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TESTO Macho o man?

don Cristiano Mauri  

I domenica di Quaresima (Anno B) (26/02/2012)

Vangelo: Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,1-11

1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Il "macho cattolico" è un bel personaggio. Da godere.

Occorre un po' di fortuna per vederli perché sono sì numerosi, ma molti di loro sono ancora prigionieri di una sorta di pudore e tendono un po' a nascondersi. Il "macho cattolico" - a differenza del macho classico - non è in sè esibizionista. Perché gli han spiegato che non sta bene dar mostra di sè, che se no ti sei già guadagnato la ricompensa... Meglio star sotto gronda e accumulare tesori in cielo. Però alcuni di loro già fanno outing, come delle avanscoperte in esplorazione. Lo fanno, dicono, per dovere perché la loro luce - no, non ho sbagliato: la "loro" luce - deve risplendere davanti agli uomini, così che tutti si convertano - alla visione dei muscoli - e credano. A che dovranno credere gli uomini, a loro è chiarissimo. Quasi sempre però a chi li vede e li ascolta la cosa sfugge.

Il "macho cattolico" non lo è praticamente mai di nascita. Lo diventa col tempo. In alcuni casi gradualmente, in altri repentinamente. Nel primo caso con un lungo esercizio, nell'altro attraverso l'uso delle sostanze giuste. La virilità è il suo secondo credo e poiché ama - anzi adora - la forza e i muscoli, l'equivalenza virilità = violenza non è nemmeno da discutere. Se sei maschio, devi essere un duro; se non sei tosto non sei un uomo. Obiettivamente loro sono forti. E della forza fanno abbondante uso. Diciamo che usano sempre e solo quella, a proposito e a sproposito. Sono "machos", sono maschi. Dicono che non lo fanno per sè, "siamo a servizio della Chiesa e del Vangelo" affermano. E ci credono sul serio. "I deboli vanno difesi", dicono. Bodyguards del Vangelo. Va riconosciuto che sono generosi e onesti: difendono tutti i deboli, e gratis.

Il "macho cattolico" non è diverso dagli altri cattolici, solo che è un "culturista del cristianesimo". Come gli altri, anche lui ha a disposizione la Parola di Dio, i Sacramenti, il Magistero, la Tradizione e poi anche tutto l'apparato di cultura cristiana, solo che ne fa un uso sistematico, spropositato e orientato ad un fine solo: sviluppare la forza cristiana. Di solito è particolare stimatore dei passi evangelici più esigenti e duri: quelli del preannuncio delle persecuzioni, delle rinunce per il Regno, degli avvenimenti escatologici. Apprezza - e si identifica - con il Gesù castigatore che caccia i mercanti dal tempio, quello determinato che sconfigge i demoni, quello arrabbiato che rimprovera Pietro, quello tagliente e roccioso che allontana Satana, quello che grida "guai" ai farisei. Conosce il Magistero a memoria e la Tradizione più che il proprio nome e cognome. La morale cattolica è per lui un dogma tale e quale a quello trinitario; a pensarci bene sulla Trinità discutererebbe anche, ma sui precetti della morale mai e poi mai. Di cultura cristiana vive, letteralmente. Si interessa anche della cultura laica ma solo perché "il nemico va conosciuto". Essendo un atleta e considerandosi tale - "l'ha detto anche S. Paolo" afferma sempre - cura la propria forma in modo impeccabile non sgarra mai di un niente. E' un agonista e butta tutto in lotta, per non dire in guerra. Il suo film preferito è senza dubbio "The Passion": con quello va in sollucchero.

Tutto questo "ben di Dio" - perché bisogna ricordarsi che davvero è tale! - costituisce la sua muscolatura, o meglio le sue armi: lui lo brandisce come un randello e mena a destra e a manca, spesso alla cieca. Anche in senso politico, certo. Non fa differenza: appena suona l'allarme "pericolo anticristiano" eccolo scattare e, diventato tutto verde e gigantesco, il nostro Hulk cattolico fa piazza pulita di nemici e, qualche volta, pure degli amici. Che si sa, quando la foga prende, prende! Riconosciamoglielo: ogni tanto fa del bene, davvero. Ma pareggia con le volte in cui fa solo disastri. Il problema, per la verità, non è il "macho cattolico" vero, ma il dilettante. Che per aver fatto qualche ora di palestra, emulo del vero culturista, pure lui poi vuol menare, ma riuscendo davvero a far solo danni.

Oggi il "macho cattolico" si esalta: comincia la Quaresima che è un "tempo forte". Oltretutto ci sono le tentazioni di Gesù: si parla di lotta, di forza, di scontro. Evvai! Anche oggi cercherà le conferme al proprio modo di essere e allo stile che ha dato al proprio credere. E concluderà, candidamente guardando Gesù uscire vincitore dallo scontro, di avere pienamente ragione, anzi di essere proprio come Gesù. Ma "il macho cattolico" che ho ironicamente descritto è solo uno dei tanti personaggi che rendono il popolo di Dio variegato e fantasioso. Altri, sebbene con altre caratteristiche, vivono l'esperienza di fede però allo stesso modo: un cliché in cui rinchiudersi, che sia il più inattaccabile possibile. Ciò si accompagna frequentemente all'estremizzazione delle forme o dei contenuti, in un senso e nell'altro, con l'esito di produrre alla fine delle caricature evangeliche. Sono proprio quelle che il mondo laico ci rinfaccia. Con buona ragione.

La Quaresima invece è tempo propizio anzitutto alla messa in discussione radicale di ciò che si è, si fa', si ha, si usa, ma soprattutto del "come" si è, si fa', si ha, si usa. Tempo di ritorno alla radice, di riscoperta di significato, di riorientamento. La purificazione quaresimale non è la sospensione temporanea di alcunché ma la radicalizzzazione di quel che normalmente si vive, intesa a riportare le cose alla loro sorgente di senso profonda. Questa spinta di radicalizzazione è quella che conduce alla sobrietà ed essenzialità vere che il tempo quaresimale suggerisce, e che non consistono nel minimalismo ma nella capacità di adeguare le cose a ciò che le invera.

Gesù, per tornare alla caricatura del macho di cui sopra, usa la forza nel Vangelo, altroché se lo fa. La usa in occasioni precise, mai a casaccio, ben dosata e indirizzata verso il giusto obiettivo, l'annuncio e la manifestazione del Regno. La usa con determinazione e senza timidezze, con consapevolezza e intelligenza. La usa perciò con sobrietà, che non significa affatto che la usi poco, ma piuttosto che lo fa solo per quel che serve, come serve, quando serve e con chi serve. Il che significa anche che quando occorre non ha affatto paura di usarla. Per usare un'altra espressione, Gesù usa la forza con discrezione, non indiscriminatamente ma operando un discernimento preciso, che è l'operazione tipicamente umana. La sua limpida virilità sta proprio nel coraggio sapiente del dosare la forza, altro che modello per il "macho cattolico"

Il percorso quaresimale sarà l'approfondimento di ciò che qui abbiamo fatto solo per accenni: dalla contemplazione degli atteggiamenti di Gesù raccoglieremo elementi per mettere in discussione il nostro personale modo di essere, nella prospettiva certo di rendere la sobrietà evangelica uno stile vero e proprio, ma soprattutto per imparare a vivere la fede "in stato di discernimento".

O, dicendola altrimenti, per evitare il rischio di finire ad essere "caricature evangeliche".

 

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