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TESTO Rimanere in Lui

don Roberto Seregni  

V Domenica di Pasqua (Anno B) (06/05/2012)

Vangelo: Gv 15,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,1-8

1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

Mi colpiscono le parole forti e dure di Gesù: "senza di me non potete fare nulla" (v.5). Non dice che faremo le cose male o a metà, ma che non faremo proprio nulla.

E' così, me ne convinco sempre di più: possiamo correre dalla mattina alla sera, fare mille cose, impegnarci lodevolmente in molte attività, ma se tutto questo è fatto senza di Lui, è sterile, vuoto, insignificante.

Lo dicevo l'altro giorno ad un'amica affaccendata in mille imprese: vale più un passo con Gesù, che una maratona senza di Lui.

In poche righe viene ripetuto per sei volte il verbo "rimanere" (vv.4.5.6.7.9.10).

Mi piace questa insistenza, perché fa vacillare tutte le presunte dichiarazioni di assoluta autonomia di cui spesso ci gonfiamo e che sono la causa di molti nostri fallimenti e delusioni.

Oggi Gesù ce lo dice chiaramente, senza giri di parole: non bastiamo a noi stessi, non siamo noi la fonte della nostra gioia, da soli non possiamo conquistarci la pienezza della vita. Come amava ripetere un amico gesuita: se stai affogando non puoi pretendere di salvarti tirandoti su per i capelli...

Il Signore Risorto ci invita a rimanere con Lui, a gustare questa stupenda e sana dipendenza, a fare dell'intimità con Lui il luogo più vero della nostra persona, a sperimentare che solo Lui può saziare i desideri insaziabili della nostra vita.

Tutto questo richiede coraggio, lo so.

Richiede di abbandonare un po' di difese, di fidarsi, di mettersi nudi nella mani di Dio e soprattutto questo cammino ci chiede di non sentirci mai arrivati e mai a posto, per questo Gesù dice di "diventare discepoli" (v.8).

L'esperienza cristiana non consente l'accumulo e l'approvvigionamento.

Si diventa discepoli giorno dopo giorno, con la fedeltà nascosta e luminosa nella preghiera; con il desiderio appassionato di portare in famiglia, al lavoro, nella scuola, tra le persone più care, la novità travolgente del Vangelo.

Mentre ripenso a tutte quelle persone che mi sono state di esempio in questo cammino sui passi del Risorto, mi affaccio alla finestra della cucina e lo sguardo si perde sui vigneti aggrappati agli antichi terrazzamenti retici dell'alta Valtellina.

Davvero senza di Lui siamo come tralci secchi, sterili, inutili.

Davvero abbiamo bisogno di essere potati dalle sue mani esperte per andare all'essenziale, per non disperderci, per scoprire in noi una fecondità che mai avremmo immaginato.

Coraggio, cari amici! Se ci abbandoneremo alla Parola del Risorto, la vendemmia dello Spirito sarà la migliore di tutti i tempi!

Buona settimana
don Roberto

 

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