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TESTO Custodire ed essere custoditi

don Elio Dotto  

Maria Santissima Madre di Dio (01/01/2004)

Vangelo: Lc 2,16-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,16-21

In quel tempo, [i pastori] 16andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

In questi giorni di Natale abbiamo ascoltato e riascoltato il racconto evangelico della nascita di Gesù, sia nella tradizione di Luca che in quella di Matteo. In questo racconto c'è un particolare che stupisce sempre: Maria, la madre di Gesù, non dice una sola parola. L'attenzione è tutta concentrata sull'evento dell'incarnazione di Dio, tanto da lasciare sullo sfondo i vari personaggi che partecipano all'evento. Questo avviene per Giuseppe, per i pastori, per i magi dell'Oriente, per Erode... e questo avviene anche per Maria, che pure è la Madre di Gesù.

Non significa certo che la partecipazione di Maria al Natale sia stata passiva, quasi superflua. Anzi, è vero il contrario: «Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (cfr Lc 2,16-21). Maria partecipa attivamente all'evento del Natale, ma lo fa con discrezione: la sua preoccupazione davanti al piccolo Gesù non è parlare, spiegare, capire; ma è custodire.

Custodire: una parola oggi un po' dimenticata, un po' fuori moda. Sono più in voga altre parole come consumare, usare, sfruttare; oppure, per altri aspetti, parole come difendere, salvaguardare, proteggere. La parola custodire è certo meno usata, almeno nel linguaggio corrente; eppure è una parola preziosa, che il Vangelo di oggi ci aiuta a ritrovare.

Custodire è parola preziosa perché è carica anzitutto di stupore: si custodiscono le persone care, le amicizie, i ricordi belli del passato; si custodisce cioè quello che nella nostra storia ha generato meraviglia e gratitudine. Ma custodire è parola preziosa anche perché descrive uno dei più grandi desideri che abbiamo: il desiderio di essere custoditi, appunto, di passare indenni attraverso le prove della vita, di non soccombere davanti al male che incontriamo ogni giorno; il desiderio di sentirci "a casa", e non spaesati, come invece spesso ci succede.

Custodire è dunque una parola preziosa che assume in Maria un'evidenza particolare. Perché scopriamo che custodire non significa semplicemente difendersi, salvaguardarsi, proteggersi; tanto meno significa chiudersi in casa, o nella cerchia di chi conosciamo, per evitare ogni pericolo; e non significa neppure perdersi nei propri ricordi, nella nostalgia del passato.

Custodire significa invece abbracciare la cosa più preziosa che abbiamo, e cioè il miracolo del Bambino di Betlemme, il mistero di Dio in mezzo a noi. In altre parole, custodire significa portare nel cuore anche dopo Natale la meraviglia di questi giorni; e in questo modo scoprire di essere noi stessi custoditi: fin dal principio dei nostri giorni e fino alla fine della nostra storia, nell'anno che è trascorso e nell'anno nuovo che iniziamo.

Appunto come Maria, la Madre di Dio: che nei giorni del Natale non ha detto una sola parola, ma semplicemente ha cercato di custodire quel bambino santo e prezioso. E lo ha custodito giorno dopo giorno, anno dopo anno, fino alla fine, fino sotto la croce. Fino a quando ha scoperto con stupore di essere lei davvero custodita; di essere lei davvero benedetta insieme a tutte le donne e a tutti gli uomini che Dio ama e custodisce.

 

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