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TESTO Rompo il guscio e dico "Credo!"

don Alberto Brignoli  

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno B) (08/04/2012)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Fra i ricordi più suggestivi della mia infanzia relativi alla Pasqua, c'è senza dubbio quello legato alle uova pasquali. Non mi riferisco certo alla dimensione commerciale e di marketing che il fenomeno ha assunto in questi anni, e che con la tradizionale benedizione del sabato santo ha ben poco a che vedere.

La mattina del sabato si partiva da casa (e spero lo si faccia ancora) con un cestino pieno di uova sode, ricoperte da un panno, e con fretta (ma non troppa, per chi aveva le uova fresche ne paniere...) si raggiungeva la chiesa spoglia, dove la gente faceva la fila al confessionale e dove, in attesa che da dentro spuntasse la veste nera del parroco a dare una frettolosa spruzzata d'acqua benedetta, si toglieva il panno per mostrare ai curiosi compagni di scuola quanto si era stati bravi nel dipingere e decorare le uova. Alcune erano state pitturate talmente in fretta e furia che al solo sfiorarle lasciavano le dita sporche di pennarello, e l'acqua della benedizione completava l'opera!

Poi si tornava a casa senza potersi fermare in giro a giocare nonostante la vacanza scolastica e si attendeva la mattina del giorno dopo, il primo dopo il sabato, per poterle mangiare a colazione. Non era certo una cosa usuale, e a volte risultava anche poco gradevole al palato, rispetto alla fetta di colomba e alla tazza di caffelatte: ma c'era una cosa che rendeva il rito particolarmente suggestivo, ed era quella di "sbucciarle", di togliere il guscio recitando il "Credo".

E si doveva fare attenzione ad arrivare alla base dell'uovo sgusciato sulle parole esatte "e la vita del mondo che verrà. Amen". Sgusciarle rapidamente significava passare per ingordo, terminare il "Credo" prima della sgusciata voleva dire essere pigro e incapace alle cose più elementari.

Ma questa recita così particolare della Professione di fede dava il tono al rituale, e nonostante il passare degli anni e il perdersi della tradizione, mi è sempre rimasta impressa nella mente, al punto che ho cercato di capirne il perché. Non so se vi sia riuscito: ma mi piace pensare che dire "Credo" mentre tolgo il guscio di un uovo benedetto voglia dire che io credo a una vita che prorompe, che non può rimanere rinchiusa in se stessa, e che il guscio delle mie convinzioni nel quale spesso mi rifugio giustificando le mie accidie e le mie pigrizie, quest'oggi, mattino di Pasqua, non ha più alcun senso di resistere e di esistere.
Per questo, rompo il guscio e dico "Sì, io credo"!

Rompo il guscio, e dico "Credo" al giorno nuovo, al giorno in cui ricomincio da capo e accetto che questo nuovo giorno mi meravigli con le sue sorprese.

Rompo il guscio, e dico "Credo" anche a questa crisi, che mi ha aiutato anche solo a pormi delle domande su ciò che finora ho accumulato e a non dare più nulla per scontato.

Rompo il guscio, e dico "Credo" a una civiltà differente, in cui la politica non sia retta da venditori di fumo, opportunisti e approfittatori, ma da onesti amministratori del bene comune.

Rompo il guscio, e dico "Credo" alle "cose di lassù", molto più vere e sincere delle cose di quaggiù, che - pur piacevoli - non danno altro che l'illusione di una felicità facile e a portata di mano.

Rompo il guscio, e dico "Credo" a una dimensione "altra" della vita, per la quale vale davvero la pena spendere del tempo invece di pensare solo ai soldi, alla casa e al lavoro, manco fossero assoluti ed eterni...

Rompo il guscio, e dico "Credo" all'Amore, che è più forte della violenza e che vince sempre, anche quando è schiacciato e apparentemente sconfitto dai nostri tradimenti.

Rompo il guscio, e dico "Credo" alla pazienza, che è la chiave del successo, molto più della rabbia che fa solo bestemmiare, fa perdere più tempo e provoca brutte malattie.

Rompo il guscio, e dico "Credo" alla fiducia nell'uomo, che ha ancora tanto senso e vale ancora la pena di essere attuata, per evitare di vivere con il terrore dell'altro.

Rompo il guscio, e dico "Credo" alla solidarietà, che è l'unico mezzo per costruire una società giusta e onesta, alternativa ai ghetti e alle caste.

Rompo il guscio, e dico "Credo" alla vita che rinasce in ogni bimbo che viene al mondo, e al quale ho ancora l'orgoglio di voler consegnare un pianeta pulito, verde, con le stagioni ognuna al proprio posto.

Rompo il guscio, e dico "Credo" anche al dolore, alla croce e alla morte, certo... Ma credo anche che non mi possono più fare paura.

Perché "Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della Vita era morto, ma ora, vivo, trionfa".

 

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