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TESTO Rimanere in Gesù

don Luigi Trapelli

V Domenica di Pasqua (Anno B) (06/05/2012)

Vangelo: Gv 15,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,1-8

1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

Il brano del Vangelo di Giovanni ci presenta Gesù che si paragona alla vite, mentre il Padre è il vignaiolo.

Il riferimento alla vite era tipico della prima Alleanza, dove Israele era la vigna del Signore, anche se troppe volte infedele.

Gesù è la vera vite che forma il nuovo popolo di Dio che è la Chiesa.

Il cristiano è un tralcio che acquista il suo valore e il senso del suo esistere solo se si lega a Cristo, non solo a livello statico ma dinamico.

Non basta conoscere superficialmente Gesù, ma bisogna approfondire il proprio rapporto personale con il Signore.

Oltre a rimanere, il tralcio è invitato a portare frutto e per questo viene potato, per togliere il superfluo e così possa produrre ancora di più.

Lo scopo del cristiano è quello di portare frutto rimanendo unito al Cristo e trovando in Lui la radice e il fondamento per ogni frutto.
Senza Cristo non possiamo fare nulla.
Ogni autosufficienza umana non è nulla davanti a Gesù.

Una persona può apparire all'esterno pieno di salute, di idee, di affari ed essere agli occhi di Dio legno arido da bruciare.

E' proprio dal rapporto con Cristo che nasce un'idea nuova di Chiesa e un modo diverso di concepire la parte morale.

Proprio il cristiano che si sente unito a Cristo ama non solo a parole, ma nei fatti e nella verità.

Se la morale si stacca dal rapporto con Cristo, viene vissuta in modo sbagliato, ossia come una serie di norme da rispettare.
Per esempio l'obbligo del venire a Messa.

Ma in realtà partecipare alla Santa Messa non è un obbligo, ma è una necessità legata al gusto di poter incontrare tutte le settimane Gesù.

Non solo, ma al centro non vi è solo il precetto, quanto la bellezza di poter pregare Dio in un'assemblea di fratelli e sorelle.

Ma allora cosa significa amare Dio e i fratelli nei fatti e nella verità?
Significa partire da un altro punto di vista.

E' vedere Dio come una persona vicina alla mia vita, un Dio dal volto umano.

E ancora cogliere l'altro non tanto come un nemico, ma come un amico, una persona da amare.

E' avere fiducia nelle persone, anche se è difficile perché di fregature ne abbiamo prese tutti.

Pensiamo solo alla potenzialità di partire dalla positività della vita verso i giovani, aiutandoli nella crescita dell'autostima e del senso del protagonismo nella società di oggi.
Pensiamo anche alla potenza che la preghiera porta con se.

Per molto tempo la Chiesa stessa ha forse insistito meno sull'importanza della preghiera, giocando molto su una realtà orizzontale o di varie attività.

Tutto questo non è sbagliato, ma oggi sentiamo un grande bisogno di interiorità, di ritornare alla dimensione spirituale per capire chi siamo e il perché del nostro agire.

La recita del rosario nel mese di Maggio, l'adorazione eucaristica, la preghiera silenziosa davanti al Santissimo, la recita delle Lodi e dei Vespri sono tutte occasioni per mettere al centro Gesù.

Oggi la gente vuole preti e laici contemplativi, santi, dediti all'annuncio evangelico, nello spirito del servizio, nell'umiltà ed efficacia di una presenza.

L'anno della fede che inizieremo a ottobre, a cinquant'anni dall'apertura del Concio Vaticano II, possa essere l'occasione per ritornare a mettere la fede al centro di ogni azione ecclesiale.
Senza di te Signore non siamo nulla.
Ricordacelo più volte, perché ce lo scordiamo in fretta.

Vogliamo rimanere con Te, per portare frutto, per essere noi stessi, per trovare quella pace che tanto invochiamo.

Per essere testimoni di quella Luce che sgorga dall'amicizia con Te.

 

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