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TESTO L'amore più forte del terremoto

don Giovanni Berti

Santissima Trinità (Anno B) (03/06/2012)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

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Il terremoto che ha sconvolto l'Emilia in questi giorni, ha demolito numerosissime chiese e fabbriche. Molte sono le case private rese inagibili, e tantissimi gli sfollati che hanno perso tutto, ma colpisce il fatto che, nel panorama delle desolazioni, sono proprio gli edifici di culto e di lavoro che mostrano le ferite più profonde.

Vedendo le numerose immagini dall'alto dei centri storici dei paesi terremotati si vedono soprattutto le chiese aperte e collassate e i campanili spuntati e inclinati.

I segni della storia di fede di queste terre sembrano cancellati per sempre.

I ruderi delle chiese con i tetti crollati e l'assenza di croci sui tetti e campanili, perché caduti a terra, sembrano rappresentare bene il sentimento di sfiducia e di smarrimento spirituale che in questi momenti innegabilmente crescono nel cuore delle persone coinvolte.

Il vangelo ci parla degli apostoli che pur avvicinandosi a Gesù risorto sul monte della Galilea, dubitano.

La distanza tra Dio e l'uomo non è mai azzerabile, e rimane sempre quel margine di dubbio che in certi momenti si allarga e ci fa sentire Dio lontano e forse assente.

Un amico mi ha fatto leggere l'ordinanza mandata a tutti i parroci dai vescovi delle zone terremotate, di non celebrare nelle chiese, anche quelle senza apparenti danni, e di preparare luoghi all'aperto per tutte le funzioni religiose (messe domenicali e feriali, matrimoni, battesimi e funerali). Ho subito pensato a come possa essere penoso e difficile fare questo, ma poi ho pensato anche alla forza dei segni, e a quello che questa situazione può insegnare, anche a me che sono qui tranquillo nella mia chiesa.

Gesù invita i discepoli ad andare in tutto il mondo per essere segno di Dio. Ed è quello che gli apostoli hanno iniziato a fare subito. Non si sono rinchiusi in quattro pareti, ma hanno fatto del mondo, di qualsiasi luogo dove si trovavano, un luogo di testimonianza e di fede.

"Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". E' una promessa che come cristiani siamo chiamati a testimoniare, per far si che ogni uomo si senta immerso (battezzato) in questa presenza di Dio amore.

Se le chiese, segni preziosissimi e bellissimi di una fede passata, sono cadute, non è caduta la possibilità di essere noi come cristiani segno vivo di Cristo vivente.

I terremoti abbattono i muri, anche quelli di cemento e ritenuti erroneamente solidi e antisismici, ma non possono abbattere la capacità umana di essere solidali e di amarsi. Questa è la testimonianza più forte e indistruttibile del Vangelo.

Gesù non ha inviato i discepoli a costruire edifici e monumenti, che spesso sono segno più del potere che di fede, ma ha inviato a insegnare il Vangelo e a creare un mondo immerso in Dio.

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