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TESTO Gesù, pane vivo disceso dal cielo

don Luigi Trapelli

XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (05/08/2012)

Vangelo: Gv 6,24-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

26Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 28Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». 29Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

30Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». 32Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». 34Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

Proseguiamo la lettura del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni. Domenica scorsa abbiamo letto il brano della moltiplicazione dei pani, mentre oggi Gesù parla ancora del pane di vita. Gesù vuole ribadire con maggior forza ciò che ha già detto in precedenza rimarcandolo.

La folla cerca Gesù e trovatolo pone questa domanda: "Quando sei venuto qua?". Da un lato è una annotazione cronologica, ma dall'altro la domanda richiama l'origine di Gesù. "Da dove vieni? Chi sei veramente tu?"

Gesù scende in profondità e non si ferma alla moltiplicazione dei pani, ma al suo significato. Gesù moltiplica i pani perché l'esistenza ha senso nel dono, nel servizio ai fratelli. Dal cibo che perisce, si passa al cibo che dona la vita eterna e che solo Cristo è in grado di offrire.

La folla pensa di compiere alcune opere, ma in realtà Gesù propone l'unica grande opera: riconoscere in Gesù il vero pane disceso dal cielo. La folla vorrebbe lo stesso dei segni da parte di Gesù, affinché possano credere come il segno della manna che Mosè diede nel deserto. L'uomo reagisce sempre con dei gesti concreti. Bisogna sperimentare, toccare, vedere un segno per credere.

Gesù ribadisce che non è stato Mosè a donare il pane dal cielo, ma Dio. Solo Dio può sfamare e dissetare per sempre. E' Gesù che rivela il volto del Padre, il pane vivo disceso dal cielo. Il cristiano è invitato ad accostarsi a Gesù, per trovare in lui la vita eterna e un vero modello di servizio e di condivisione.

Attualizzo brevemente questo testo.

Abbiamo bisogno di segni, ma il vero segno è la presenza di Gesù in mezzo a noi e il servizio ai fratelli.

Chi si dona agli altri, si accorge che il massimo dei segni è quando noti la felicità presente nel volto dell'altra persona in cui scopriamo il volto di Cristo.

E' vedere Dio nei poveri e nei sofferenti, nelle persone che hanno realmente bisogno.

Cristo instaura con la folla un rapporto di profondità e non sempre viene capito. Perché la folla è, in genere, molto superficiale e si ferma all'apparenza.

Come sarebbe bello poter entrare in profondità nei colloqui con le persone, senza maschere, andando fino in fondo alla realtà e senza accettare passivamente la vita.

Dobbiamo rivivere la profezia, ossia trovare persone capaci di leggere le situazioni in cui ci troviamo a vivere con senso cristiano. A volte anche noi ci fermiamo alla manna e non scendiamo a capire chi ha donato questo pane: Dio.

Chiediamo a Gesù di aiutarci in questo cammino.

Più cresciamo a livello di coscienza critica e più diventiamo non solo spettatori passivi della vita, ma autentici costruttori di storia a partire da un impegno nelle piccole occasioni che la vita ci propone.

 

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