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TESTO Nel cuore dei misteri di Dio

don Alberto Brignoli  

XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (17/06/2012)

Vangelo: Mc 4,26-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 4,26-34

26Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. 28Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; 29e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».

30Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; 32ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».

33Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. 34Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

La vita è piena di misteri, di piacevoli misteri, la cui natura ci è spesso sconosciuta.

Provate voi a dare una spiegazione all'amore che sboccia tra due persone, ancor più (e ne vediamo spesso) quando le personalità dei due sono diametralmente opposte tra di loro...ti chiedi come possano essersi incontrate, innamorate, stimate e amate due persone che non hanno nulla (o quasi) in comune tra di loro.

Oppure come possa un ragazzino con mille grilli per la testa, che fa il diavolo a quattro e che nemmeno il miglior educatore saprebbe gestire, ad essere il primo della classe e ad avere il massimo rendimento scolastico. E un giorno divenire un affermato professionista...

Anche capire come da paesi del Sud del mondo o da grandi città di ogni latitudine del pianeta, dove solo si respira violenza e dove portare a casa la pelle è una lotta quotidiana, possano scaturire esempi di voglia di vivere, di tenerezza familiare, di amore verso l'uomo e il creato, beh...senza ombra di dubbio fa parte dei misteri incredibili ed esaltanti della vita, che è capace di risuscitare speranza anche dalle apparenze di morte.

In tutti questi esempi, come in molti altri che ognuno di noi può menzionare e narrare come bagaglio della propria esperienza di vita, si nascondo dei germi di vita e di speranza che sono ben difficili da spiegare, a volte addirittura da narrare, ma che di certo sperimentiamo e avvertiamo in maniera evidente e decisa. E spesso, questi germi di vita e di speranza si manifestano con episodi, discorsi, aneddoti e battute, ma anche pensieri, che poi rimangono ben iscritti nel cuore e nella vita di ognuno di noi, e che restano a lungo come un momento fondamentale, importante, che segna una svolta nella costruzione della nostra storia e della nostra identità.

Sono quelle famose "cose che ti senti dentro", la cui importanza è per te profondissima, e che non riesci affatto a spiegare a parole, ma le senti vere, e nel momento in cui provi a dirle o a descriverle, perdono valore e sembra quasi che sfuggano al tuo controllo. Sono davvero tante le cose della vita che si sentono e non si riescono a dire, e le esprimi in maniera efficace solo se lasci loro degli adeguati spazi di espressione e di comprensione, in cui tu devi inserirti con la tua vicenda e la tua storia personale. Pensiamo anche solo al momento in cui nasce una vocazione, a qualunque stato di vita si sia chiamati.

Ecco perché Gesù parlava esprimendo misteri "detti e non detti", narrati e non del tutto espressi, evidenti ma anche nascosti, ossia in parabole: perché in realtà, è Dio stesso che è così. Dio si rivela proprio nei misteri di cose dette e non dette, di cose espresse e non del tutto comprese, di fatti della storia in cui poi ognuno di noi è chiamato ad inserirsi con la sua personalissima storia, che però alla fine rimane sempre e comunque condotta da Dio. Come questo avvenga, nessuno di noi bene lo sa. Come l'agricoltore che semina un seme nella terra ed esso cresce, senza che egli sappia per quale motivo o con quali tempi e modalità ciò avvenga, e soprattutto indipendentemente da quanto egli sia in grado di fare.

Dalla parabola del seme che cresce da solo portiamo a casa l'insegnamento di un mistero grande di Dio, e cioè che Dio realizza sempre e comunque il suo regno nonostante tutto. Nonostante buona parte del seme che egli semina cada in tipi di terreno che fanno ben poco sperare (lo dice la parabola del seminatore, che nel Vangelo la precede). Il seme è gettato a larghe mani, dappertutto, quasi buttato via, eppure il seme cresce: come, nemmeno il contadino lo sa, e comunque porta frutto abbondante. E nemmeno si sa come un piccolissimo seme, come quello di senapa, poco più grande di un filo di polvere, possa poi crescere e diventare un albero che dà nido e riparo agli uccelli del cielo.

Così come nessuno sa, a parte Dio, come le cose più insignificanti agli occhi degli uomini possano diventare talmente grandi da offrire ad ogni uomo segni evidenti dell'amore di Dio. E allora, dodici umili pescatori, falegnami, esattori e teste calde di Galilea diventano annunciatori delle grande opere di Dio ad ogni nazione e in ogni lingua; una piccola contadina di uno sperduto villaggio dei Pirenei diventa ambasciatrice dell'amore misericordioso di Maria per tutti i malati e i sofferenti; una minuta e gracile suora albanese si fa piccola matita nelle mani di Dio per scrivere le più belle storie di carità fra le strade di Calcutta. Ma era già successo molti anni fa, in un villaggio insignificante della Giudea, chiamato Betlemme, quando Dio scelse di far nascere non solo suo Figlio, ma tutta l'esaltante storia della nostra salvezza.

E come mai Dio fa queste cose? Come mai preferisce una parabola a un discorso ufficiale, un silenzio eloquente a un'affermazione dottrinale, un insignificante gesto a un'azione roboante? Non lo sappiamo, e anche questo fa parte delle cose di Dio e dei suoi misteri. Non possiamo pretendere di avere le ricette per le grandi questioni della vita, visto che non abbiamo neppure le ricette per i molti problemi che nel quotidiano ci troviamo a vivere; ma se avessimo anche solo la capacità di lasciarci stupire e meravigliare dai misteri che Dio attua ogni giorno nella vita delle persone impareremmo senz'altro a giudicare di meno, a sentenziare di meno, a non condannare affatto chi risponde alle provocazioni della vita, e della vita di fede in particolare, con modalità che a noi sembrano strane, insignificanti, misteriose o addirittura insulse.

Dio, allora come oggi, continua a parlarci in parabole; e sembra che difficilmente potrà cambiare idea.

 

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