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TESTO Commento su Giovanni 15,26-27; 16,12-15

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Pentecoste (Anno B) - Messa del Giorno (27/05/2012)

Vangelo: Gv 15,26-27; 16,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,26-27; 16,12-15

26Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

Per prima cosa, dobbiamo cambiare l'ordine delle letture che ci sono state proposte questa settimana: dobbiamo spostare il Vangelo al posto della prima lettura, perché solo dopo aver ascoltato il racconto dell'evangelista Giovanni, possiamo capire bene quello che raccontano gli Atti degli Apostoli. Infatti, l'ordine con cui i fatti sono avvenuti nel tempo, è un po' diverso dall'ordine che è stato dato alle letture della nostra celebrazione.

Le parole che Gesù pronuncia nel brano del Vangelo di oggi, sono un saluto nei confronti dei suoi Discepoli, perché sa che tra poco non lo vedranno più, non avranno più la possibilità di conversare con il loro Maestro faccia a faccia, di mangiare a tavola con Lui, di ridere insieme...

Per questo, il Rabbi di Nazareth, fa loro una grande promessa, che si realizza dopo pochi giorni: è quanto viene raccontato nel brano degli Atti degli Apostoli che era la prima lettura di oggi.

Allora, procediamo nel giusto ordine cronologico e partiamo dal Vangelo.

Gesù, risorto ormai da settimane, sa che manca poco e poi salirà al Padre definitivamente. Si avvicina quindi il momento in cui dovrà salutare i suoi amici: su questa Terra non lo rivedranno mai più, non lo incontreranno più faccia a faccia, non parleranno più con lui come si fa con un amico, seduti a tavola, mangiando insieme o passeggiando lungo la riva del mare...

Da vero Maestro e Signore sa che gli Apostoli, e tutti i suoi discepoli, si sentiranno soli e smarriti, forse anche spaventati. Per questo li rassicura, facendo loro una promessa: - Dopo di me, arriverà lo Spirito e continuerà a ricordarvi tutte le parole che ho detto, vi spiegherà ciò che ancora non avete compreso e vi guiderà verso la verità.

"Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità"

Una volta, in oratorio, una ragazza mi ha detto che queste parole di Gesù la facevano arrabbiare perché sembrava che stesse dicendo agli Apostoli che sono degli stupidoni. Come se il Rabbi dicesse: - Ci sarebbero molte cose ancora da dire, ma siccome non siete capaci di capirle, lascio perdere...

Sinceramente, non mi sembra proprio che sia questo l'atteggiamento di Gesù! Anzi, secondo me le sue parole sono piene di tenerezza e di premura verso i suoi amici. In pratica sta dicendo loro: - Molte cose ancora vorrei dirvi, perché possiate comprendere la mia vita, la mia passione, la mia resurrezione e tutti i miei insegnamenti, ma non voglio schiacciarvi sotto il peso di tante parole, di tante idee... Preferisco aspettare, perché possiate crescere ancora nella fede, maturare con l'aiuto dello Spirito Santo che vi aiuterà a capire ogni cosa, anche ciò che ancora non vi ho detto.

In fondo, se ci pensiamo un attimo, il comportamento di Gesù è simile a ciò che fanno sempre i genitori: quante volte, all'uscita di scuola, vedo le mamme e i papà che si affrettano a togliere lo zaino dalle spalle dei figli di prima elementare, perché è tanto pesante per dei bambini così piccoli.

Ci sono poi pesi diversi, che non riguardano il corpo, ma il cuore. Ed è un segno d'amore non voler schiacciare con un peso troppo gravoso il cuore dei più piccoli, dei più fragili. Mi viene in mente Patrizia, che al catechismo mi ha confidato: - Sai, sono triste, perché mio papà ha perso il lavoro... Però abbiamo deciso che alla sorellina, che ha solo 4 anni, non glielo diciamo: è piccola, si preoccuperebbe troppo!-

L'atteggiamento di Gesù mi sembra proprio dello stesso genere: non vuole che la tristezza e la preoccupazione schiaccino il cuore dei suoi Apostoli, perciò preferisce tralasciare alcuni discorsi, e presentare i Dodici il grande dono che invierà loro: lo Spirito Santo.

Non so come mai si parla sempre poco dello Spirito Santo, eppure è la Persona più frizzante, vivace e creativa della Trinità! È colui che spiega e chiarisce ogni cosa, donando il coraggio per testimoniare il Vangelo e la forza per vivere secondo il cuore di Dio.

È bellissimo il nome con cui Gesù presenta lo Spirito Santo: lo chiama il Consolatore. Com'è dolce, quando siamo tristi o in ansia, se qualcuno viene vicino a noi e ci rassicura, ci conforta, ci consola... Ci sentiamo un pochino più leggeri, ci torna la voglia di sorridere e sperare.

Questo è la caratteristica tutta speciale dello Spirito Santo: quando la sua carezza lieve sfiora il cuore di una persona, subito la speranza torna a fiorire, il coraggio riprende a scorrere, un raggio di serenità illumina ogni cosa. Lo Spirito Santo è il Consolatore, colui che riesce a rasserenare sempre e a donare la pace al cuore, in ogni situazione.

Per questo, prima di salutare i suoi amici per l'ultima volta, il Maestro e Signore garantisce che non rimarranno da soli, che Lui resterà sempre con loro attraverso la presenza forte e delicatissima dello Spirito Santo, il Consolatore.

Naturalmente Gesù è un vero signore e mantiene la sua promessa. Per verificarlo, dobbiamo spostare la nostra attenzione su quello che ci ha raccontato la prima lettura, negli Atti degli Apostoli.

Siamo a Gerusalemme, nel giorno di Pentecoste, e gli Apostoli sono riuniti tutti insieme, sicuramente a parlare con nostalgia del loro Rabbi: il dono che lui ha promesso, non è ancora giunto. Proprio in quel momento avviene qualcosa di unico: "Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi."

Tanti prodigi contemporaneamente: il rombo del tuono, il vento che spalanca porte e finestre, invadendo tutta la casa. E poi queste particolari fiammelle, che si muovono leggere nell'aria, senza incendiare nulla, ma fermandosi sul capo di ciascuno dei presenti.

Già questo basterebbe a lasciare senza fiato, di fronte a tanti fenomeni che nessuno riesce a spiegare.

Ma accade ancora un altro segno straordinario che garantisce la presenza dello Spirito Santo: quei pescatori di Galilea, che non hanno certo fatto grandi studi, che parlano a malapena l'aramaico, il loro dialetto locale, dopo il passaggio di quel vento impetuoso e dopo il tocco speciale delle lingue di fuoco, iniziano a parlare in tante lingue diverse.

Provare a immaginarvi al loro posto. Come se ora, d'un tratto, il vento spalancasse la porta della chiesa e noi tutti cominciassimo a parlare ognuno in una lingua diversa, che non abbiamo mai studiato prima! Io, magari, in cinese; tu, in prima fila, a parlare in tedesco; quella bella ragazzina bionda, a parlare in Finlandese; lui, così sportivo, a parlare in russo; quel papà, là in fondo, in arabo e quella mamma, lì accanto, in giapponese...

Che facce faremmo tutti, vi pare?! Così, in un istante, senza sforzo, senza studio, saper parlare lingue diverse... che meraviglia!

Ma perché lo Spirito Santo decide di fare proprio questo dono agli Apostoli?

Per prima cosa, questo permette loro di cominciare a dialogare con i popoli di lingua diversa che in quel momento si trovano a Gerusalemme: infatti, per la festa di Pentecoste, molta gente straniera è presente nella città santa e tutti restano stupiti quando sentono gli Apostoli che parlano ciascuno la loro lingua d'origine.

Per i futuri missionari nel nome di Gesù, questo è il segno evidente e certo che sapranno annunciare il Vangelo a tutti i popoli. Parlare lingue nuove, è il segno che non ci saranno limiti di nessun genere, neppure di lingua o di cultura diversa, che possano impedire l'annuncio del Vangelo.

Lo Spirito Consolatore usa questo segno così evidente, straordinario e impressionante per rassicurarli che possono cominciare da subito a portare ovunque la Bella Notizia del Vangelo, perché questo annuncio non dipenderà dalla loro bravura o capacità: ci sarà sempre con loro lui, lo Spirito Santo, a guidarli, a sostenerli, a suggerire cosa dire, ad indicare il cammino da percorrere.

Quel vento fortissimo che ha spalancato le porte della casa a Gerusalemme, non ha mai smesso di soffiare: è presente sempre nella Chiesa, ci accompagna nelle vicende di ogni giorno, ci rende capaci di vivere secondo il Vangelo, di inventare strade nuove per raggiungere ogni persona e farle sperimentare l'amore di Dio. Lo Spirito continua a soffiare nella Chiesa, a dare slancio, allegria, fiducia, speranza a tutti i cristiani.

Veramente enorme è la potenza dello Spirito, perciò non trascuriamo mai di chiedere il suo aiuto, di invocarlo con fiducia, di domandare la sua luce, la sua presenza al nostro fianco in ogni situazione. Più che mai in questo periodo, con l'ultimo sforzo da vivere a scuola, con la fatica che sentiamo addosso per il lungo anno scolastico che sta per finire... Questo è il momento di non sentirci deboli e soli, ma di contare sulla forza dello Spirito!

Allora, in questo giorno speciale, fermiamoci in silenzio qualche istante, per rivolgere allo Spirito Santo la nostra preghiera intensa e colma di fiducia. E procediamo nella celebrazione, certi che il Consolatore è sempre con noi!

Commento a cura di Daniela De Simeis

 

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