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TESTO Commento su Sapienza 1, 13 - 15; 2, 23 - 24; Salmo 29; Seconda Corinzi 8,7. 9. 13 - 15; Marco 5,21-43

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (01/07/2012)

Vangelo: Sap. 1, 13 – 15; 2, 23 - 24; Sal 29; 2Cor. 8,7. 9. 13 - 15; Mc. 5,21-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 5,21-43

21Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». 31I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

La liturgia della scorsa domenica ci ha ricordato la grande missione profetica di Giovanni Battista, precursore del Cristo, legato a lui attraverso lo Spirito Santo.
"Croce, fede, morte, salvezza, vita: la liturgia di questa domenica si svolge nel significato vero di queste parole".
La prima lettura tratta dal Libro della Sapienza, ci dice quello che sta veramente a cuore a Dio:"egli non ha creato la morte e non vuole la rovina dei viventi" ma ha creato tutte le cose per l'uomo, perché i viventi siano portatori di salvezza. Il cristiano deve vivere prima di tutto sulla terra che Dio ha creato proprio per lui, deve farsi carico della salvezza dei fratelli, Dio ha creato l'uomo per la vita ma a causa del peccato è entrata nel mondo la morte non voluta da Dio.
Nel salmo responsoriale con il ritornello l'uomo ringrazia il Signore perché lo ha risollevato da tutti i suoi mali, gli ha ridato la vita e per questo l'uomo canta inni al Signore per ringraziarlo della sua bontà che dura per sempre. Sentimento dolce per l'animo l'aver trasformato il suo pianto in danza e per questo lo ringrazierà in eterno.
Nella seconda lettura l'apostolo Paolo scrive ai Corinzi per invitarli alla condivisione tra uomo e uomo, tra comunità e comunità sull'esempio del Signore nostro Gesù Cristo che: "da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà": solo con la condivisione può esserci la vera comunità che ci salva. Ogni uomo, per piccolo e povero che sia, ha qualcosa da dare agli altri e nessuno è così ricco da non poter più ricevere niente dagli altri.
L'apostolo Marco nel vangelo di questa domenica ci presenta due miracoli compiuti da Gesù: intorno a Gesù si radunava sempre molta folla e in uno di questi momenti andò verso di lui un capo della sinagoga di nome Giairo che gli si gettò ai piedi chiedendogli aiuto per la sua figlioletta che stava morendo. In quel momento la fede di Giairo era autentica, confidava nel maestro, sapeva che se lui fosse andato a casa sua la figlioletta sarebbe guarita. Poco dopo vennero da casa sua e gli dissero che la bambina era morta ed allora lo sconforto invase l'animo del padre e forse anche la sua fede divenne più debole. Gesù lo guardò e gli disse: "Non temere, soltanto abbi fede". Andò poi a casa di Giairo ed entrato nella camera della bambina gli prese la mano e gli disse: "Talita kum", e la bambina si alzò e si mise a camminare .
Mentre la folla era intorno a lui una donna malata da 12 anni, gli si avvicinò e gli toccò la veste, con fede; pensava che se solo fosse riuscita a toccare Gesù sarebbe guarita. Nonostante la folla Gesù sentì la forza uscire da lui e chiese chi l'avesse toccato, la donna impaurita gli si gettò ai piedi e Gesù le disse: "Figlia la tua fede ti ha salvata, alzati e va in pace".
Il termine "fede" possiamo tradurlo in fiducia nel Signore, fiducia illimitata contro ogni logica umana. La fede però deve essere autentica. E' facile avere fede quando tutto va bene, facile ringraziare il Signore in una bella giornata di sole passata in famiglia, in amicizia nella realizzazione dei nostri desideri leciti. La fede autentica è quella che il cristiano ha nei momenti bui, difficili, quando il cielo è scuro, quando non si riesce più ad intravedere la strada giusta: allora solo la fede ci può dare la "sua pace".
Siamo appena tornati da Milano dove abbiamo partecipato ai tre giorni di conferenze del settimo incontro mondiale delle famiglie, ed anche noi due, come la donna del vangelo, eravamo da soli nella folla dei credenti, ci siamo però sentiti parte di quella Chiesa ancora viva e vera che dopo duemila anni è ancora fiorente e capace di riempire i cuori di gioia e di coraggio.
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Viviamo la nostra vita in modo concreto, calati nella realtà di oggi, o la nostra spiritualità ci allontana dal reale?

- Siamo capaci di ringraziare il Signore che ci risolleva dalle nostre debolezze o ce ne dimentichiamo?

- Le nostre case e le nostre comunità sono sempre aperte a tutti?

- Le scelte della nostra famiglia sono improntate alla fede in Cristo, o piuttosto alle convenzioni?

- Nel nostro avere fede siamo come la donna o, nei momenti difficili, la nostra fede si indebolisce?
Commento a cura di Gianna e Aldo Sartore - CPM Genova

 

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