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TESTO Commento su Marco 2,1-12

padre Paul Devreux

VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (19/02/2012)

Vangelo: Mc 2,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.

3Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. 4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. 5Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».

6Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: 7«Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». 8E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? 9Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? 10Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, 11dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». 12Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Gesù è a Cafàrnao, in casa di Pietro, dove ha abitato per tre anni.Qui viene ambientato questo racconto simpatico del paralitico calato dal tetto, carico di significati molto attuali.

Ad un primo approccio si penserebbe ad un gruppo di giovani entusiasti della presenza di Gesù, perché solo dei giovani potrebbero pensare e attuare una cosa del genere, perché ci vuole forza e una buona dose di incoscienza; guardando però il racconto più da vicino ci si rende conto che è troppo fantastico per poter essere storicamente vero.

Salire su un tetto con una barella non è facile, è difficile cogliere il punto esatto dove bucare, ed è probabile che un tetto del genere non potesse tenere il peso di cinque persone, ma sopratutto è impossibile che quelli di sotto non scappino tutti per paura e per la polvere, senza poi parlare delle reazioni del proprietario di casa. C' è poi da domandarsi perché hanno tanta fretta e come mai si racconta che la folla non li lascia passare; in fondo sono come un' ambulanza che chiede strada. Gesù stesso si sarebbe adoperato per farli entrare o sarebbe uscito lui sentendo le grida di aiuto.

Tutto questo ci fa capire che l'intento di Marco è quello di dare un messaggio teologico basandosi su dei simboli. Proviamo a decifrarli.

Anzitutto c'è questa fretta di arrivare da Gesù per poter ascoltare la parola ed essere perdonati e guariti; poi ci sono i quattro barellieri, come quattro sono i punti cardinali, che rappresentano tutta l'umanità paralizzata. Non parlano e non hanno nome; sono tutti noi. Poi abbiamo la casa che è l'istituzione religiosa e gli scribi che impediscono a quest'umanità sofferente di arrivare da Gesù, come succede anche oggi quando con le nostre istituzioni religiose teniamo lontano i lontani o quando le nostre liturgie non parlano di Dio, quando con i nostri giudizi allontaniamo gli altri dalla chiesa o quando noi rinunciamo ad avvicinarci perché ci sentiamo giudicati o rifiutati. Infine abbiamo la paralisi, frutto del peccato, tant'è vero che Gesù da più importanza al perdono che alla guarigione stessa. Il peccato è il male che l'uomo fa o ha subito, che ci rende carichi di rancore, il peccato che è l'egoismo che sciupa le relazioni e ci rende diffidenti, il peccato che paralizza il regno di Dio.

Questi quattro credono che Gesù, con il suo perdono, può riaprirli alla speranza in un mondo più giusto, in una vita più interessante, in relazioni autentiche e costruttive, per cui hanno urgenza di incontrarlo facendogli vedere la loro realtà di paralizzati.

Gesù è contento di vedere quanta fede e fiducia questi quattro ripongono in lui e la loro capacità di superare tutti gli ostacoli che il mondo religioso ha costruito intorno a lui e che provava a tenerli lontano, per cui rischia anche lui e rivela la sua identità divina, facendo ciò che solo Dio può fare: perdonare i nostri peccati. Lo fa e conferma che lo può fare guarendo il paralitico. La gente lo loda, ma Gesù sa che questo gli costerà caro.

Anche noi, oggi, abbiamo bisogno di incontrare il Signore e di sentire il suo amore che non giudica e perdona ancor prima che glielo chiediamo, abbiamo bisogno di fratelli che ci portino da lui, ma abbiamo bisogno anche, una volta accolti e guariti, di prendere anche noi la nostra barella sotto braccio e camminare tenendocela stretta, per ricordarci sempre quanto il Signore ci ha voluto bene e da dove ci ha tirato fuori, per evitare di ritornare succubi delle nostre paralisi, alle quali a volte siamo affezionati.

 

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