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TESTO Il silenzio del figlio e il silenzio della madre

don Elio Dotto  

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno C) (28/12/2003)

Vangelo: Lc 2,41-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,41-52

41I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

51Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Certo sorprende il silenzio del fanciullo Gesù, che «rimase a Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero» (cfr Lc 2,41-52). Perché Gesù non dice niente a Maria e Giuseppe? Perché non informa i suoi genitori, e li lascia invece nell'ansia? E perché risponde così duramente alla domanda di sua madre?

Dunque rimaniamo sorpresi davanti ad un simile atteggiamento di Gesù. Esso, infatti, assomiglia troppo all'imprudenza di tanti ragazzi del nostro tempo, che spesso stanno in silenzio davanti ai genitori, e rispondono malamente alle domande che a loro vengono rivolte: in qualche modo, il fanciullo Gesù sembra complice di un simile cattivo comportamento!

Ma davvero è cattivo questo silenzio dei figli davanti ai genitori? A noi certo sembrerebbe di sì: noi pensiamo infatti che possa esserci armonia in famiglia soltanto quando genitori e figli si dicono tutto. «Con mia figlia parlo di tutto» – dicono orgogliose certe madri: come se bastassero le parole per risolvere i problemi che ogni giorno si presentano.

E invece le parole non sempre bastano: anzi, a volte le parole nascondono una reciproca complicità che in ultimo si rivela dannosa. Ci sono infatti figlie che parlano di tutto con le loro madri per tenersele buone, ed avere sempre approvazione; come ci sono figli che dialogano volentieri con i loro padri per averli sempre dallo loro parte. In tal modo le molte parole confondono facilmente la verità con l'inganno.

Non così, invece, avveniva tra Gesù e i suoi genitori. Essi non confondevano la verità con l'inganno, ma sempre da capo erano in attesa di quella verità che viene dall'alto – da Dio – e che non può essere espressa dalle semplici parole umane. Fu appunto per questo motivo che Gesù non disse niente quel giorno a Maria e Giuseppe: egli doveva occuparsi delle cose del Padre suo – cioè proprio di quella verità che viene da Dio – e dunque non aveva parole per spiegare una simile occupazione. Ma anche i suoi genitori rimasero senza parole quando intuirono le intenzioni vere del figlio: e soprattutto Maria «serbava tutte queste cose nel suo cuore» senza più aver bisogno di spiegazioni ulteriori.

Accadde così alla santa famiglia di Nazareth quello che accade sempre ad ogni famiglia umana nel momento in cui i silenzi sono più lunghi delle parole. Certo, simili situazioni non sono facili, al punto che lo sconforto è sempre in agguato: il silenzio, infatti, può mettere ansia. Ma il silenzio può pure ricordare – ai genitori come ai figli – che non bastano le parole per volersi bene, e che forse bisogna anche stare zitti – qualche volta – per lasciare spazio ad una speranza che è più grande dello stesso affetto famigliare.

Dunque, se ancora ci accadrà in famiglia di affrontare il silenzio, facciamo come Maria, e mettiamoci in attesa: le incomprensioni del momento passeranno, e forse comprenderemo verità più grandi di quelle che possiamo esprimere con le parole.

 

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