uomini, e di tutto quello che possono farci, a causa di una nostra schietta e inequivocabile presa di posizione per Gesù e i valori che ci ha insegnato. Oggi come oggi, almeno nella nostra società occidentale, non c'è il rischio di vere e proprie "persecuzioni"; il credente che agisce e parla coerentemente con la sua fede può se mai andare incontro a derisione, sguardi di compatimento e sufficienza, perché appare anacronistico e non "al passo con i tempi", può "rimetterci" in termini economici e di carriera, se persegue sempre l'onestà e la verità, ma non corre rischio di vita. Questo nel contesto democratico e liberale dell'Occidente.

Ben diversa è la situazione in molte altre parti del mondo, dove le parole di Gesù "non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo" sono terribilmente attuali!

Basta guardare i rapporti annuali dell'ACS (Aiuto alla Chiesa che Soffre) e dell'ACAT (Azione dei Cristiani per l'Abolizione della Tortura) per rendersene conto; essi documentano ogni volta ondate di astio, violenze, intolleranza, azioni minacciose fino all'omicidio, che colpiscono cattolici e protestanti in varie località, specie in Asia e in alcuni paesi islamici.

In Pakistan sono stati commessi nel 2007 ben 24 omicidi di "blasfemi". In Corea del Nord dal 1953 sono scomparsi 300.000 cristiani e 100.00 sono tuttora detenuti in campi di lavoro; si calcola che nel Paese si trovino almeno 30.000 cristiani "occulti" che, se scoperti, rischiano la vita. Cinque milioni sono i cristiani fatti bersaglio del fanatismo islamico in Sudan, dove il regime ha deciso la eliminazione "scientifica" degli abitanti del sud, colpevoli di "essere cristiani"; in Iraq c'è addirittura un genocidio strisciante....; per non parlare degli atti di ferocia e criminalità perpetrati sulla minoranza cristiana di Timor Est, oltretutto nel quasi totale silenzio dei mass media!

Negli ultimi mesi abbiamo assistito a terribili "pogrom" anticristiani in Orissa (India) dove i cristiani sono odiati perché difendono i diritti dei fuori-casta, e in Pakistan, dove vengono accusati di profanare il Corano. In Brasile (come in genere nei paesi sudamericani) si allunga sempre più la lista di sacerdoti minacciati di morte perché prendono le difese dei più poveri, preda di latifondisti e imprenditori di legname senza scrupoli. Mentre si calcola che in 15 anni la presenza dei cristiani nell'intero Medio Oriente potrebbe dimezzarsi.

E sono almeno 20 ogni anno i martiri missionari per i quali preghiamo nella giornata annuale loro dedicata.

 

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