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TESTO Una presenza discreta

mons. Antonio Riboldi

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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (18/08/2002)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 15,21-28

In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Siamo come nell'ombra festiva della Madonna Assunta in Cielo. Una festa che ovunque si celebra con tanta solennità. Forse perché coincide con quel momento di riposo che è il ferragosto.

Ma indipendentemente da questo, l'Assunta davvero è uno di quegli eventi di Maria SS. ma, che più sentiamo.

Certamente per il privilegio avuto da Dio di non conoscere il terribile momento della morte, che a noi uomini fa tanto timore: soprattutto se 1a nostra vita è trascorsa con i pensieri troppo rivolti a ciò che passa e con lo sguardo difficilmente o raramente rivolto là, dove davvero inizia la vita, quella eterna.

Deve essere stato dolce quel momento in cui Dio chiamò vicino a Lui, colei che l'Ange1o aveva così salutato all'inizio: "Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te".

E Maria accolse l'annuncio che era poi 1a ragione della sua vita, che Dio aveva dalla eternità sottratta al peccato originale, perché fosse la Madre dolcissima e vera del Figlio, che doveva farsi uno di noi per fare di noi tutti di Lui in cielo.

Quel giorno dell'annunciazione rivela lo stile di Dio-Amore, che non fa' chiasso quando si fa vicino a noi, ma lo fa con tenerezza a tanta discrezione, che è la vera natura d'amore, che cerca il nostro assenso ne1 pieno rispetto della nostra libertà.

L'amore è sempre discreto, libero, gratuito e non conosce il chiasso. Si manifesta con dolcezza, sempre.

La Madonna con altrettanta dolcezza dirà: "Si compia la tua parola". E si compì in quel si1enzio evangelico che la vede raramente protagonista.

Anzi 1a descrive come una donna che ama fino in fondo accettando anche quello che non comprende, descrivendo il suo animo: "E Maria conservava tutte queste cose meditandole in cuor suo". Fino all'incredibile silenzio sotto la croce "Stava".

Un verbo che dipinge molto bene il silenzio di chi accetta l'amore, che si confonde can il dolore: un dolore necessario per noi, ma che era frutto dell'amore.

E non si poteva rifiutare l'uno, senza rifiutare l'a1tro. Amore e dolore raccolti nell'insostituibile verbo: "Stava sotto 1a croce".

Ed è lì che "Ci partorì come figli", quando Gesù ci affidò a Lei: "Donna, ecco tuo figlio". Siamo davvero nati al Cielo, divenuti figli di Dio e di Maria nel momento più solenne dell'amore del Padre; il momento della crocifissione.

Ed è bello cantare il nostro Magnificat per questo amore di Dio. Ed è bello sapere che Maria la nostra Mamma, è stata portata in cielo, senza conoscere la morte, per poter essere vicina a noi, come sa fare una Mamma.

Una Mamma che ora tiene nelle sue mani il Figlio Gesù, Re del Cielo e della terra e nostro compagno di vita con la sua grazia: e tiene per mano noi.

Piace per chi ha tanta fede, sapere che ogni volta volgiamo gli occhi a Maria, nostra Mamma, lei i nostri occhi li rivolge al Figlio, deponendo in Lui le nostre preghiere. E' stupendo sapere che siamo amati tanto.

Tanti anni fa, quando ALBA, diretta dalla non dimenticata Giu1iana Pelucchi, organizzava d'estate i pellegrinaggi, ci recammo a Lourdes. Con noi c'era anche la dolcissima Sorgato.

E' consuetudine a Lourdes, nel pomeriggio, la grande processione eucaristica, presenti tutti i numerosi ammalati, che alla fine vengono benedetti dal Santissimo Sacramento. Per me presiedere la processione e quindi benedire gli ammalati era come "Parlare a Maria perché parlasse a Gesù".

Un anno, non essendo possibile svolgere la processione nella promenade, per la pioggia, questa si celebrò nella grande basi1ica sotterranea.

Vi si assiepavano migliaia di persone. Era solenne il canto, come fosse una marcia celeste che accoglieva il Re del cielo. Al momento della benedizione, che si dava ai quattro lati del grande altare, l'unica voce che si sentiva era l'urlo di un handicappato che sembrava ferire la basilica e ferire lo stesso cielo.

La Sorgato stava ai piedi dell'altare tutta assorta. Accompagnava quel momento di silenzio, rotto dal dolore degli uomini, vera fotografia di ciò che siamo sempre, una dolcissima musica di organo, che sembrava scandire parole di amore, appena sussurrate.

Piangevamo tutti, come accompagnassimo il pianto del mondo di tutti i tempi e luoghi: ma nello stesso tempo sentivamo quasi fisicamente la carezza di Dio che era nel silenzio rotto da quella musica che sembrava di note non nate da un organo ma venute de1 cielo.

Tanto che la Sorgato chiese che que1 momento di dolore e di amore fosse conservato in un registratore, perché fosse l'atmosfera che doveva accompagnarla nel momento della morte.

Ho voluto descrivere quel momento perché è il momento della paura e del dolore che tutti proviamo in vari modi. Una paura di essere abbandonati da tutti. La paura che ebbero gli Apostoli nella notte in barca, mentre Gesù si era allontanato da solo a pregare.

Paura che tutto crollasse nella tempesta. Ma è nel momento più duro della tempesta che proprio Lui, Gesù, che certamente non aveva mai perso d'occhio i suoi, come non perde mai d'occhio noi, si fa vicino, camminando sulle acque e andando incontro agli Apostoli, comandando addirittura che la tempesta si calmi.

Ed ai discepoli disse: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!" (Mt.14,22-33).

Non solo, ma a Pietro che gli aveva chiesto di poter camminare anche lui sulle acque, vedendolo subito vacillare e affondare sollevandolo lo rimproverò dicendo: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?"

E questo rimprovero credo lo meritiamo tutti per le tante paure da cui ci facciamo prendere. Dimentichiamo che siamo sempre nell'occhio del Padre, che veglia sui nostri passi. Dolcemente.

Lui sa quello che è il bene vero nostro, che non ha la durata di poco tempo, quello sulla terra, ma va oltre, come quello della Mamma Assunta. Non dobbiamo mai dubitare...Dio si fa vicino con tenerezza e la tenerezza non è chiasso.
Lo descrive bene il libro dei Re.

"Essendo giunto Elia sul monte di Dio, l'Oreb, entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore gli disse: "Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore".
Ecco il Signore passò.

Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare le montagne e spezzare 1e rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo i1 vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto.

E dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco.

Dopo il fuoco ci fu i1 mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello; uscì e si fermò all'ingresso della caverna" (Re, 9,11-13).

 

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