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TESTO Altro che Quaresima… la conversione inizia adesso!

don Alberto Brignoli  

III Domenica di Pasqua (Anno B) (22/04/2012)

Vangelo: Lc 24,35-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,35-48

35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni.

Ogni volta che ascolto o leggo i testi evangelici delle apparizioni pasquali di Gesù, all'inizio rimango meravigliato della difficoltà che i suoi discepoli hanno nel riconoscerlo vivo. Soprattutto, cerco di immaginarmi cosa abbiano provato in quei momenti, anche perché spesso le narrazioni cercano di descrivere i loro atteggiamenti. Solamente nel brano di oggi, ne contiamo quattro, e non certo omogenei tra di loro: sconvolgimento, paura, gioia e stupore. Mi chiedo come possa una persona o un gruppo di persone provare sentimenti così contrastanti tra di loro in un lasso di tempo tanto ristretto (pochi secondi, o qualche minuto al massimo, credo...).

Ma mi chiedo soprattutto come potessero continuare a dubitare che egli fosse vivo... Stiamo anche solo al Vangelo di Luca, che abbiamo letto oggi. Le donne del gruppo erano andate al sepolcro di buon mattino e l'avevano trovato vuoto, con la gigantesca pietra rotolata via dall'ingresso, e addirittura avevano avuto la visione di due uomini in ambito sfolgorante (due angeli?) che affermavano loro che il Signore era risorto! Ma sai, quelle erano donne, si saranno lasciate suggestionare o prendere la mano dai sentimenti o dallo strazio che il dolore provoca dentro, e avranno avuto le traveggole... e poi, con il poco che contava la donna e la sua testimonianza a quell'epoca, vi lascio dire quanta credibilità potesse avere il loro racconto!

Se comunque la loro testimonianza era poco credibile, di certo un po' più degna di nota era la testimonianza di Pietro, che corre di persona al sepolcro, verifica che, in effetti, le donne non si erano inventate nulla, ma in realtà torna senza certezze perché Lui, vivo, non l'ha visto: solo i teli della sepoltura lasciati per terra. È proprio il caso di dire che "non crede ai suoi occhi", a ciò che ha visto e neppure a ciò che ha udito dalle donne! L'unico modo per credere è quello di potersi incontrare con il Maestro vivo...

Cosa che avviene, per due di loro, di ritorno da Gerusalemme a un villaggio di nome Emmaus, a una decina di chilometri dal capoluogo, dove la Vigilia di Pasqua avevano assistito alla morte di Gesù in croce. Eppure, nemmeno durante le tre orette di cammino in sua compagnia riescono a riconoscerlo (nonostante le belle parole da lui ascoltate) se non quando, seduti a tavola, spezza il pane per loro ripetendo il gesto dell'Ultima Cena. Troppo tardi! Il bello di gioire per averlo visto nuovamente in vita e lui sparisce dalla loro vista! Via di corsa a Gerusalemme, presumibilmente all'imbrunire, ad avvisare gli altri del gruppo!

Arrivare di notte, farsi aprire le porte di un luogo in cui stavano ben rifugiati per paura delle rappresaglie dei capi del popolo, e cercare di essere convincenti nel testimoniare di aver visto il Signore era davvero una bella impresa... Grazie a Dio, mentre cercano affannosamente di raccontare cosa era avvenuto, il Maestro si presenta in mezzo a loro e li saluta: "Pace a voi!". Beh, di più di così...impossibile non riconoscerlo! E invece avviene l'impossibile: "Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma". Come se altre volte avessero avuto esperienza di cosa fosse un fantasma, ammesso che esistano...

Ma insomma, cosa ci vuole per riconoscere il Signore vivo, il Maestro con cui hanno condiviso giorno e notte perlomeno tre anni della loro esistenza?

Cosa ci vuole... Ci vuole un po' di coraggio, anzi, parecchio coraggio: e soprattutto tanta fede. Ma la fede non ti viene così per caso, anche se sempre ci hanno insegnato che è un dono, una fiamma che riceviamo nel cuore e che dobbiamo alimentare con la speranza. Forse per poter credere al Maestro risorto e vivo occorre prima aver creduto nel Maestro morto, ovvero aver creduto alle sue parole, aver accettato che quand'egli parlava della sua morte e la preannunciava, sempre e simultaneamente preannunciava pure la sua resurrezione, per cui si crede a una cosa nella misura in cui si crede e si è vissuta l'altra...

Ma se la morte del Maestro non l'hai vissuta, perché non l'hai vista, te l'hanno narrata, perché tu sotto la croce non c'eri, te n'eri andato...beh, allora nemmeno la sua resurrezione per te sarà evidente! Capisce la Resurrezione chi capisce la Croce: e capisce la Croce chi la vive, non chi la fugge!

Credono al Cristo risorto, tornando dal sepolcro vuoto, le donne e Giovanni, perché loro, sul Calvario, sotto la Croce, c'erano per davvero! Il Maestro sa bene questo: e allora, a tutti gli altri increduli, si mostra come colui che è morto in Croce, mostrando mani e piedi con gli evidenti segni della sua crocifissione.

Qualcosa comincia a muoversi, e il dubbio e la paura lasciano spazio all'incredulità tipica di chi riceve l'annuncio di una gioia grande, insperata, come quella di due anziani genitori per una figlia lasciata libera dopo quattordici mesi di ostaggio e dura prigionia.

Non ci siamo ancora del tutto...dai segni di morte occorre passare ai segni di vita. Nulla di più efficace che mangiare qualcosa davanti a loro, alimentarsi, mostrare la propria umanità fatta di carne e ossa e di voglia di vivere.

Poi, però, è bene che i discepoli ascoltino tutti quanti la lezione di Emmaus, questa volta non dalla bocca dei due viandanti di ritorno, ma dalla bocca stessa del Maestro: "Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture".

L'ultimo passo è quello della testimonianza. Non basta aver incontrato il Risorto, occorre annunciarlo, occorre esserne diretti testimoni. Gesù smette di apparire, stando sempre al Vangelo di Luca. Dopo queste parole, infatti, esce con loro verso Betania, e da lì ritorna al Padre, dando il via alla Storia della Chiesa.

Certo, per fare questo occorrerà la forza dello Spirito, da lui promesso in quello stesso istante. Ma prima ancora, occorre rifare il cammino di Emmaus all'inverso, tornando al cenacolo, tornando alla mattina del giorno dopo il sabato, quando la tomba fu trovata vuota dalle donne, tornando alla sepoltura, al Calvario; tornando, in definitiva, alla croce. Se non ti converti e non cambi vita, e non ammetti che l'Autore della vita sia stato crocifisso dalla tua indifferenza e dalla tua mancanza di fede, nemmeno lo splendore del giorno di Pasqua riuscirà a fare luce sulle tenebre che ricoprono il tuo cuore.

Il cammino di conversione, che pensavamo terminato con la Quaresima, in realtà è solo all'inizio...

 

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