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TESTO Vangelo o Chiesa?

don Giovanni Berti

XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (17/06/2012)

Vangelo: Mc 4,26-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 4,26-34

26Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. 28Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; 29e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».

30Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; 32ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».

33Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. 34Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

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Una delle tante critiche che si fa al cristianesimo è questa: Gesù ha predicato il Regno di Dio, gli apostoli però hanno fatto nascere la Chiesa. Detta in altre parole, Gesù voleva parlare di Dio e del mondo rinnovato con la sua presenza e invece i primi cristiani hanno messo in piedi una organizzazione religiosa che nel corso della storia ha sempre più "tradito" le intenzioni di Gesù, che non aveva in mente alcuna nuova religione.

E' una critica molto forte e dura, che non va snobbata troppo velocemente, ma al contrario va ascoltata e discussa.

Nel racconto del Vangelo è indubbio che Gesù ha uno stile spesso "dissacrante" nei confronti delle tante regole e rigidismi rituali della religione ebraica alla quale appartiene lui e i suoi discepoli. Gesù ha a cuore il recupero dello spirito originario delle Scritture antiche, mentre critica più volte i responsabili religiosi del suo tempo perché con la loro pratica e insegnamento hanno "ucciso" la fede e il legame con Dio.

Ma non ci si può però dimenticare che noi abbiamo le parole e la vita stessa di Gesù proprio attraverso la memoria e la testimonianza della primissima comunità cristiana. Senza la prima Chiesa noi non avremmo nessuna memoria di Gesù. L'evangelista Marco infatti (come gli altri) scrive da cristiano, inserito in una comunità che ricorda e celebra il Signore Risorto.

E' dunque ingiusto dire che la prima Chiesa tradisce la libertà che Gesù ha introdotto con le sue parole e con la sua testimonianza.

Ecco che le parole del Vangelo di questa domenica, ci testimoniano che la volontà della Chiesa fin dal suo inizio, è quella di vivere nelle parole e soprattutto nello stile di Gesù.

Gesù appare qui profondamente ottimista nei confronti della vita e della forza della sua parola.

Gesù usa l'immagine di un piccolo seme per dire quale forza di vita ha, anche se è piccolo e anche se non si sa bene come cresca e come passi da piccolo seme a grande albero. Gesù sa che le sue parole, pronunciate a volte ad un piccolo gruppo di discepoli nemmeno tanto istruiti e certamente non ricchi e potenti, avranno un futuro e non saranno disperse. E infatti queste sue parole arrivano fino a noi oggi e nel corso dei secoli hanno illuminato intere generazioni di cristiani, e attraverso loro hanno cambiato il mondo.

Le domande da farci come Chiesa sono: "abbiamo anche noi la stessa fiducia di Gesù?" "Crediamo anche noi nella potenza del Vangelo per cambiare il mondo?"

Forse nel corso della storia la Chiesa non sempre ha brillato di testimonianza evangelica, testimoniando più di credere della potenza del denaro e a volte persino delle armi. Ma nonostante questo, la comunità dei cristiani rimane ancora il veicolo principale (non l'unico certamente... ) perché il Vangelo di Gesù entri nella storia umana. E la Chiesa siamo noi, ogni battezzato che ha il compito nel piccolo terreno della propria vita di gettare il piccolo seme di Gesù. E' così che il Regno di Dio (cioè la presenza di Dio nella storia) cresce e si allarga.

Il Regno di Dio ha bisogno della nostra fiducia e del nostro ottimismo, come lo aveva Gesù e anche i primi cristiani, che erano consapevoli all'inizio di essere pochi e non sempre amati, ma che hanno lo stesso creduto e testimoniato Gesù. Grazie al loro ottimismo e fiducia noi oggi possiamo conoscere, amare e vivere il Vangelo, e con esso possiamo fare del mondo un posto migliore.

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