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TESTO E' la Forza più forte perché è la più debole

Marco Pedron  

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Santissima Trinità (Anno B) (03/06/2012)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Oggi la chiesa celebra la festa della Trinità. Se noi prendiamo i vangeli non troviamo questa parola. Solamente molti anni dopo, verso la fine del II secolo, si iniziò ad usare questo termine.

Gesù muore. Tutto finito? No, perché risorge. Gli apostoli nei primi anni annunciavano solo questo: "Quello che è stato crocifisso, non è morto, ma è vivo. Noi lo abbiamo veduto, incontrato; noi lo sentiamo". Passano gli anni e la riflessione si approfondisce. Allora i primi cristiani si chiedono: "Ma cosa vuol dire che Gesù è Figlio di Dio?". E poi: "Ma in che modo Gesù è il Figlio di Dio?". E ancora: "E chi è Dio?".

Per noi questa è una verità definita e raggiunta, ma all'inizio non fu affatto così. I primi secoli furono tormentati dal tentativo di capire chi era Dio. D'altronde è sempre così: prima si vivono le cose e poi si cerca di capire cosa si è vissuto.

C'era chi diceva: "Il Padre è divino, il Figlio (Gesù) viene dopo". Per cui Gesù è un Dio minore. Altri dicevano: "No, il Padre, il Figlio e lo Spirito sono tre modi in cui Dio si è manifestato" (per cui, ad esempio, sulla croce c'era il Padre). E' lo stesso Dio che si manifesta in maniera diversa. Altri ancora dicevano: "Gesù era solo un uomo, come tutti gli altri: poi Dio si è posato, incarnato su di lui, lo ha preso per farlo suo Figlio". Per cui Gesù non era da sempre Figlio di Dio.

Nel 325 a Nicea ci fu un concilio dove si disse: "Il Padre e il Figlio sono della stessa sostanza", e si usò il temine omousios che vuol dire "della stessa essenza". Nel 381 a Costantinopoli si disse che anche lo Spirito è omousios, cioè della stessa sostanza del Padre e del Figlio. Ma fu Sant'Agostino a chiarire bene nel "De Trinitate" la teoria della Trinità. Il Padre è l'Amore (Amans), il Figlio è l'Amato (Amatus) e lo Spirito è l'Amore (Amor) del Padre e del Figlio.

In realtà per molti secoli ci furono discussioni; tutt'oggi la chiesa orientale e quella occidentale sono divise sulla teologia dello Spirito: tutto questo sta a dire la difficoltà di sondare, capire, penetrare il mistero di Dio. D'altronde come può l'uomo che è limitato capire, comprendere (nel senso proprio di abbracciare, cum-prendere) il mistero infinito di Dio? D'altronde come si può parlare dell'Innominabile? Come può una goccia parlare del mare o dell'oceano? Ne parlerà utilizzando quello che sa, quello che conosce, le immagini che ha nella sua mente. Per questo quando parliamo di Dio tutto è mediato, parziale, vero e falso allo stesso tempo. Quando un uomo parla di Dio, se lo ascoltiamo, capiamo molto più dell'uomo che di Dio. Per questo molti mistici e molti santi, non facevano altro che lodare, che cantare, che far silenzio, che meditare, che contemplare: "Nessuna parola, nessuna parola, perché ogni parola lo limita", dicevano. Di Dio è molto più ciò che non si può dire che ciò che si può dire.

E' molto conosciuto il sogno di quel santo che camminando in riva al mare cerca di comprendere e di scervellarsi per capire chi è Dio. Ad un tratto il suo andare lungo la riva viene interrotto dall'incontro con un bambino. Il bambino ha fatto una piccola buca, prende l'acqua del mare e la mette dentro la buca. "Che fai, bambino?". "Metto tutta l'acqua del mare dentro questa buca". "Ma è impossibile: non vedi che grande e immenso è il mare!?". "E tu come pensi con la tua piccola mente di comprendere chi è Dio?", rispose quel bambino al santo.

Ma allora cosa si può dire di questa festa? Si può dire qualcosa? La festa della Trinità dice: "In Dio ci sono tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo" e tutte e tre sono Dio. Tipico di queste tre persone non è la solitudine (non sono tre dei) ma l'essere in relazione con gli altri due.

Gli occidentali dicono: "C'è chi Ama (il Padre), chi si sente Amato (il Figlio) e l'Amore (lo Spirito) che li unisce". Gli orientali dicono: "C'è il Padre (il Padre), la Madre (lo Spirito/Ruah) e il Figlio (generato dal Padre e dalla Madre/Spirito).

Tutti noi facciamo questa esperienza: qual è la cosa che più cerchiamo nella vita? L'amore! Ma perché ci sia l'amore non bastano due persone; non basta un uomo e una donna, non bastano due amici, non basta una madre e suo figlio. Perché ci sia l'amore servono tre elementi: due persone e una relazione.

Ci sono io, ci sei tu, ma se non c'è il legame fra me e te, se non c'è una relazione, un rapporto forte e profondo, se non c'è qualcosa che ci unisce, se non c'è l'amore, siamo separati, lontani e non c'è neppure rapporto.

Ciò che conta in una relazione è che non ci fondiamo (io e te siamo uguali, la stessa cosa), che non siamo separati (io e te siamo distanti, non c'è rapporto) e che ci amiamo (che ci sia una relazione fra di noi).

Allora la festa di oggi tenta di esprimere una verità inesprimibile: "Dio è Amore; Dio è Relazione". E per parlare della relazione tra Padre, Figlio e Spirito Santo, si usò una parola: pericoresi. Peri-coreo vuol dire andare attorno, danzare (il choros è la danza). La Trinità è Vita, Relazione, Danza, Divenire, Amore, Comunicazione, Darsi e Riceversi.

Qualcuno potrebbe dire: "Ok, mettiamo pure che Dio sia così... e allora? Cosa centra con noi?". Centra, eccome! Perché tutto ciò che esiste è formato ad immagine e somiglianza Sua. Tutto ciò che vive ha l'impronta, il segno, è creato ad immagine di Dio.

La prima grande verità della festa di oggi è che tutto è in relazione.

Sono stati fatti degli esperimenti incredibili: si prendono due particelle "complementari", che cioè si influiscono a vicenda (dove le rotazioni si annullano a vicenda fino a raggiungere una rotazione pari a zero) e le si divide. Una, mettiamo, la si porta a Tokio e l'altra a New York. Bene, cosa succede? Succede che se si varia la rotazione di una varia anche la rotazione dell'altra. E non importa quanto lontano siano fra di loro. Vuol dire che, nonostante la distanza, rimangono collegate fra di loro.

Se due persone di elevata integrazione spirituale meditano ad occhi chiusi, senza nessun contatto, in silenzio, i loro cervelli si sincronizzano e si muovono all'unisono. L'uno può percepire l'altro.

Quando nel 2004 lo tsunami fece centinaia di migliaia di morti in Asia, si credette che lo tsunami avesse spazzato via anche le tribù dei Sentinelesi e altre piccole tribù (poche centinaia di individui) che vivevano sulle isole remote Andamane (tribù rimaste isolate dal resto del mondo da 30-60 mila anni!). Ma non fu così. Perché, come gli animali, anche loro percepirono lo tsunami e il pericolo imminente rifugiandosi nei territori più interni.

Conosciamo il "dolore dei gemelli": quando sta male uno l'altro, anche se lontano, lo sente. A volte succede anche fra gli amanti, fra madri e figli, perfino tra gli amici.

La fisica quantistica rende chiara questa cosa: il tutto è in relazione con il tutto. Cioè: qualunque cosa succeda nel mondo ha una vibrazione, un'eco, magari piccola (ma ce l'ha!) in tutto il mondo e su ogni essere.

Allora non è vero che ciò che faccio riguarda solo me. Ciò che faccio, nel bene e nel male, si riverbera su ogni cosa e su tutto ciò che vive. Sui più vicini, prima di tutto, e su ogni creatura. E tutto ciò che succede si riverbera su di me.

Tutto quello che fai, allora, non lo fai solo a te ma a tutto il mondo. Ciò che vivi agisce non solo su di te ma su tutti. Se tu diventi più consapevole, tutto il mondo diventa più consapevole. Se tu diventi più fiducioso della Vita o più coraggioso nelle scelte o più illuminato o più cresciuto nel tuo essere uomo, tutto il mondo diventa così. E quando odi, non solo tu ma tutto il mondo subisce il tuo odio. E quando maledici la tua vita, maledici tutta la Vita. Quando hai pensieri omicidi per un uomo, tutto il mondo ne subisce l'onda. Così come quando ami, tutto il mondo sente l'onda del tuo amore.

E quando prego e il mio cuore è unito a Dio, non lo faccio solo per me ma prego davvero per tutto il mondo. E tutto il mondo diventa più aperto, spirituale, profondo e vicino al Cuore di Dio. E' che noi non crediamo alla potenza della preghiera! Ma se pregassimo di più, se i nostri cuori viaggiassero alla frequenza dell'Amore, tutto il mondo (oltre a noi) sarebbe un mondo migliore.

Tutto è collegato a Tutto. Tutto è Uno, cioè, interconnesso (Gv 17,11). E poiché tutto è connesso non esiste niente di separato, di isolato, di "fuori", che non abbia a che fare con il resto. Perché tutto è unito e nulla è diviso dal resto. Questa cosa adesso la sappiamo anche dalla fisica quantistica, ma i mistici di tutte le religioni ce l'hanno detta e la sapevano da sempre: nulla è separato ma tutto è terribilmente unito.

La grande miopia è isolare il bene dal male, come se fosse possibile fare così (cfr. Mt 13,24-30). Quando succede qualcosa cosa si fa oggi? Bisogna trovare subito un colpevole. Trovatolo, poi tutti si sentono a posto, tranquilli, come se solo lui fosse il colpevole, il male da estirpare. Ma tutto è collegato a tutto!

Famiglia perbene: uno dei figli è schizofrenico. Il padre: "Ma guarda te: se non ci fosse lui la nostra famiglia sarebbe perfetta". Ma sappiamo bene che non è così: dove c'è un disagio tutti gli elementi lo vivono in maniera diversa; poi la rete si rompe in un punto, ma tutta la rete vive le stesse vibrazioni e tensioni.

Francois Tosquelles, psichiatra francese, che lavorava a Lozere, aveva scoperto che quando curava e guariva un bambino psicotico rendendolo alla sua famiglia, l'anno successivo o sei mesi dopo, la famiglia gli portava in cura un altro bambino che nel frattempo si era ammalato.

Quand'eravamo alle medie nella nostra compagnia di amici c'era uno che non sopportavamo. Tutto quello che accadeva, secondo noi, era colpa sua. Così (in grande queste dinamiche sono le guerre) un giorno lo abbiamo minacciato e cacciato fuori dal gruppo. Tutto perfetto? Macché! Dopo qualche mese, c'era un altro nostro ex amico che era diventato il nuovo capro espiatorio. Non era lui il male: eravamo tutti noi che avevamo bisogno di dare ad uno il ruolo di "materasso", di colui che paga per tutti.

L'immigrazione: è una questione irrisolvibile finché si traccerà una linea di confine tra buoni e cattivi, tra coloro che hanno diritto o coloro che non ne hanno. Perché tutto è sempre in relazione, connesso, con il tutto.

La festa della Trinità dice un'altra grande verità: la Relazione è Tutto. La festa della Trinità dice che Dio è relazione, rapporto, comunicazione, divenire creativo, danza.

E il mondo della materia cosa dice? Dice la stessa cosa! Se noi prendiamo un atomo, da che cos'è formato? Dentro, un atomo è pressoché vuoto. Da che cosa è tenuto insieme, allora? Le piccolissime particelle dell'atomo (che danzano in continuazione: pericoreo!) sono tenute insieme dalle connessioni che intercorrono fra di loro. Cioè: se non ci fossero delle relazioni, delle attrazioni, ognuna delle particelle se ne andrebbe per conto suo. E' il legame (la re-ligione è la scienza del Legame!) la cosa decisiva tra tutte le cose.

La festa della Trinità svela il segreto della realtà: tutta la realtà è trinitaria.

Che cosa conta tra due persone? Prendo un uomo, una donna e li metto insieme: sono una coppia? No! Perché ci sia una coppia serve un'altra realtà: che ci sia un legame forte, intenso, profondo, vero, tra di loro. E' il legame, l'amore, lo spirito, che fa unita, vibrante, forte, una coppia di sposi o di amici.

Una coppia non "muore" se l'amore vive; una coppia non "muore" se la comunicazione avviene; una coppia "non muore" se lo spirito rimane vivo; una coppia non "muore" se la relazione è vibrante. Le coppie muoiono perché muore "la relazione" e rimane solo il legame giuridico: si sta insieme allora non più in forza dell'amore, del legame, della passione, ma solo del vincolo, del fatto che giuridicamente si è sposati. Si è sposati ma non c'è più l'amore: è una confezione regalo senza regalo.

La relazione di coppia è tutto: se non si lavora lì è ovvio cosa accadrà. Ma spesso le coppie si prendono cura di tutto ma non del loro legame.

C'è una coppia, con tre figli, che il venerdì sera, cascasse il mondo, portano i figli dalla nonna e quella serata se la prendono per loro: per parlare, per andare al cinema, per un gelato, per l'intimità, per giocare.

Ci sono delle coppie che frequentano percorsi di coppia: ci si mette in gioco, ci si conosce di più, si scopre cosa vuol dire amare l'altro per quello che è e non per ciò che vorremmo, ecc.

Perché la relazione non c'è semplicemente perché stiamo insieme. Non basta! Il problema delle coppie non è l'amore (c'è sempre all'inizio) ma tener vivo l'amore, alimentarlo, nutrirlo, farlo evolvere.

E con i figli? E' la stessa cosa! Relazione non vuol dire parlare. C'è una vecchietta che parla con la tv: parla ma non è in relazione!

Relazione vuol dire che non so tutto dei miei figli, che non ho la pretesa di capirli al volo, di sapere già che cos'hanno dentro, ma che mi metto in ascolto delle loro parole e del loro cuore. Relazione vuol dire che percepisco e sento il loro amore che tocca il mio cuore e che riesco a comunicare il mio che riempie e tocca il loro cuore. Perché se amo ma non lo trasmetto, l'amore non arriva.

C'è un bambino che tutte le mattine prima di andare a scuola ha mal di pancia. E inutile dirgli: "A scuola bisogna andarci, quindi non fare i capricci", perché neanche lui sa perché ha il mal di pancia. Relazione è chiedersi: "Perché ce l'ha? A che cosa serve il mal di pancia? Che cosa sta tentando di dirmi, di ottenere?".

C'è un bambino, di sette anni che dice: "Io da grande farò l'astronauta". Il padre gli dice: "Per fare l'astronauta, caro, bisogna studiare molto, non come fai tu!!!". Così lo annienta perché è come dirgli: "Tu non ci riuscirai mai!". Relazione è: "Lasciagli i suoi sogni. Forse gli rimangono solo quelli. Forse ha bisogno di andare nello spazio, fuori da qui, perché su questa terra nessuno lo ascolta e nessuno lo vuole. Almeno lì, pensa lui, sarà qualcuno".

Al ristorante: un bambino non vuole più mangiare. "Mangia tutto", gli dice il padre: "Se avessi avuto io quello che hai tu! E ricordati che certi bambini non hanno neanche da mangiare". Il bambino risponde: "Per forza non hanno niente, se mangio tutto io!". Ascoltalo, rispettalo, chiedigli il perché, magari neppure i bambini hanno sempre fame.

In un rapporto educativo è la qualità della relazione la cosa decisiva. E' il legame di fiducia, di amore, di ascolto, di empatia, di gioco, di complicità, di amore che costruisce la relazione. Non è perché siamo genitori che il rapporto va da sé, proprio per niente!

Ricordate, ad esempio, il professore di matematica: vi insegnava trigonometria piana, numeri e algebra: era una materia così arida e astrusa ma era bellissima. E perché? Perché voi lo stimavate, vi sentivate rispettati, sentivate fiducia e che lui credeva in voi. Era la relazione che faceva bella e affascinante anche la matematica.

E con noi stessi? La stessa cosa! E' il legame che c'è con noi, la cosa decisiva. Ad alcune persone, se chiedi: "Chi sei?", non sanno dire niente. Non c'è relazione con se stessi!

Alcune persone dicono: "Io mi conosco!". Ma se gli chiedi: "Dimmi sei qualità positive di te", dicono: "Sei? Ma sono troppe!"; oppure: "Dimmi dieci tuoi bisogni", dicono: "Boh!". Per fortuna che si conoscevano!

Se non sono in relazione con me allora sono staccato da me, fuori di me. E se sono fuori di me, dove sono? E se sono fuori di me, chi c'è qui?

E nella preghiera? E' la stessa cosa! E' la relazione con Dio che fa della nostra preghiera semplici parole dette al vento o un rapporto di fede e d'amore. Alcune persone dicono parole religiose, poi dicono: "Io prego". No, amico, tu parli. Pregare è una relazione: mi rivolgo a Te e Tu ti rivolgi a me; c'è uno scambio, un fluire, un passaggio.

Avete presente con chi si ama? A volte si parla, ma i momenti più profondi si raggiungono quando magari non ci si dice niente e, nel silenzio o guardandosi gli occhi, le anime si incontrano. Nella preghiera è così: la forma (rosario, canto, invocazione, lode, ecc.) è un mezzo per raggiungere il cuore. Ciò che conta è che io e Lui ci incontriamo, che il mio cuore raggiunga il Suo e che il suo Amore raggiunga il mio cuore, che mi riscaldi, mi cambi, mi infonda energia e desiderio di vita vera.

Ma la festa della Trinità dice un'altra cosa ancora: è l'Amore che sostiene ogni cosa.

L'essenza della Trinità è l'Amore; Trinità è un altro modo per dire Amore (Amans, Amatus, Amor). L'amore è la realtà ultima e più profonda di ogni cosa.

La fisica quantistica conosce quattro tipi di forze: l'interazione forte (l'energia nucleare, quella delle bombe atomiche, tanto per capirci), la forza gravitazionale (se lascio andare una penna cade per terra), la forza elettromagnetica (quella che ci permette di ascoltare la radio, vedere la tv, navigare in internet, inviare sms e usare i cellulari). Ma vi è un'altra forza (chiamata Akasha, vuoto quantico, neuther, ecc.), la forza debole (debole rispetto alle altre!). Essa soggiace a tutte le cose (particelle, forze, campi) ed è presente in tutto l'universo.

Cos'è che tutti cerchiamo in fin dei conti? Cerchiamo l'amore.

Giancarlo Giudice, serial killer, uccideva per vendicarsi della matrigna che, secondo lui, le aveva sottratto l'amore della madre (il padre dopo la morte della madre si era risposato con questa donna). Scrive: "Ho amato una sola donna, mia madre". Un amore malato, sanguinario, ma dietro alla perversione cosa c'è? Il bisogno d'amore.

E Hitler? E i tiranni? Cosa si cerca dietro il potere? L'amore! E' il disperato bisogno di essere qualcuno!

Giacomo Leopardi in una lettera al fratello Carlo nel novembre del 1822 gridava: "Amami, per Dio. Ho bisogno d'amore, amore, amore!". Nel luglio ripeteva vanamente: "Io non ho bisogno di gloria, né di stima, né di altre cose simili, ma ho bisogno di amore".

Perché siamo tristi, disperati o infelici? Perché vorremmo essere amati e amare, e non ci riusciamo. Cos'è l'inferno se non la mancanza di amore (ed è di qua più che di là!).

L'amore è la forza debole che sostiene ogni cosa, che è dentro ogni cosa. E' una forza: perché quando sei amato, tutto si può affrontare, tutto è possibile e nulla ti fa più paura. Ma è debole: non si impone, non si compra, non si può pretendere, non si può imporre. La forza dell'amore è che non è forte. Gandhi, con la forza debole (la non violenza) ha ottenuto ciò che gli altri con la violenza non ottennero.

Guardo a Gesù Cristo: un amore crocefisso, che non si è difeso, che non ha potuto sottrarsi all'odio dei suoi persecutori. Ma che c'è di più debole di questo? Ma che c'è di più vulnerabile, indifeso, di questo. Eppure quest'amore ha salvato il mondo. E' quest'amore che salva il mondo. Gesù amava così, debolmente: non si imponeva, non faceva paura alle persone e non le terrorizzava; faceva una proposta e se non era accettata non ne faceva una questione personale; non era aggressivo o manipolativo. Gesù andava da tutti e diceva: "Sono qui per amarti: ti và di aprire il tuo cuore?". Non forzava e non buttava giù la porta; sapeva benissimo che a volte la paura di aprire il proprio cuore e di farsi amare per quello che si è era così grande che le persone preferivano rifiutare. A tutti, in ogni caso, diceva: "Anche se tu non mi ami, non ti preoccupare perché io non ritiro il mio amore per te".

Che c'è di più forte di uno che ti dice: "Io ti amo". "Ma io ho fatto questo... quello... quell'altro...". "Non importa, io ti amo... io ti accolgo... io ti voglio... qualunque cosa tu sia o abbia fatto".

Che c'è di più debole di uno che ti dice: "Non voglio niente da te... non mi aspetto niente... non ti chiedo niente... non ti impongo niente... io sono qui, se tu lo vorrai".

Ma cos'è l'unica cosa che ci convince davvero? Vi ricordate il figliol prodigo, quando torna dal Padre? "Gli dirò: «Padre ho peccato contro il cielo... contro di te... bla... bla... bla...»". Ma quando inizia a parlare il Padre lo abbraccia e nel suo silenzio gli dice: "Ti aspettavo". Da quel giorno capì l'amore: la debolezza del Padre gli entrò dentro.

L'amore è la forza più forte che esista ed è la più forte perché è la più debole. E' quest'amore che sostiene ogni cosa; è la Forza Debole il segreto soggiacente all'universo.

Pensiero della settimana

Puoi uscire perché ci sei entrato,
puoi andare perché sei restato,
puoi lasciare perché hai amato,
puoi morire perché hai vissuto.

 

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