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TESTO Testimoni di Cristo Risorto nelle varie situazioni di vita

don Roberto Rossi  

III Domenica di Pasqua (Anno B) (22/04/2012)

Vangelo: Lc 24,35-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,35-48

35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni.

La risurrezione di Gesù è il fondamento della vita cristiana: risorgendo dalla morte, Gesù dimostra la sua divinità. Di questo, noi cristiani, siamo e dobbiamo essere testimoni! Siamo sicuri di Gesù Risorto e vivente? Oppure tanto volte rimaniamo nel dubbio, come gli apostoli, di cui ci ha parlato il vangelo?

Qualche anno fa un bravo giornalista, in un'intervista televi­siva, chiese ad un grande imprenditore: «Lei crede in Dio?». L'imprenditore risponde: «Vado a Messa a Natale ed a Pasqua come la media degli italiani». Il giornalista insiste: «Ma in Dio lei ci crede? E di Gesù Cristo cosa ne pensa?». Rispo­sta: «Non so di preciso cosa rispondere, non posso dire niente con sicurezza. Sono cose che sfuggono alla no­stra conoscenza e non ci ho mai pensato bene». Come a dire: è una domanda troppo difficile, qualche volta ci credo e altre volte non ci credo, non c'è nulla di certo. E poi, è un problema così poco importante nella mia vita! .

Bisogna dire che l'imprenditore è stato sincero: ha ri­sposto come forse risponderebbero molti italiani che vanno a Messa alcune volte, ma non si sono mai posti seriamente il problema di cercare, conoscere e amare Dio e il Figlio suo Gesù Cristo. La società in cui viviamo, co­struita a misura dell'egoismo umano, è tutta orientata alle cose materiali, non trova spazio per i problemi del­lo spirito. Il nostro tempo è caratterizzato da indiffe­renza religiosa. Molta gente crede e non crede nello stesso tempo, ma non si preoccupa nemmeno di appro­fondire questo problema che è fondamentale nella vita dell'uomo.

Ma io credo davvero che Gesù è il Figlio di Dio, il Salvatore dell'uomo? Mi rendo conto che dare una risposta positiva a questa domanda significa cambiare vita, diventare un testimone di Cri­sto? Gesù dice: «Voi siete i testimoni di queste cose».

Gli uomini del nostro tempo hanno bisogno di esem­pi concreti per credere. Le parole non convincono più nessuno. Ci vogliono i fatti, cioè i testimoni che an­nunziano la divinità di Cristo con la loro vita. Il Van­gelo di oggi ci invita ad essere portatori di speranza nella società e nella vita dell'umanità, amando e imitando Gesù Cristo.

Una testimonianza forte, tra le tante. Nel 1993 un folle colpì a Mogadiscio Cri­stina Luinetti, una giovane infermiera della Croce Rossa Italiana uccisa. E' rimasta nel ricordo e nell'affetto dei somali; Ernesto Olivero del Sermig di Torino ha con­segnato il premio per la pace alla sua memoria. Cristina Luinetti era nata a Milano il 22 marzo 1969, ha incontrato serenamente la morte a soli 24 anni, per ser­vire il prossimo. Essa ci ricorda che nel nostro popolo ci sono tante persone che vivono con semplicità il Vangelo ma non andranno mai sui giornali o alla televisione.

L'arcivescovo di Milano, card. Martini, celebrando il suo funerale, ha detto fra l'altro: «Cristi­na sia d'esempio alle ragazze d'oggi per come ha saputo nutrire la sua vita cristiana e per la sua giovane e forte capacità di inseguire alti ideali».

In un'immaginetta, stampata dopo la sua morte, è stato scritto: «Nonostante la giovane età era pronta e combattiva in qualsiasi campo. La sua intraprendenza, simpatia, voglia di servire ed essere disponibile verso gli altri la portava ad affrontare imprese anche più grandi di lei, che però riusciva sempre a portare a termine con vero spirito cristiano. Formata ad una fede veramente adulta, sapeva consigliare e confortare con amore e sag­gezza. Era sempre gioiosa, serena. La S. Messa e la Co­munione quotidiana, la preghiera semplice e fiduciosa, l'amore alla Madonna e l'adorazione eucaristica erano la base della sua preparazione spirituale. Era assidua an­che al sacramento della penitenza, che era per lei la vera rigenerazione della sua anima giovanile e semplice, pie­na di vero amor di Dio».

Pensiamo, una ragazza di 24 anni, per amore di Dio e del prossimo, va volontaria in Somalia e incontra la morte nel servizio sanitario. Il suo martirio non è av­venuto per caso, è frutto di tutta una vita impostata sul Vangelo, sul conoscere e amare Gesù Cristo. Il suo esempio non sarà dimenticato, ma è luce a tanti giovani che sono innamorati della vita e del prossimo.

Cristina, come tanti altri, sono il miglior commento al Vangelo di oggi, in cui Gesù ci dice: «Voi sarete testi­moni di queste cose» cioè della sua risurrezione, della sua vita, del suo Vangelo. Anche noi siamo chiamati ad essere così. In che modo? Chiedendo a Dio il dono della fede e della conversione a Cristo. La fede non è un pio sen­timento, è un cambiamento radicale di vita, un orien­tamento di tutta l'esistenza all'amore di Dio e del pros­simo. Tante testimonianze poi ci vengono date dalle famiglie cristiane, che sono aperte alla vita, che aprono e accolgono altri che hanno bisogno, che vivono una spiritualità continua e solida, che sono il fulcro e il cuore di piccole comunità.

 

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