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TESTO Disgraziato e pure graziato; il dispetto di Dio

don Marco Pozza  

Domenica delle Palme (Anno B) (01/04/2012)

Vangelo: Mc 14,1-15,47 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. 2Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».

3Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. 4Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? 5Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.

6Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. 7I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. 8Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».

10Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. 11Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.

12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

17Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. 18Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». 19Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». 20Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. 21Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

26Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:

Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse.

28Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 29Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». 30Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». 31Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

32Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». 33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». 35Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. 36E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». 37Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? 38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. 40Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

43E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. 44Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». 45Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. 46Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. 47Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. 48Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. 49Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!».

50Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. 51Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. 52Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.

53Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.

55I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. 56Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. 57Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: 58«Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». 59Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. 60Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». 62Gesù rispose: «Io lo sono!

E vedrete il Figlio dell’uomo

seduto alla destra della Potenza

e venire con le nubi del cielo».

63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte.

65Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.

66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote 67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». 68Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. 69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». 70Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». 71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». 72E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.

1E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. 2Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 3I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. 4Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». 5Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.

6A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. 7Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. 8La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. 9Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». 10Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. 12Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». 13Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». 14Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». 15Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

16Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. 17Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. 18Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». 19E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. 20Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

21Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.

22Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 23e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. 24Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. 25Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 26La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». 27Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. 28[..]

29Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, 30salva te stesso scendendo dalla croce!». 31Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! 32Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

33Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 34Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 35Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». 36Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». 37Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

38Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. 39Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

40Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, 41le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

42Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, 43Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. 45Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. 47Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.

M'hanno sempre rinfacciato d'essere ambizioso. Così, non certo per darla a vedere, mi sono messo in testa di diventare santo. Come Filippo s'è messo in testa di diventare un calciatore, Tommaso un professore universitario, Valentina una imprenditrice di successo, Sara una showgirl, Alessandro un piccolo banditello di quartiere. Certo che poi ho fatto due conti e mi sono un po' demoralizzato perché chiedono troppe condizioni per poter accedere in questa casta così ambita. Me le sono segnate, così tanto per valutare a freddo e vedere se conviene veramente aspirare a questa carriera. Oppure optare per un'altra magari meno ambiziosa ma più semplice da raggiungere.

Le condizioni non ammettono sconti (anche se poi la storia della Chiesa ci racconta che quando la norma è chiara le eccezioni si possono fare, ndr). Comunque sia per chi nasce senza camicia e padrini le regole sono chiarissime: occorrono cinque anni dalla morte (perché le emozioni non giochino scherzi), tra la gente dev'essere chiara la fama di santità e l'intercessione presso il Signore. Poi si muovono i pezzi da novanta: il vescovo, con il nulla Osta della Santa sede, istituisce un tribunale di fronte al quale sfilano i testimoni. E qui uno diventa servo/a di Dio. Se compi un miracolo, la strada è spianata. Poi tutto passa alla Congregazione delle Cause dei Santi. Il Postulatore segue il lavoro di sintesi che ne prova l'eroicità delle virtù e che sarà sottoposta al vaglio di nove teologi. Se la maggioranza di loro sarà favorevole, si passerà al vaglio di Cardinale e Vescovi. Se fila tutto liscio, il Prefetto della Congregazione espone il lavoro al Santo Padre che concede la sua approvazione. E qui uno diventa beato/a. Per la santità, aspetta! Occorre un altro miracolo avvenuto dopo la beatificazione.

A me è sorta una domanda, visto che è da quando sono nato che mi piace correre: se ci fosse un'urgenza come la mettiamo?

L'ingiustizia di un calendario buonista.

Ho sfogliato il calendario zeppo di santi. Ma non c'è posto per lui. C'è un posto, c'è una festa, c'è un ricordo per tutti coloro che erano presenti quel giorno sul Calvario. Per la Madonna, naturalmente. Per Giovanni, per Maria Maddalena. C'è posto persino per gli assenti. Per il primo Papa, scappato chissà dove dopo che il canto del gallo l'ha disteso a terra. C'è posto per tutti gli altri apostoli tappati come talpe nelle tane della loro paura. Ma per lui, il Buon Ladrone, primo santo cristiano, non c'è posto nel calendario. Non viene nemmeno presentato dagli evangelisti. Così non conosciamo il nome e a nessun bambino, al momento del battesimo, può essere imposto quel nome. Oggi sarebbe la sua festa. T'immagini. Scorri sul calendario con il dito, ti fermi al Venerdì Prima di Pasqua e, sotto il numero del giorno, sta scritto: "Santo Buon Ladrone". Proprio come Santa Rita da Cascia, San Giovanni Battista de la Salle, San Leone, San Giovanni Maria Vianney, San Giuseppe, Santa Felicita. T'immagini il disagio? Santo Buon Ladrone. Accetterebbero i "buoni parrocchiani" come modello un tipo così poco raccomandabile, entrato a far parte dei "nostri" negli ultimi cinque minuti della sua esistenza burrascosa?

Insomma, un personaggio un po' scomodo, non troppo raccomandabile, neppure dopo la morte. Quindi: niente festa! Intendiamoci bene: non è che a lui importi granché di questo sgarbo liturgico. Nel suo curriculum vanta pur sempre d'esser stato l'unico santo canonizzato direttamente da Cristo: "In verità ti dico: oggi sarai con me nel Paradiso" (cfr Lc 23). Maria Valtorta, registrando le sue visioni, scrive: "Gesù si volge e lo guarda con profonda pietà, ed ha un sorriso ancora bellissimo sulla povera bocca torturata. Dice: Io te lo dico: oggi tu sarai con me in Paradiso". Immagina quel vecchio malfattore. Assuefatto ai tempi lunghi dell'attesa: cinque anni al remo, dieci anni di lavoro in miniera. Invece basta con i tempi lunghi. Gesù non si contenta di cancellare con un colpo di spugna tutte le macchie di quest'uomo brigantello. Gli preme confidargli che entrerà subito nel Paradiso. Poco prima Gesù aveva detto: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno". Costui, invece, lo si può assolvere più facilmente: sa quello che fa. Ciò gli basta. E, probabilmente, gli avanza. Bella compagnia quella di Cristo nelle ultime ore. Lui che, nelle mille peripezie sulle strade della Galilea non s'è mai imbattuto nei briganti, in poche ore ha a che fare con tre facce di quella stirpe. Prima Barabba, il bandito che ha preso il suo posto nella libertà. E, sulla croce, con due malfattori.

Lo chiamano il "Buon Ladrone" ("come sono prevedibili i cristiani") ma lui non ha rubato nulla. Se Gesù l'ha scaraventato nel Paradiso senza aprire il processo Diocesano di beatificazione, significa che era fatto per il Paradiso. La sua nascita, la sua vita, i suoi brigantaggi dovevano portarlo là. Oltre Maria di Nazareth, più in là della Veronica, superato Simone di Cirene. Doveva essere il compagno di Cristo nel momento finale. Fianco a fianco con Cristo perché è l'unico convinto di morire vicino ad un re. Anche se non sa leggere, quel cartello beffardo che hanno inchiodato in cima alla croce - "Gesù Nazareno Re dei Giudei - è una vera insegna regale. Forse immagina questo regno come un grande giardino con torri, vini profumati e fontane. Un paradiso di scrigni, di strade dove lui volentieri dormirebbe, dorate di tiepido sole e senza inverno la notte. Ma una domanda lo lacera: quando sarà arrivato lassù, il Re si ricorderà di lui? L'altro ladrone bestemmia come quelli sotto. E' una bestemmia furibonda ("Se tu sei il Cristo, salva te stesso e noi"). Una bestemmia che fa ritrovare la violenza all'altro ladrone che, in croce, dedica al vecchio complice la sua ultima aggressione: "Neppure tu temi Dio, tu che ti trovi a subire lo stesso supplizio?". Riconosce che quel crocifisso in mezzo a loro è Cristo. Ma non chiede il miracolo, non avverte nessun miracolo per essere salvato. E' disinteressato questa volta. Lui, vissuto mangiando pane, cupidigia e rapina. Lui vuole solo un cantuccio nella memoria di Cristo: "ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Se avesse un tasca un ritrattino, un biglietto da visita glielo infilerebbe tra i chiodi, come fanno le persone semplici lungo il sentiero di un viaggio.

Un gesto incredibile: in pochi minuti trasforma la sciagura di un'esistenza. Una vita intera giocata in pochi secondi. Troppo comodo? Eppure il Buon Ladrone ha riempito quel pochissimo tempo di cose grandissime. E il calendario di Dio non concorda col nostro. Probabilmente Cristo s'è commosso: perché sulla croce ha ricevuto una splendida adorazione non dal primo Papa, non dai primi vescovi, ma da un brigante incallito. Questo ladrone è un profeta: afferma la regalità di Cristo nel momento dell'abominio, della sconfitta, della derisione dei notabili che stanno sotto la croce. Prima di giudicarlo indegno, dovremmo conoscerlo! Ha confessato le proprie colpe. Ha proclamato innocente Gesù. Ha zittito il compagno burbanzoso. Riconosce Gesù come un re (non durante un miracolo, ma nell'umiliazione e nell'abbandono). Riconosce nella morte l'ingresso per l'Eterno. Merita di accompagnare Cristo nel suo ingresso in Paradiso. Proprio lui. Il fuorilegge, l'escluso (anche dal calendario liturgico).

"Signore, ricordati di me, quando sarai entrato nel tuo regno". Un solo moto di puro amore, e un'intera vita criminale è cancellata. Miseria! D'un sol colpo non solo è assolto, ma innalzato alla gloria dell'altare! In un solo istante, su quel disgustoso cadavere, la Grazia ha approfittato di tutte le deficienze della virtù. Su quella forca infame non c'è più uno scellerato che espia le sue colpe, ma un martire che come un'ostia consacrata brilla per impreziosire quella croce. L'assassino, l'impudico, il ladro, il forzato, il bandito professionale è diventato un santo. Guarda: è bastato uno sguardo tra le sue palpebre sanguinanti per scatenate nell'invitato di destra quel cataclisma penitenziale, quella risurrezione mista all'agonia, quell'irresistibile esplosione d'Eternità. Guardalo: è l'unico che ancora crede di morire al fianco di un re. L'altro ladrone bestemmia come quelli sotto. "Neppure tu temi Dio" - gli urla con l'ultimo filo di voce l'altro compagno d'avventure. Stasera il brigante diventa poeta: non chiede il miracolo, non vede nessun diritto ad essere salvato. "Oggi - gli risponde Gesù - sarai con me in Paradiso". "Oggi": ma lo capisci? Quel malfattore incallito è avvezzo ai tempi lunghi dell'attesa: cinque anni al remo, dieci anni di lavoro nelle miniere, trent'anni di gulag. Basta con i tempi lunghi! Gesù non s'accontenta di cancellare con la sua spugna tutte le macchie di quest'uomo. Gl'interessa confidargli che entrerà subito in quel giardino senza sbirri, dove si dorme in tiepide strade. "Perdona loro perché non sanno quello che fanno". Ma questo si può assolvere più facilmente: sa quello che fa.

Buon ladrone, santo operaio dell'ultima ora, inebriaci di speranza.

Certe volte un incontro ti cambia la vita. Era capitata la stessa cosa a un gruppo di persone, nemmeno tutte troppo giovani, alcuni erano anche padri di famiglia. Passa Gesù che li aveva notati tante volte immersi nei loro lavori, nei loro pensieri, abbarbicati alla loro terra, o meglio al loro lago e alle loro abitudini, li guarda e li chiama. Li toglie dal torpore, li lancia su un futuro diverso: Andrea non stare a raschiare questo lago con le tue reti tutta la vita, vuoi buttarti nella avventura del Regno di Dio? Garda che non sarà una vita facile, ma io ti sosterrò. Ti interessa? Andarono e videro dove abitava, dice il vangelo di lui e di Giovanni. La gioia dell'intimità con Gesù scatena un tam tam che non si ferma più. Andrea lo dice a Pietro, lo viene a sapere Natanaele la voce corre per tutta la Palestina e correrà per tutto il mondo senza mai fermarsi. Da allora molti uomini e donne hanno sentito questo invito testimoniato e lo hanno seguito.

Il ladrone è sveglio. Sveglio è il contrario di addormentato evidentemente, ma anche l'opposto di rassegnato, di persona che non si attiva per niente: sicuro nel suo posto, protetto, esecutore senza fantasia, adattato. Quel lavoratore che nessuno più vorrebbe in nessun posto. Perché? Perché non è un vero uomo, ma un automa, un pacco postale su cui sta scritta la destinazione, collocato su un nastro trasportatore; crede che la vita abbia un destino inesorabile e lui si adatta. Non riesce più a trarre da sé nessuno slancio, nessun guizzo, nessuna prospettiva. Ha perso la caratteristica più bella della sua umanità: la gioia di vivere. Ecco, questa persona che nessuno vorrebbe in una squadra o nella propria compagnia o nella propria scuola dovrebbe star bene nella vita cristiana? Sì, perché la vita di fede ormai è diventata una routine senza sorprese, senza prospettive, del tutto insignificante per la vita. Una messa ogni tanto, dove non succede niente di nuovo; un matrimonio cui devi partecipare per far piacere agli amici; purtroppo anche un funerale, che si spera non tocchi proprio i tuoi direttamente; una qualche bella festa, ma la vita è tutta un'altra.

Un solo moto di puro amore, e un'intera vita criminale è cancellata. Miseria! D'un sol colpo non solo è assolto, ma innalzato alla gloria dell'altare! In un solo istante, su quel disgustoso cadavere, la Grazia ha approfittato di tutte le deficienze della virtù. Su quella forca infame non c'è più uno scellerato che espia le sue colpe, ma un martire che come un'ostia consacrata brilla per impreziosire quella croce. L'assassino, l'impudico, il ladro, il forzato, il bandito professionale è diventato un santo. Guarda: è bastato uno sguardo tra le sue palpebre sanguinanti per scatenate nell'invitato di destra quel cataclisma penitenziale, quella risurrezione mista all'agonia, quell'irresistibile esplosione d'Eternità. Guardalo: è l'unico che ancora crede di morire al fianco di un re.

E' giusto che abbia un nome.

E' difficile chiamare qualcuno che si ama senza chiamarlo per nome: gli evangelisti tacciono sull'anagrafe di questo ladrone. La tradizione latina l'ha chiamato con il termine latro che significa "ladro in agguato sulle strade, brigante". I cristiani d'Oriente gli hanno dato il nome di Disma che significa "malfattore, cattivo, ladro". Ma in greco la radice dysmè evoca il tramonto del sole, il tramonto degli astri, il declino della vita. Sono gli estremi della vita di questo primo santo del cristianesimo. Egli ha commesso una colpa grave, è condannato e subisce la pena riservata ai briganti: in questo senso il nome di malfattore gli s'addice. Ma al tramonto della sua vita, quest'uomo incontra il sole, la luce che è Cristo: "oggi sarai con me nel Paradiso", "prima del tramonto del sole, tu sarai con me nel mio regno". Disma (il tramonto del sole, il declino di una vita, ndr) ci fa comprendere una grandiosa speranza donata ad ogni uomo. Il momento in cui Disma sparisce agli occhi del mondo, il momento in cui la sua vita sembra finita, è invece per lui l'apoteosi della luce, il giorno senza fine, il trionfo: Disma entra con Cristo nel regno di Dio, nell'Eternità.

E' giusto che abbia un nome. Solo il giovane ricco del Vangelo - ricordate ragazzi? - è rimasto senza nome; perché senza sogni. Questo ladrone, invece, i sogni ce li ha, è il sogno più tenero che uomo mai conosca: sapere di avere un cantuccio nella memoria del Re.

La farfalla deve far fatica

Un giorno, apparve un piccolo buco in un bozzolo; un uomo che passava per caso, si mise a guardare la farfalla che per varie ore si sforzava per uscire da quel piccolo buco. Dopo molto tempo sembrava che essa si fosse arresa ed il buco fosse sempre della stessa dimensione. Sembrava che la farfalla ormai avesse fatto tutto quello che poteva, e che non avesse più la possibilità di fare niente altro. Allora l'uomo decise di aiutare la farfalla: prese un temperino ed aprì il bozzolo. La farfalla uscì immediatamente. Però il suo corpo era piccolo e rattrappito e le sue ali erano poco sviluppate e si muovevano a stento. L'uomo continuò ad osservare perché sperava che, da un momento all'altro, le ali della farfalla si aprissero e fossero capaci di sostenere il corpo, e che essa cominciasse a volare. Non successe nulla! La farfalla passò il resto della sua esistenza trascinandosi per terra con un corpo rattrappito e con le ali poco sviluppate. Non fu mai capace di volare.

A Tempera, borgo abruzzese semi-distrutto dal terremoto di due anni fa, vive Maria d'Antuono, 98 primavere sistemate sulle spalle e una vita di obbligate ri-partenze. In quei giorni rimase prigioniera 30 ore sotto le macerie prima che un angelo, vestito da pompiere, intercettasse il suo respiro e la liberasse. Sotto le macerie ha vinto l'attesa lavorando con l'uncinetto: cioè non spegnendo dentro l'animo la speranza di tornare a vivere, di tenersi sveglia e attenta. Invitata dai soccorritori ad uscire da quell'inferno, ha chiesto solo una gentilezza: "Almeno fatemi pettinare". E' un'immagine meravigliosa della Pasqua: sotto i calcinacci di un terremoto, dentro il dramma più oscuro, nel fondo dell'inferno della natura c'è ancora la possibilità di sognare giorni migliori. Saputo che doveva tornare tra la gente, ha chiesto di pettinarsi. Cioè d'essere bella, dignitosa, composta. Questa è la vera Pasqua: passare sotto le macerie del Venerdì Santo, attendere silenziosi tutto il Sabato Santo e uscire da quei sepolcri "pettinati", vestiti di quella bellezza che tanto invade l'animo di tutti i personaggi che oggi nel Vangelo corrono commossi, stupiti, entusiasti. E' una corsa contro il tempo: occorre annunciare a tutti che la Morte è stata vinta per sempre. Che l'Uomo appeso alla Croce ha vinto la partita della storia.

E dopo aver vinto ha festeggiato nel modo più inaspettato: varcando il Cielo a braccetto con un ladrone. Ops, scusate: col primo santo della storia cristiana. Quella che ancor oggi è tacciata d'essere la storia più ambiziosa di tutta la terra.

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