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TESTO Commento su Gv 6,1-15

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XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (29/07/2012)

Vangelo: Mc 6,7-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Dopo questi fatti, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. 3Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

5Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. 7Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». 8Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». 10Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 12E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». 13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». 15Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Lago di Galilea e mare di Tiberiade sono la stessa acqua, ma con nomi diversi a motivo della città (Tiberiade) costruita dal tetrarca Erode Antipa negli anni 14-36 d.C. in onore dell'imperatore Tiberio.

Il pane moltiplicato apre al discorso sul pane della vita, decisivo per tutti gli evangelisti che lo mettono al centro dell'attività pubblica di Gesù. Il grande miracolo non è quello di sfamare una folla, ma quello di mostrare la gloria di Dio rivelata in Gesù, Parola fatta carne. La stessa folla che oggi è stata testimone del grande prodigio e vorrebbe proclamare Gesù Re d'Israele, appena domani rifiuterà la sua rivelazione come figlio di Dio. Neppure i miracoli sono sufficienti per la fede.

Dio si è rivelato sul Sinai. Anche Gesù si manifesta sul monte, dinanzi al lago, poco prima di Pasqua, la festa dei giudei. Per i cristiani il dato cronologico è importante almeno quanto quello territoriale: il pane distribuito richiama la Pasqua ebraica e i miracoli che l'accompagnarono. Gesù compie il passato e realizza ogni speranza d'Israele. La Pasqua ebraica entra nel banchetto eucaristico. Anche le parole di Gesù a Filippo: dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare? Ricordano quelle di Mosè: da dove prenderò la carne da dare a tutto questo popolo?

Le domande portano al tema della fede giacché nessuna soluzione umana basterebbe a saziare i bisogni dell'uomo. Gesù acquieta ogni tormento e soddisfa ogni bisogno: con cinque pani sfama cinquemila persone e ne avanzano dodici ceste. Il pane è d'orzo, quello dei poveri; come i venti pani del profeta Eliseo che sfamarono cento persone. Il pane avanzato va raccolto perché è sacro, segno della carne di Cristo, segno dell'Eucaristia.

La folla è felice di riconoscere Gesù come il profeta ultimo, ma fraintende la sua regalità; e Gesù si ritira da solo sul monte. Da questo momento inizia un progressivo ridursi della folla, finché Gesù rimane solo con i Dodici, come le ceste avanzate. Segno di una Chiesa missionaria che dovrà sempre sfamare una moltitudine immensa dando soltanto Gesù che è vero re, ma solo nel momento in cui dona la sua vita per noi. Un dono sovrabbondante come quel pane e quei pesci che ognuno poteva averne quanto ne voleva. La mensa è capace di nutrire tutti perché Egli ha insegnato a spezzare il poco per i molti.


Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

 

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