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TESTO Commento su Marco 16,1-8

Monastero Domenicano Matris Domini  

Veglia Pasquale nella Notte Santa (Anno B) (07/04/2012)

Vangelo: Mc 16,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. 2Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. 3Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». 4Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. 5Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. 6Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. 7Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”». 8Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite.

Contesto
Il tempo pasquale ci presenta nei testi evangelici delle domeniche i brani più significativi delle apparizioni del risorto, ricorrendo per quest'anno all'evangelista Giovanni e Luca; essendo però quest'anno liturgico dedicato a Marco vogliamo vedere insieme il testo proposto nella veglia pasquale, tratto appunto da Marco, per meditare sul particolare messaggio che esso ci rivolge.
Il vangelo che narra la visita delle donne al sepolcro e l'annuncio della resurrezione di Gesù (Mc 16,1-8) costituisce il termine del vangelo marciano; i versetti successivi (vv. 9-20) come noto, costituiscono un'antica e canonica aggiunta che presenta come un riassunto delle apparizioni narrate dagli altri vangeli allo scopo di correggere e/o integrare il senso di sospensione e fallimento che il racconto lascia nel lettore, in particolare il versetto 8 (che infatti non è incluso nella lettura prevista per la veglia).
In realtà l'evangelista sembra aver costruito il racconto in modo molto preciso e con uno scopo ben chiaro: mettere in guardia i cristiani delle prime comunità, e i lettori credenti in generale, dal rischio di tradire l'annuncio pasquale ed esortarli quindi ad una coraggiosa testimonianza della vittoria di Gesù Cristo.
Sebbene ci siano chiari riferimenti e paralleli con i testi degli altri sinottici e di Giovanni (cfr. Mt 28,1-8; Lc 24,1-9; Gv 20,1-10), Marco scrive il testo con una precisa attenzione al racconto della passione narrato ai capitoli 14 e 15 del suo vangelo, in particolare per quanto riguarda i protagonisti e lo strano episodio di 14,51-52, come vedremo meglio qui sotto.
1 Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. 2 Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.
Il capitolo 15 si apre con alcune annotazioni temporali molto interessanti:passato il sabato, quando cioè finiva l'obbligo del riposo e si potevano fare attività lavorative (come acquisti) e spostamenti di una certa lunghezza, ma più profondamente il v. 1 potrebbe indicare che il sabato come giorno santo era ormai passato, ossia superato nella sua funzione religiosa dal giorno del Signore, il giorno che ricorda appunto la resurrezione.
Il v. 2 precisa poi che era di buon mattino, il primo giorno della settimana, al levare del sole, la menzione del levare del sole potrebbe avere dei riferimenti a testi AT (quali Nm 24,17; Ml 3,20 e il Sal 110,3) di tipo messianico. L'annotazione circa il sole segna un forte contrasto con le tenebre che hanno accompagnato la morte di Gesù (vedi Mc 15,33) e simbolicamente indicano anch'esse la resurrezione.
Sulla scena poi si presentano le tre donne che hanno guardato e osservato da lontano la crocifissione e la sepoltura di Gesù (cfr. Mc 15,40.47), una presenza che riscatta il gruppo dei discepoli tutti fuggiti (vedi 14,50). Esse a quanto dice l'evangelista sembrano intenzionate a completare i riti dell'affrettata sepoltura narrata in Mc 15,46 ad opera di Giuseppe d'Arimatea (cfr. Gv 19,39-40).
3 Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». 4 Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. 5 Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura.
Anche le donne come i discepoli di Emmaus (Lc 24, 13ss) parlano tra loro in termini desolati e privi di speranza; in particolare il tema che domina è quello del sepolcro (citato ai vv. 2.3.5) e della grossa pietra che lo chiudeva, tutti segni di morte e di un destino che pare definitivo.
Ed ecco una prima sorpresa: la pietra era già stata fatta rotolare, quello che sembrava difficile o impossibile è già accaduto! Tanto che esse possono entrare nel sepolcro dove trovano al posto del cadavere di Gesù, un giovane; non si tratta di un angelo, in quanto Marco non usa il termine che invece compare in 1,3; 8,38; 12,25, ma di un giovane uomo (lo stesso termine utilizzato in 14,51-52), vestito d'una veste bianca, nel colore della veste ecco un'altra allusione alla resurrezione, come pure nella posizione dell'uomo seduto sulla destra . L'evangelista propone intenzionalmente questo giovane che anche qui porta una veste particolare? Se, come sostengono alcuni esegeti, il giovane che fugge nudo (14,51-52) potrebbe simboleggiare Gesù che sfugge al potere della morte, qui lo stesso, seduto alla destra del sepolcro, potrebbe avere lo stesso significato?
La reazione delle donne è comprensibilmente di paura (come negli altri sinottici del resto), il verbo usato da Marco indica una forte emozione. Non si aspettavano che un cadavere ed ecco invece un vivo; venute al sepolcro del loro Maestro trovano un estraneo che pare attenderle.
6 Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. 7 Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"».
Di fronte alla loro paura il giovane parla, invitano alla fiducia ed annunciando esplicitamente la resurrezione di Gesù Nazareno, il crocifisso . Interessante il modo in cui Gesù viene nominato, riferendosi alla sua origine (con un termine per altro di etimologia incerta, Nazareno) e alla sua morte infame. L'apparente fallimento, la morte in croce, non pare essere un problema, anzi come il dato necessario per la resurrezione appena annunciata. La scelta dei termini propone poi l'identità tra il crocifisso e il risorto.
L'indicazione del luogo (vuoto) in cui giaceva il corpo morto di Gesù viene solo in seconda battuta; nei testi evangelici in effetti non si racconta il momento della resurrezione, ma si attesta concordemente che il sepolcro fu trovato vuoto dalle donne, poi dai discepoli e riconosciuto tale anche dai giudei (che secondo Mt 28,11-15 misero in circolazione la diceria del furto del cadavere).
Il v. 7 consegna una missione alle donne (come leggiamo anche negli altri vangeli), quella di dire ai discepoli e in modo particolare a Pietro di andare in Galilea dove vedranno il Risorto, ricordando che Gesù stesso lo aveva detto (un rimando a 14,28). Gesù aveva già annunciato la sua resurrezione e l'incontro in Galilea, dove era cominciato il suo ministero, e anche negli annunci della passione aveva parlato della sua resurrezione (vedi Mc 8,31; 9,31; 10,34). La menzione specifica di Pietro mette in luce il suo ruolo nella prima comunità cristiana, mentre l'invito al ricordo spinge a riandare alle parole di Gesù e a verificarne la veridicità.
Notiamo che l'annuncio è risorto in greco è un verbo declinato al passivo, rimanda cioè all'azione di Dio. L'evangelista mostra come nell'evento di morte e resurrezione del Maestro i suoi discepoli possono vedere realizzate le promesse fatte da lui e più ampiamente le promesse di salvezza che Dio aveva fatto al suo popolo nell'AT.
Il giovane del v. 5 si presenta nell'intenzione l'evangelista come il tipo del discepolo, egli fa ciò che ogni cristiano deve fare con la sua vita: annunciare il vangelo e la resurrezione di Gesù a partire da un'esperienza personale. Come il giovane ogni discepolo è chiamato a farsi portavoce di questa buona notizia, manifestando nei gesti e nelle parole il vivo dinamismo della salvezza (G. Perego).
Il vangelo proclamato nella Veglia pasquale di quest'anno si conclude qui, sulla gioiosa notizia della resurrezione, ma in realtà la pericope e il vangelo marciano terminano con il v. 8 dove leggiamo: "Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite." Al contrario di Mt 28,8 le donne secondo Marco fuggono piene di paura e si rifugiano nel silenzio, lasciando cadere nel vuoto la gioiosa e stupefacendo notizia della resurrezione.
Il v. 8 in effetti è sovraccarico di verbi che indicano uno stato di paura/spavento e anche di confusione e terrore, come suggerisce l'abbinamento dei verbi usato dall'evangelista. Egli utilizza gli stessi verbi in altri testi del vangelo (vedi 4,41; 6,50; 9,32; 10,32) per sottolineare la difficoltà dei discepoli nel comprendere le parole e il comportamento del Maestro Gesù. Un rischio, quello della paura e della fuga, a cui è sottoposto anche il credente di ieri e di oggi, pare suggerire l'evangelista, e da cui bisogna guardarsi.
H. Balz a riguardo di uno di essi, del termine fobeo, osserva che "lo spavento delle donne in Mc 16,8 dipende dal sepolcro vuoto e dall'incomprensibile messaggio del giovane. Esso è ancora effetto della passione e della morte di Gesù, fatti inconcepibili e terrificanti. Infatti, la promessa della risurrezione non è stata ancora sperimentata come attualità salvifica del Risorto".
L'esegeta J. Marcus vede un parallelo con Gn 18,15 dove si narra dell'incredulità di Sara e la sua paura di fronte alla notizia della nascita del figlio di Abramo, Isacco; in entrambi i casi una promessa di vita è situata in un contesto di morte e incredulità.
Quello che sorprende nella finale del vangelo di Marco in cui spesso Gesù chiedeva un silenzio che veniva puntualmente disatteso è che si chiude con il v. 8 dove le donne non dicono niente a nessuno . Ma come ha potuto la notizie della resurrezione raggiungere il lettore se esse hanno taciuto? L'evangelista costringe i suoi lettori a porsi delle domande non solo sull'atteggiamento delle donne e dei discepoli di Gesù, ma anche sulle modalità di sempre in cui si può vivere la fede in Gesù e la sua sequela. La prima quella del giovane di 16,5-7 che assume il movimento di vita nato dalla resurrezione, la seconda quella delle donne che si nascondono nel silenzio e nella paura.
Così concludono il commento al vangelo di Marco J. R. Donahue e D. J. Harrington: "Se Mc 16,8 è il finale originale ... le donne vengono meno all'incarico affidato loro... e la loro mancanza fa il pari con le molte mancanze dei discepoli maschi abbondantemente documentate nei capp. 14 e 15. Se questo è vero, ciò che Marco sta dicendo ai suoi lettori è che il personaggio maggiormente degno della loro ammirazione e imitazione è Gesù, e che i suoi primissimi seguaci, uomini e donne, qualunque altro merito abbiano potuto avere, non sono all'altezza di proporsi alla loro imitazione come lo è Gesù.
Il vangelo quindi termina così come era iniziato, con un messaggio da parte di Dio (1,3; 16,7) che punta ad un incontro con Gesù il Messia e Figlio di Dio. Come il lieto annunzio di Gesù affondava le sue radici in Isaia (vedi Is 40,3 citato in Mc 1,3), così il comando finale del "giovane" ricorda ancora Isaia, con la sua alternanza ritmica di cadute e di perdono e reintegrazioni dopo la caduta: "Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono, li guiderò per sentieri sconosciuti; trasformerò davanti a loro le tenebre in luce, i luoghi aspri in pianura" (Is 42,16). La cecità che ha caratterizzato i discepoli lungo tutto il racconto (vedi 8,18) sarà dissipata, per essere sostituita con la visione del Gesù risorto in Galilea.".
Preghiamo
Salmo responsoriale (dal Salmo 117)
Alleluia, alleluia, alleluia
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d'angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:

una meraviglia ai nostri occhi.
Colletta (della II domenica di Pasqua, Anno B)
O Dio, che in ogni Pasqua domenicale ci fai vivere le meraviglie della salvezza, fa' che riconosciamo con la grazia dello Spirito il Signore presente nell'assemblea dei fratelli, per rendere testimonianza della sua risurrezione. Per il nostro Signore...

 

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