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TESTO Io sono il buon pastore

don Luca Orlando Russo

IV Domenica di Pasqua (Anno B) (29/04/2012)

Vangelo: Gv 10,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Se è vero che a tutti dispiace essere chiamati "pecora", ovvero una persona che accetta acriticamente quanto le viene detto, è altrettanto vero che tutti hanno dei modelli che seguono fedelmente. Nessuno di noi, infatti, può misconoscere che la nostra vita, sin dai suoi primissimi anni, è fondata sull'introiezione di modelli (a partire dai nostri genitori) che hanno determinato e determinano pensieri, emozioni, sensazioni e comportamenti. Tutti poi conosciamo molto bene il potere che su di noi esercita la moda, la pubblicità, il sentire comune e tutto quello che ci viene continuamente propinato dai mass-media. Se allora volessimo fare un bilancio serio e un almeno un po' più approfondito della nostra vita, la conclusione è scontata e sta tutta in una domanda: io chi seguo?

Il brano del vangelo di oggi, poi, ci fornisce un'indicazione preziosa ricordandoci che seguiamo solo chi ci piace e ci attira. Questa indicazione la traiamo dall'aggettivo che Gesù usa per parlare di lui definendosi pastore (alla lettera "bello"). Gesù è un pastore che attira, che è bello di quella bellezza che salverà il mondo, come ci ricordava il romanziere russo F. Dostoevskij. È la forza attrattiva di Gesù che ci spinge a farci "pecore" del suo gregge, ad ascoltare la sua voce, avendo sperimentato che la sua bellezza consiste nell'esporre la sua vita ad ogni pericolo, nel disporre della sua vita a favore delle pecore e, infine, nel deporre la sua vita ovvero nel dare la sua vita per le pecore. Il pastore Gesù attira, piace perché mette a rischio la sua vita e non si tira indietro per salvare se stesso, non è un mercenario.

Questo tempo pasquale ci è stato donato per fare esperienza dell'amore di Colui che non ha mai smesso di mettere la sua vita a nostra disposizione, conquistandosi sul campo, il legno della croce, la nostra fiducia ed esercitando, su quanti si lasciano interessare, una forza attrattiva che non conosce pari.

Domandiamoci come mai tante volte il Cristo che noi presentiamo invece che attirare non genera fascino.
Buona domenica e buona settimana!

 

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