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TESTO La gioia della condivisione

mons. Antonio Riboldi

IV Domenica di Avvento (Anno C) (21/12/2003)

Vangelo: Lc 1,39-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,39-45

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Questi, che precedono il Santo Natale, sono giorni di visita per gli auguri. Il Natale ha il grande potere di risvegliare in noi quell'angolo della nostalgia di Dio e quindi di amore fra di noi: un angolo del cuore che il Signore si è quasi riservato per dare voce alla nostra voglia di amare e di essere amati.

Ci si fanno gli auguri in tanti modi. Ci si muove da dove si vive quotidianamente e si sente il bisogno di "tornare a casa" dai nostri cari, dagli amici per dare libero sfogo alla gioia di stare anche solo per un momento insieme, per condividere la gioia.

Così il profeta Michea esprime l'attesa del Natale di Gesù, che è la sola vera sorgente della gioia del cuore: "Così dice il Signore: E tu Betlemme di Efrata così piccola per essere tra i capoluoghi di Giuda, da te uscirà colui che deve essere il dominatore di Israele: le sue origini sono dalla antichità, dai giorni più remoti...Egli sarà là e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del Signore suo Dio. Abiteranno sicuri, perché Egli

Allora sarà grande fino agli estremi della terra e tale sarà la pace" (Mic. 5,2-5).

TAnte volte sbagliamo in questa vigilia nel credere che la gioia del visitarci possa essere affidata a doni che possono contenere un segno dell'amore; ma mortificherebbero la stessa natura della visita, che ha bisogno di offrire la certezza che si vuol veramente bene. A volte basta un sorriso, un abbraccio, un dirti "ti voglio bene", anche con le mani vuote, perché è dell'amore che abbiamo bisogno.

Le "mani piene di doni" troppe volte sono un piegare la testa alla legge del consumismo, che non conosce la voce del cuore. Attorno a noi c'è tanta tristezza e solitudine. Il Natale è l'evento che invita a farsi vicino a chi soffre, è povero, ed è solo. Come fortunatamente avviene con tante iniziative benefiche. Solidarietà è davvero ciò che insegna il Natale...fare largo nella nostra festa a chi non sa cosa sia la festa.

Ed è tanta la gioia nel partecipare alla festa di chi non conosce festa, da farci capire più da vicino l'evento di Dio, che si fa uno di noi per stare sempre con noi. Lui è davvero il grande dono di Dio: un dono che fa della vita un eterno Natale.

"Padre, mi scrive una persona, mi aiuti a uscire da me stesso e comprendere la bellezza di fare felice qualcuno, donando così il Natale a chi forse, vedendo tanto egoismo attorno è lasciato solo nella sua miseria, non riesce a capire cosa voglia dire per lui il Natale di Gesù. Noi possiamo con la solidarietà essere Gesù che viene. Ma come fare? Per gustare il Natale ho bisogno di donare Natale. Mi aiuti".

Gli ho indicato alcune urgenze e la sua generosità, davvero mi ha riempito le mani di carità ed a mia volta ho riempito le mani di gente povera e sola, ed è stata una notte di stelle.

La lezione evangelica, davvero più bella sul farsi vicino, visitare per condividere la gioia, offre l'esempio di Maria SS.ma. L'Angelo le aveva detto che non solo lei avrebbe concepito il Figlio di Dio, per opera dello Spirito Santo, ma anche Elisabetta era incinta, nonostante l'età, e quindi cancellando la grande tristezza di non poter essere madre. Questa notizia Maria vuole portarla subito. "E si mise in viaggio verso la montagna - racconta Luca - e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Elisabetta, appena ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo cha la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle Parole del Signore" Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio Spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva" (Lc. 1,39-48).

Ha tutta l'aria di un racconto fatto di semplicità che sconcerta. In fondo è la storia di una visita, di un saluto. Atti semplici, frutti della umiltà e della carità, ma che danno inizio a quell'umanità nuova, che Gesù poi inaugurerà con la sua vita e costruisce con noi se trova in noi la semplicità del cuore di Maria, aperta alla Parola del Signore.

Occorre che in questa vigilia, anche noi, come i Pastori, ci mettiamo in cammino verso la grotta di Betlemme per sentirci dire: "Pace a chi Dio ama".

Rivolgo ai miei amici l'invito che Paolo VI rivolgeva nel lontano Natale del 1966.

"Venite! E' l'invito di Cristo! E' l'invito della pace! Cristo è la pace! Comprenderà un giorno il mondo quale profonda e unica relazione componga questo binomio: Cristo e la pace? Capirà come il binomio si risolva nell'equazione dell'apostolo Paolo: "Cristo è la nostra pace?" Forse sì.
Questa è la speranza del mondo, della civiltà.

O uomini sapienti e uomini potenti, o uomini giovani e uomini sofferenti, aenite, venite al Natale di Cristo; venite e cercate; venite e cercate nel Vangelo, nella buona novella annunciata per il Natale, ciò che è indispensabile alla prosperità e alla pace della umanità. E cioè la scienza dell'uomo, la vera scienza della sua natura e dei suoi destini; la legge per l'uomo, la quale deve governare sopra tutte le altre leggi ogni coscienza e ogni comunità, la legge dell'amore e perciò la fratellanza, la solidarietà, la collaborazione, la pace: e poi l'energia dell'uomo per compiere l'impresa, non mai terminata, di quella civiltà che non soffoca i suoi cittadini e non crolla per la mole e per il peso della sua grandezza; l'energia misteriosa che solo la fede ci può procurare. Venite, venite tutti!" ( Natale 1966)

E vorrei anch'io, con tutto l'affetto, farmi vicino a ciascuno di voi che mi leggete, direi di più, che cercate di camminare, anche se con fatica, verso il segreto della gioia, la grotta di Betlemme. Lo so che attorno a noi il mondo cerca di accecarci con la sua chiassosa festa. Eleviamo, nella preghiera, lo sguardo verso il cielo, dove brilla la stella che ci guida e non solo ritroveremo la gioia di Cristo, ma scopriremo tanti, ma tanti, che ci aspettano ed attendono da noi anche solo un sorriso che dica: "Gesù è nato per tutti e nessuno è solo; nessuno è escluso dal cuore di Dio!"

 

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