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TESTO Commento su Giovanni 13,7

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Giovedì Santo (Messa in Cena Domini) (05/04/2012)

Vangelo: Gv 13,7 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 13,1-15

1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 2Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». 8Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». 10Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

12Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.

Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo.
Gv 13,7

Come vivere questa Parola?
La liturgia ci fa ancora indugiare nel cenacolo, in questo luogo testimone delle più profonde effusioni di un cuore totalmente posseduto dall'amore e per questo totalmente consegnato al Padre e a ciascuno di noi.
Giovanni ci coinvolge facendoci seguire quei gesti misurati, solenni e incomprensibili in cui Gesù sta dicendo tutto se stesso. Un episodio ben noto, anzi fin troppo noto, così che si rischia di ascoltarlo superficialmente, senza lasciarsi stupire e, perché no, anche scandalizzare.
La parola di Gesù viene a scuotere il nostro torpore: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo».
No, non sta parlando a Pietro, sta parlando a noi, uomini del ventunesimo secolo che andiamo tranquillamente a Messa sicuri di capire il misterioso e inconcepibile dono che si sta rinnovando sotto i nostri occhi, ma pronti a reagire sconvolti quando ‘Dio non si comporta da Dio', o meglio, non risponde a quei parametri che siamo soliti adottare nei suoi riguardi. In una parola ci delude!
L'agire di Dio non è illogico, semplicemente "le sue vie non sono le nostre vie", come ci ricorda il profeta. Si tratta di fidarsi e di attendere, dicendo il nostro sì nella penombra della fede, nella certezza che quell'amore che lo ha spinto a inginocchiarsi a lavare i piedi agli apostoli, oggi raggiunge e avvolge noi, ciascuno di noi.
Voglio trascorrere questo giovedì santo lasciandomi stupire dall'amore che mi avvolge anche quando non vi presto attenzione.
Ti ringrazio, Signore, anche per quei momenti in cui mi resta difficile capire ed accettare il tuo modo di agire, e ti riconfermo la mia totale fiducia e abbandono in te.
La voce di un testimone
Cerchiamo di tener presente una certezza. Quale? Cristo dice a ciascuno: «Ti amo di un amore che non finirà. Io non ti lascerò mai. Attraverso lo Spirito Santo sarò sempre con te».
Frère Roger di Taizé

 

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