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TESTO Il falegname

don Luciano Cantini  

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (08/07/2012)

Vangelo: Mc 6,1-6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,1-6

1Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Non è costui il falegname

Per celebrare Dio, l'uomo ha dato libertà al suo ingegno e alla sua arte: la maestosità del romanico, l'elevazione del gotico, la ricchezza del barocco... ogni secolo ha espresso nell'architettura, nella musica, nella pittura opere che parlassero al cuore dell'uomo della grandezza di Dio. A nessuno è venuto in mente la bottega del falegname tra schegge e trucioli, polvere e segatura, ragnatele e strumenti di lavoro.

Questo è lo scandalo di sempre: la distanza tra il luogo i cui l'uomo cerca Dio e quello in cui Dio ha scelto di abitare.

Non fa problema lo scandalo degli abitanti di Nazareth e del loro stupore, ma il nostro scandalo che nonostante duemila anni di vangelo ancora permane. Anzi sembra che in questi nostri anni si stia particolarmente acuendo, almeno a guardare la ricchezza dei paramenti e dei trinati che vengono sfoggiati per celebrare quel falegname di Nazareth. Eppure quel falegname con i suoi abiti polverosi di segatura, con l'umiltà del suo grembiule ci racconta il grande mistero della Incarnazione. Se si prescinde da questa spoliazione (cfr. Fil 2,7) non si capisce più nulla del mistero di Dio e del suo Vangelo, questo rischio non si è ancora allontanato dalle Chiese.

«Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua»

Da sempre i profeti non hanno vita facile, il loro messaggio è talmente osteggiato che ad Ezechiele (2,5) è detto: Ascoltino o non ascoltino - dal momento che sono una genìa di ribelli -, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro. Quello che fa problema che i profeti non sono osteggiati dai "cattivi" di Israele, ma dalle persone buone, i frequentatori del Tempio, gli studiosi delle Scritture, i Sacerdoti, i potenti.

A Nazareth sono gli amici di Gesù, quelli che sono cresciuti con lui, con cui hanno giocato insieme, coloro che con il Falegname hanno familiarità. Anche questo, per noi frequentatori di chiese e amici di Gesù dovrebbe far riflettere e liberarci dalle sovrastrutture mentali che vogliono immaginare un Dio lontano e inaccessibile, da adorare tra i ceri e i profumi d'incenso.

In tutto il Vangelo Gesù si sforza di far capire la sua vicinanza all'uomo, la sua compassione, la misericordia. Mangia e beve, si china a lavare i piedi, predilige i peccatori e i poveri, si paragona agli stranieri, gli affamati, i malati, i carcerati. È condannato a morte come un malfattore. La storia di Gesù allontana da noi un'idea di Dio costruita nei secoli, questo è lo scandalo. Prepotentemente quella stessa idea riemerge nella storia degli uomini e nelle religioni.

E che sapienza è quella che gli è stata data?

La Parola di Gesù è una parola che disturba, destabilizza, porta una novità che sembra difficile cogliere. Eppure era una novità già stabilita fin dalle origini del mondo. La sua è la sapienza del profeta che rivela ciò che da sempre è nascosto nel cuore di Dio, rivela la verità dell'uomo come era nel pensiero del creatore prima che il peccato ne prendesse possesso, e di cui l'uomo fa fatica ad esserne liberato. Ecco perché si meravigliava della loro incredulità. Della incapacità dell'uomo di riconoscere la Grazia che Dio gli sta donando e che forse non risponde alle sue aspettative.

Abbiamo la consolazione che nonostante tutto Gesù continua a imporre le mani per la guarigione e a camminare per le strade del mondo, insegnando.

 

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